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Valeria Di Felice, un raggio di luce nell’editoria italiana

Valeria Di Felice, un raggio di luce nell’editoria italiana

di TIBERIO CRIVELLARO

Ci si accorge del disastro nel pianeta editoria? Soffocato non solo dagli Amazon, ma anche dal proliferare di migliaia di libri pubblicati scadenti o mediocri, sia dalle grandi editrici, sia da un esercito di piccole dove in maggioranza sono stamperie che si fanno pagare care da uno stuolo di autori in cerca di patetici riconoscimenti nella cerchia di conoscenti, amici, e parenti.

Questo allarmante fenomeno degli ultimi trent’anni (almeno) fa piangere centinaia di librerie, molte delle quali hanno chiuso baracca o lo stanno facendo lasciando la “carne commestibile” ai super-ipermercati.

I clienti-lettori non sono più disposti ad aspettare giorni che il libro voluto arrivi dai distributori. Un vero casino, insomma. Lasciando in “panchina” le “grosse”, nei brogliacci commerciali per una dichiarazione dei redditi a pari, quali sono le medie o piccole editrici che emergono dai pantani del neoliberismo letterario. Una piccola, diventata media che sforna solo ottimi libri è la E/O Edizioni di Sandro Ferri e la consorte Sandra Ossola; due intrepidi che l’hanno fondata nel 1979 quando avevano più o meno trent’anni.

Ma balza in classifica Valeria Di Felice (nella foto di Paolo Soriani) che a soli 26 anni, nel 2010, fonda la Di Felice Edizioni a Martinsicuro (Te). Tra le sue 4 collane spicca quella de “Il Gabbiere”, che a oggi conta 71 titoli pregevoli e significativi, investendo, senza gravare gli autori di oneri pecuniari. Le altre tre collane: “Gli occhi del pavone” (diretta da Rita El Khayat, scrittrice marocchina importante entrata nelle nomination per il Premio Nobel della pace che si occupa dell’estesa area mediterranea); la collana “Racconti Zeta” (diretta da Daniele Cavicchia che si occupa non solo di narrazioni di genere ma anche a rivalutare i cortometraggi presentati ai Festival più importanti); la collana, “I contemporanei del futuro” (diretta dal romanziere e traduttore Roberto Michilli che propone dei classici anche stranieri in nuove traduzioni). Qual è il segreto dell’indomita Valeria Di Felice? Stuzzichiamola, vediamo che ne ricaviamo…

A 26 anni le sue coetanee andavano in discoteca, al mare o in montagna a sciare, invece Lei si è cacciata nel ginepraio dell’editoria. Un vero salto nel “buio”, direi…

I salti nel buio sono quasi sempre salvifici quando la prospettiva è già di per sé poco illuminata. A 26 anni non avevo idea della complessità del mondo editoriale. Avevo solo due consapevolezze: le difficoltà della mia generazione a trovare lavoro, anche dopo un percorso universitario, e la necessità di sopravvivere tenendo accesi i miei sogni. Ecco nel buio del salto, ho seguito di più il faro del mio desiderio: aprire una casa editrice! Da giovane andavo anche io in discoteca ogni tanto, nella vita universitaria a Bologna sicuramente non mancava occasione, ma preferivo il silenzio della lettura al rumore del tunz tunz. E ogni libro rappresentava per me un affondo direttonel mondo, la lettura era una grande casa con tante finestre dalle quali affacciarsi e vedere l’orizzonte da tante prospettive diverse.

Prospettive e…aspettative? Una domanda non scontata, e una difficile. Qual è il segmento editoriale che intende promuovere più di altri?

Credo che in Italia sia necessario e costruttivo promuovere le voci del Mediterraneo e in particolare del mondo arabo. Nonostante la vicinanza geografica con i Paesi di lingua araba, concepiamo la loro cultura letteraria come un unico blocco monolitico. Sono convinta, invece, che sia sempre più urgente abbattere almeno i “muri della non-conoscenza”e sostenere un luogo di incontro che passi anche attraverso l’espressione letteraria. In questi anni abbiamo cercato di dare spazio a molti autori del Marocco, della Spagna, della Libia, dell’Egitto, e anche della Siria e della Palestina: voci diverse ma accomunate da uno sguardo capace di tradurre la complessità della contemporaneità e anche le sue trasformazioni.

La domanda difficile. Quale destino auspica per i suoi libri pubblicati e quelli a venire? E come pensa di conquistare, attirare nuovi lettori in questa epoca ostaggio dei social, quella dei tablet?

Libri con le gambe: mi aspetto – mi auguro – che i libri scelti intercettino gli occhi di tanti lettori e che abbiano vita lunga nella loro biblioteca del cuore. Sono stata sempre affascinata da quei libri che sanno camminare nel tempo, che sanno parlare a più generazioni. Forse perché i libri che hanno le gambe sono proprio quelli che hanno colto la strada comune a tutti noi. Conquistare nuovi lettori non è impresa facile; sono tanti i fattori che entrano in gioco. Naturalmente spero che col tempo tanti possano avvicinarsi, anche se mi sta più a cuore non tradire la loro fiducia, la fiducia di quei lettori che seguono la casa editrice e che io considero come compagni di viaggio.

 

 

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