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Massimo Scrignoli con “Lupa a gennaio” si conferma magno poeta metafisico

Massimo Scrignoli con “Lupa a gennaio” si conferma magno poeta metafisico

di TIBERIO CRIVELLARO

Ricordate i proverbiali giorni della merla? Sono gli ultimi tre giorni più freddi di gennaio. “In amore, in poesia, la neve non è la lupa di gennaio, ma la pernice della nuova stagione” recita l’esergo de René Char (che ho avuto l’onore di conoscere nel 1980 a Milano) a inizio della plaquette “Lupa a gennaio” (Book Editore, Ro Ferrarese – Fe) di Massimo Scrignòli che considero, senza piaggerie, forse il più autentico poeta in Italia per un’eloquente maturità più che quarantennale. V’è una nota curiosa nella raccolta: “Giorno 14, destinato al nido con l’avvento del quarto buio di luna nel settimo anno. Enigmi ricorrenti questi suoi “bui di luna” a sembrare in contrasto con la sua pienezza che tuttavia un giorno al mese scompare.

Ma qui pare significante a riempire un dilavato colmo di “Serendip” (il ritrovare empiriche osservazioni spesso metafisiche). Una metapoesia quella di Scrignòli, la quale attraverso  un particolare   metalinguaggio si addentra coraggiosamente nella fisicità del “Verso” che annuncia il plenilunio e l’epifania  della sua prosa poetica, apparentemente difficile da intendere, alternata a solari splendori, per nulla anemici, che consentono l’assunzione di una particolare responsabilità del poeta-intellettuale anche quando le speranze sembrano dissolversi nel magma di questo assurdo tempo in negativo.

Considero “Lupa a gennaio il capolavoro di Massimo Scrignòli nonostante i tanti e lusinghieri riconoscimenti delle sue precedenti opere (suo esordio: nel 1979 con “Notiziario tendenzioso” con prefazione di Giovanni Raboni) da quei pochi che macinano sapientemente la critica del “Verso”. Ahimè non facendo di questa élite, che dispensa efficaci “coinvolgimenti”, vi propongo una piccola parte della sua parola stanziata su carta: “Poichè essere nel presente è già/ un ricordo occidentale, allora la nostalgia che emerge dalla sorgente è l’eredità/ dell’acqua. Risorge là dove ogni seme ha/ diritto a un seme di silenzio” E ancora: “Se anche l’infinito finisce, è sotto la pelle,/ tiglio in fiore, che muore nuovamente./…Ma anche questo non è morire, lampo/ che non consuma di essere lampo” Hic sunt leones…

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MASSIMO SCRIGNOLI

LUPA A GENNAIO

Book Editore

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