MARCHESPORT

E-sports, ecco come sono nati e si sono diffusi in Italia

E-sports, ecco come sono nati e si sono diffusi in Italia

Il gaming è diventato roba da professionisti. I videogiochi non sono pensati più solo per l’intrattenimento, ma anche per chi ne ha fatto un vero e proprio mestiere. Le possibilità di movimento all’interno di un gioco sono diventate talmente tante che le opzioni a disposizione dei giocatori si sono moltiplicate a dismisura. Così si è sviluppato il movimento degli e-sports, sulla scia dei tanti tornei regionali e nazionali che già da decenni si svolgevano nelle principali città di vari Paesi. Oggi l’abilità degli amanti dei videogiochi può essere premiata. Si tratta di una sorta di sport elettronico, da qui il nome “e-sport”, che però abbraccia tutti i generi di videogame e non solo quelli prettamente sportivi.

Dai giochi di combattimento agli sparatutto, gli e-sports sono diventati un vero e proprio fenomeno di massa, che ha attirato spesso e volentieri anche l’attenzione dei media. Oggi il World Cyber Games, l’Electronic Sports World Cup e il DreamHack sono le più importanti manifestazioni internazionali su questa disciplina. Negli anni ’90 già la Cyberathlete Professional League aveva sperimentato la strada del professionismo in riferimento ai videogiochi. Che siano i titoli da console, le semplici app o anche i diversi tipi di slot machine online, anche i giochi virtuali richiedono una preparazione. Ore e ore di allenamento per migliorare i propri risultati.

L’evoluzione di internet ha permesso di rendere i videogame ancora più popolari. I giocatori hanno iniziato a riprendersi mentre giocavano facendo conoscere titoli che erano passati sottotraccia fino a quel momento. Le modalità “multiplayer” sfruttano le connessioni moderne per mettere in comunicazioni player da diversi angoli del mondo. I videogiochi sono passati dall’essere il capriccio preferito dei ragazzini al rappresentare il più divertente dei lavori. Si stima che ai giorni nostri il movimento complessivo degli e-sports fatturi quasi un miliardo di dollari annui e che coinvolga centinaia di milioni di persone.

Come si è arrivati fino a questo punto? Per quanto riguarda l’Italia, già da anni le riviste specifiche sui videogiochi si preoccupavano di pubblicare le immagini degli score inviate dai lettori. Una trentina di anni fa prese vita l’Associazione Italiana Video Atletica, ma furono soprattutto i risultati dei giocatori italiani al succitato World Cyber Games a far saltare i coperchi, facendo scoprire a tutti l’importanza di giocare ai videogiochi in maniera seria e competitiva. Da allora anche il Comitato Olimpico Nazionale Italiano ha iniziato a interessarsi agli e-sports. Sui giornali, invece, sono comparse sempre più notizie in merito da quando la Sampdoria mise sotto contratto il giocatore di FIFA più forte del mondo. Molte altre società professionistiche di Serie A hanno seguito l’esempio e di conseguenza anche chi non segue il calcio si è imbattuto frequentemente nelle news relative ai videogiochi professionistici.

Forse in molti avranno da ridire, ma gli e-sports possono essere considerati a tutti gli effetti come una disciplina sportiva. Per questo motivo si sta valutando la possibilità di inserirli nella prossima edizione delle Olimpiadi, che si disputerà nel 2024. La polemica, però, è già aperta, soprattutto in merito alle categorie dei videogiochi, che poco avrebbero a che vedere con lo spirito olimpico. L’era degli e-sports, però, è appena iniziata e non è escluso che l’integrazione della realtà virtuale non possa far cambiare idea a qualcuno ai piani alti…

 

Ag – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.altrogiornalemarche.it