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“Paradisi perduti”, eccezionale romanzo di Eric-Emmanuel Schmitt

“Paradisi perduti”, eccezionale romanzo di Eric-Emmanuel Schmitt

di TIBERIO CRIVELLARO

La traversata dei tempi”, la saga di Eric-Emmanuel Schmitt, che lo porterà in testa alle classifiche, inizia con “Paradisi perduti” (E/O Ed.), di cui scrivo.

Una vera sfida quella di raccontare la storia dell’umanità sotto forma di romanzo il cui protagonista, è Noam, che attraversa i secoli, le epoche, con i suoi sconvolgimenti; un po’ come se Yuval Noah Harari avesse incontrato Alexandre Dumas.

Progetto titanico, quello di Shmitt, covato e scritto nelle pause tra un libro e l’altro, tra una pièce teatrale e la presenza sempre attiva quale membro della prestigiosa Académie Goncourt.  Tornando al romanzo storico, Noam, nato ottomila anni fa in un paradisiaco villaggio lacustre affronta il dramma del suo clan il giorno quando conosce Nura, donna affascinante ma volubile.

E non chiedetemi come Noam resuscita continuamente nelle varie epoche. Si parte dal suo ultimo “risveglio” nell’attuale Beirut tra l’indifferenza degli abitanti per l’imminente catastrofe climatica a causa dell’uomo; interessati solamente gli agi moderni.

Disabituato, Noam uscendo dalla caverna dove stava in una sorta di ibernazione, si annoda un fazzoletto sulla testa, si protegge gli occhi con una mano e si ferma spesso per bere. Il caldo è torrido, quasi insopportabile. Intorno a lui, sulla cima o sulle pendici delle colline: conventi, chiesette e monasteri sgranano santi a profusione. All’orizzonte la terra è delimitata da una vasta opulenza: il mare. In città si rende conto di aver bisogno di documenti di identità, per cui vende a uno strozzino una grossa pietra preziosa per 40.000 dollari e trova momentaneo pernottamento presso un’abitazione gestita da una donnaccia.

Così nell’ampio secondo capitolo viene descritto il moderno Oriente. Mentre quello successivo sarà il tempo in cui nasce Noam, quella dei “sedentari”, pacifici coltivatori di campi e primi allevatori di mufloni e uru ma anche dei “cacciatori”, piccoli gruppi di razziatori assassini che invece coltivano violenza. Siamo agli albori, dove arrivare alla maturità è raro. La precoce mortalità ci riporta a un vecchio proverbio tedesco: “Appena nato, un bambino è già abbastanza vecchio per morire” L’essere umano pare dunque destinato all’infelicità?

Qualcosa di simile lo scrisse anche il Leopardi Questa parte è ambientata nella vita e nei costumi del villaggio di una trentina di capanne in paglia, legno, pietre e terracotta. Ciò nonostante, già all’epoca, covava il disprezzo, il razzismo nei confronti di altri individui, tribù e religioni da loro professate. Noam aveva conosciuto conflitti, amori, ma anche nuove invenzioni di un popolo preistorico prima, neolitico poi. Provava affetto e ammirazione per il padre di Nura, Tibor il guaritore, conflitto di amore e odio nei confronti del padre Pannoam, capo e tiranno del villaggio; affetto verso il misterioso zio gigante, ma gentile, creduto scomparso, in un momento drammatico riapparso in suo aiuto; amore per la madre e affetto verso la giovane moglie morta di parto. E la conoscenza delle “cacciatrici” che si concedevano in cambio di un capriolo o per un cinghiale. Visse battaglie e duelli, le tragiche morti dei tanti cari, mentre, inesorabile, si avvicinava il tempo del “diluvio universale”.

Si, quello di Noè, il costruttore della grande barca che salverà la famiglia e una coppia di animali per ogni specie. Anche nel contesto di questo romanzo, forse più di altri, Eric-Emmanuel Shmitt risulta il più completo e importante scrittore, (sicuramente in Europa) almeno negli ultimi trent’anni, diversamente da altri noti con pochi meriti, ma celebrati, alla moda, si potrebbe dire. Si, miei cari, esiste anche il consumismo letterario. Ora, condensarvi adeguatamente 489 pagine, tanto da farvi venire la tarantella, risulta una vera impresa.

Lo spazio a mia disposizione, già ampio, mi fa calar sipario con resoconto e morale: sono identici a oggi i rapporti che regolano la convivenza, la bontà e la cattiveria, l’altruismo e l’egoismo, la passione, l’invidia, l’ambizione, la sete di potere e…l’amore, sentimento che secoli e millenni non intaccano, Anche se Emile Cioran lo considerava una chimera. Quel che è certo è che l’amore per la scrittura di Eric-Emmanuel Schmitt è autentico. Stop. Per cui il suo titanico progetto intorno la “grande saga” porterà succosi frutti(?). Pure grazie alla magnifica traduzione dal francese di Alberto Bracci Testasecca. Refuso perdonabile a pag.386, Nora anziché Nura. Appuntamento al secondo atto de “La traversata dei tempi”.

 

ERIC-EMMANUEL SCHMITT

PARADISI PERDUTI

E/O Edizioni

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