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Rifondazione Comunista a Ceriscioli: “Il Covid-19 si batte con la sanità pubblica”

Rifondazione Comunista a Ceriscioli: “Il Covid-19 si batte con la sanità pubblica”

ANCONA – Dalla Federazione di Rifondazione Comunista riceviamo: “Il presidente Ceriscioli, che continua la sua opera, avviata dai suoi predecessori, di privatizzazione della sanità, lo continua a fare anche nel pieno imperversare dell’epidemia di Covid-19 e nonostante la drammaticità di quello che sta accadendo, attraverso il tentativo di realizzazione del Covid Hospital a Civitanova, attraverso la captazione di fondi privati (12 milioni di euro) e dandolo in gestione all’Ordine di Malta.

“L’incubo che sta vivendo il Paese ci sta mettendo sotto il naso con tutta la sua violenza l’importanza vitale di avere un Sistema Sanitario Nazionale in mano pubblica e la completa inadeguatezza dei privati a rispondere a questo tipo di emergenza. E il presidente cosa fa? Lungi dal fare questa analisi, continua imperterrito nel mantra del “privato è bello ed efficiente” ed evita, per esempio, di riaprire i 13 presidi  ospedalieri marchigiani che sono stati chiusi, e che potrebbero essere preziosi per la gestione dei malati Covid-19: quei presidi sarebbero efficienti in pochissimo tempo e si potrebbero recuperare 1300 posti letto.

“Inoltre Ceriscioli non intende nemmeno usare i poteri che gli sarebbero stati conferiti, per chiedere al Prefetto la requisizione delle cliniche private che non collaborano con il pubblico, anzi, alcuni giorni fa era apparsa una notizia, subito scomparsa, che il presidente avrebbe avviato una trattativa con i dirigenti delle cliniche private ma non se ne è saputo più nulla!

“Tutto questo deve essere assolutamente fermato. E’ necessario inondare la sua pagina di messaggi, di prese di posizione delle forze politiche, sindacali, associative per fargli capire che le Marche a questo gioco non ci stanno.

“Infine non possiamo che ringraziare tutto il personale sanitario che in questi momenti è impegnato in prima linea nella lotta a questa epidemia e sappiamo che sta affrontando momenti duri anche per colpa dei tagli e dei ridimensionamenti che la sanità regionale ha subito in questi ultimi decenni.

Finita l’emergenza avremo bisogno di un movimento nazionale che cominci a richiedere maggiori investimenti nella sanità pubblica (strutture, aumento del personale e dei posti letto, miglioramento delle apparecchiature mediche e un investimento serio nella prevenzione e nei presidi territoriali dislocati in più punti della regione), ripristino del turn over, un migliore trattamento economico del personale che ci lavora, e la fine della privatizzazione del Sistema Sanitario”.

 

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