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“Troppi morti sul lavoro, le Marche non sono più un’isola felice”

“Troppi morti sul lavoro, le Marche non sono più un’isola felice”

ANCONA – “Il bollettino delle morti sul lavoro – si legge in una nota diffusa dal Partito della Rifondazione comunista – ha riguardato anche un nostro concittadino, operaio edile residente a Jesi. Lavorava per una ditta impegnata in lavori di consolidamento e sistemazione delle fondamenta di un viadotto dell’A14. Lavorava a Campomarino, in Molise. Il volo di 30 metri è stato fatale.

Con questo triste evento si allunga la lista dei morti sul lavoro anche nella nostra regione.

“Nel 2020 sono stati 43 i lavoratori che hanno perso la vita sul posto di lavoro.

6 in itinere per recarsi al lavoro. 12 sono dovuti a contagi da Covid-19 riguada medici ed infermieri.

Secondo dati Inail sono stati denunciati 15.714 infortuni sul lavoro.

Questi dati sono ancor più preoccupanti perché avvengono in piena pandemia, mentre c’è una perdita di posti di lavoro, 35.000 in meno di cui 14 mila di lavoro subordinato e sono state autorizzate da marzo ad oggi oltre 100milioni di ore di cassa integrazione.

“Siamo ad una situazione che la politica liberista, taglio dopo taglio, smantellamento di servizi l’uno dietro l’altro ha prodotto.

“Alcuni dati su cui riflettere:

  • Organico Inail, dal 2010 ad oggi è diminuito di 2 mila unita, più del 20% del totale e gli ispettori sono ormai ridotti a poco più di 200.
  • i dipartimenti di prevenzione delle Asl quelli cui spetta la funzione ispettiva nelle aziende hanno visto i propri addetti ridursi dai 5 mila del 2009 ai 2 mila del 2020.
  • all’ispettorato nazionale del lavoro, organico ridotto da 650 a 450 unità, il 25% in meno del minimo necessario.

“Il Partito della Rifondazione comunista invita tutte le associazioni, i sindacati, i partiti che non accettano questo stato di cose a organizzare momenti unitari di convergenza per denunciare la strage silenziosa che ormai è pressoché quotidiana. Il nostro contributo come sempre non mancherà”.

 

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