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Su 400 imprese no gender ben 10 sono marchigiane

Su 400 imprese no gender ben 10 sono marchigiane

A Sant’Elpidio a Mare il talk per misurare quanto la parità di genere migliori le aziende

SANT’ELPIDIO A MARE – In Italia la gender equality nel mondo del lavoro è ancora un’idea lontana dalla realtà dei fatti.

A dirlo sono i numeri, in particolare il Global Gender Gap Index, per il quale l’Italia è solo al 63° posto al mondo, mentre la Germania è al 10° e la Francia al 15°.

Tra le pratiche in grado di introdurre all’interno delle aziende una nuova cultura della parità di genere è una certificazione ad hoc che riguarda, nelle Marche, ben 10 imprese accreditate su 400. Il dato è emerso all’evento “Dalla parità di genere alle organizzazioni intelligenti”, la prima iniziativa regionale   su come la certificazione  UNIPDR 125  influenzi la competitività e la sostenibilità delle imprese.

L’appuntamento,  fortemente voluto da Elisabetta Pieragostini (CEO di Dami, una delle prime aziende marchigiane anti gender gap)in collaborazione con l’Ordine degli avvocati e dei commercialisti ed esperti contabili della Provincia di Fermo, con il patrocinio del Comune di Sant’Elpidio a Mare e Confindustria Fermo ha riunito esponenti delle istituzioni, delle imprese, della ricerca, lo scorso 30 giugno all’Auditorium Graziano Giusti di Sant’Elpidio a Mare.

Le aree su cui si basano i coefficienti KPI hanno un diverso peso percentuale nella valutazione finale per l’ottenimento della certificazione e sono: cultura e strategia (15%); governance (15%); processi HR (10%); opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda (20%); equità remunerativa per genere (20%); tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro (20%). Inoltre, si procede a misurare il miglioramento nel tempo di tutti i coefficienti.

Dami ha nel proprio  DNA una  politica egualitaria ed antidiscriminatoria, essa è inscritta nella sua stessa leadership. Il board di controllo dell’azienda è infatti all’80% femminile, una governance quasi interamente composta da donne. Una simile innovazione culturale introduce uno stile manageriale della condivisione e della relazione orizzontale. antigerarchica. Da noi, nessuno dipende dall’altro, tutti sono rivolti ad una proficua collaborazione collettiva. Anche per questo, annualmente, variamo  opportunità formative dimensionate sulle esigenze di ciascun collaboratore e di ciascuna collaboratrice.

“Il cambiamento passa anche per il ruolo culturale assunto responsabilmente dalle imprese”, ha sostenuto Elisabetta Pieragostini.

Per Paola Nicolini Docente Psicologia dello Sviluppo Unimc e Assessore alle Politiche sociali del Comune di Recanati), “le  pari opportunità passano dalla necessità di costruire un sistema articolato in grado di realizzare compiutamente l’inclusione che troppo spesso purtroppo rimane sulla carta”.

Isabella Cardinali (avvocata e giornalista), sostiene che “secondo i dati di organizzazioni non governative una donna su cinque lascia il posto di lavoro per salvaguardare il proprio ruolo di madre, all’80 per cento la famiglia che cresce  grava sulle donne, in Italia, é un problema di sistema oltre che culturale. Si ritiene, per retaggio, che la relazione di cura competa soltanto alla figura femminile, anche se dopo l’introduzione dell’affido condiviso qualcosa credo sia cambiato “. Tra  gli ospiti Michela Romagnoli (Assessore Pari Opportunità di Sant’Elpidio a Mare), Maria Teresa Berdini (Presidente Commissione Pari Opportunità Consiglio Ordine Commercialisti),

Laura Botticelli (Presidente Consiglio Provinciale Ordine degli Avvocati di Fermo), Fabrizio Luciani (Presidente Confindustria Fermo)Daniele Lucchetti (Business Development Manager Bureau Veritas Italia) ,  Attilio Gullì (Consulente del lavoro), Silvia Mattioli(Psicologa del Lavoro), Chiara Biondi, (Assessore alle Pari Opportunità della Regione Marche).

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