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Il Dopo trascina nei ricordi più belli della fanciullezza, un ottimo libro di Luciano Clerico

Il Dopo trascina nei ricordi più belli della fanciullezza, un ottimo libro di Luciano Clerico

Cos’è il Dopo, o a cosa si riferisce il titolo di un libro da definire cronaca d’umanità? Di un periodo storico, indimenticabile di Lessona, paesello nella provincia di Biella, in Piemonte.

La sua Casa del Popolo che si abbandona ai ricordi, nata e fondata nel 1921, acquistata a Torino con regolare atto notarile, da un manipolo di socialisti, senza l’intromissione dei Sella, omonima banca (quella della Lidia, pseudo poetessa in cerca di “popolarità”, una discendente, pare?), ha cominciato a vivere inizialmente con la iniziale denominazione di Casa Sortet, ma con il brutto avvento del fascismo, si chiamerà Dopo-lavoro fascista, poi ENAL, fino ad ARCI.

É il Dopo del dopo a narrare come ne ha viste di tutti i colori: tante commedie paesane, la sua gente; dei ricchi (pochi), dei poveri (tanti), giocatori di bocce, di ramino, di scopa all’asso con gran mangiate da osteria; tutti diversamente astemi dati i milioni e milioni di ettolitri di vinelli (bianchi e rossi).

Giacimenti, pozzi di vino, mica petrolio. Ma come, il Dopo, un casale molto particolare, ha scritto un libro? Veramente l’ha fatto Luciano Clerico, “spericolato”, apprezzato” giornalista ANSA ne “Il Dopo” (Luna Edizioni – Torino). Nella prefazione al libro, il collega Gabriele Tacchini così lo definisce: “persona brillante nella scrittura e ricco di inventiva sono le sue doti acquisite nel tempo quale inviato in Australia, Singapore, corrispondente a Washinton e a New York, nelle redazioni di Milano, Roma e Genova, ha fatto di questa testimonianza un libro fuori dagli schemi tradizionali, dove la realtà romanzata si sviluppa attraverso un filo conduttore rappresentato da un pezzo di storia qual è il Dopo”.

Titolo semplice ma intrigante che dipinge, scolpisce la sua Lessona, paese natio dei nonni, del padre, degli zii. Un lungo racconto poetico di episodi con personaggi che riporta i lettori diversamente giovani, ma anche ai diversamente vecchi, ai sapori di un tempo semplice, ma contenti del poco che si aveva, è anche una lezione di umanità a quei giovani disattenti nell’attuale epoca dove i valori di un tempo vengono uccellati, sostituiti da smartphone e dai falsi miti delle cose “firmate”. Questo attuale tempo che corre ad alta velocità portando i distratti a fracassarsi contro i muri del neoliberismo.

“Se ho più di cento anni e comincio a sentirmi vecchio, continuo ad aprire le mie porte, ad accogliere e proteggere dalla solitudine”, il Dopo manda ancora la sua eco. Allora spegnete le vostre mere “macchinette”, chiudete i “social” e trovate tra le righe se questo secolo sia o no passato invano, tra le dieci storie condensate, magari adottando un aforisma dostoevskijano: “Nonostante quello che ho perduto, mi piace la vita, e, sono serio, mi preparo ogni momento a cominciarla”.

Le dieci storie: “Sul coraggio: storia di Africa cuor di leone” – “Sull’amore vero: storia di Cencio” – “Sulla gelosia: storia di Marsiglia, poi detto Malberu” – “Sulla cattiveria: storia di Pacopicur e della sua moto” – “Sull’innocenza: storia di Tavio e del suo carretto” – “Sul canto: storia di Italo e della sua bici” – “Sulla musica: storia di Ninin e la sua tromba” – “Sulla giustizia vera: storia di Gosto, Raul e Binel” – “Sulla guerra civile: storia di Carlino e di suo fratello” – “Ho compiuto cento anni, chiamatemi Dopo”. Mica si può qui a raccontarvele tutte per intero! Mica si può occupare tutto un quotidiano o Giornale che sia. Dopo tutto questo novellare, eh!, v’è da sborsar 15 Euri. “Compratemi, o non passate dalle mie parti che non vi apro al banco, che vi lascio in solitudine, perbacco!”.

(Ps: Il Dopo trascina nei ricordi più belli della fanciullezza (lo diceva anche Don Camillo a Peppone), al paese, che ora stanno in un cantuccio nel cervello coperto dalle ragnatele dell’età, per tardare tanticchia il viaggio verso il peggior oblio. Deh.

LUCIANO CLERICO

IL DOPO

Luna Edizioni

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