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Tanti misteri da scoprire nella cantata rossiniana Giovanna D’Arco

Tanti misteri da scoprire nella cantata rossiniana Giovanna D’Arco

di PAOLO MONTANARI

PESARO – Un festival a pieni giri, dove la collaborazione fra il Rof, il comune di Pesaro e la Fondazione Rossini si è ancor più rafforzata in questo delicato e drammatico periodo del covid. Infatti anche quest’anno con tutte le regole del distanziamento verrà inaugurata un’importante mostra a Casa Rossini, il Maometto II, a cura di Katia Amati e Maria Chiara Mazzi. Un’opera il Maometto II talmente bella e complessa che in realtà ne contiene due.

Il 18 agosto alle ore 11 nella sala del consiglio comunale si parlerà dell’attività della Fondazione Rossini alla presenza del suo presidente Gianni Letta. Nonostante la pandemia la Fondazione sta per far uscire ben cinque pubblicazioni. Dovrà uscire entro l’anno il V volume dell’Epistolario rossiniano a cura del prof. Marco Beghelli e in questi giorni è uscito il prezioso bollettino rossiniano con due importanti interventi sul rapporto della musica di Rossini e Puccini e uno studio sui contatti russi di Rossini con la cultura russa, durati 30 anni  e uno studio approfondito sull’opera del periodo napoletano, Semiramide.

Relatore dell’incontro su la Giovanna D’Arco cantata rossiniana che è in programma nel cartellone del Rof 2020. Che cos’è una cantata in Rossini se non un pezzo d’opera. L’aspetto drammaturgico che tanta importanza ha in Verdi, in Rossini passa in secondo piano. Accanto alle quattro cantate sinfoniche  Rossini ha scritto cantate da camera e Giovanna d’Arco, è la più famosa. Grazie all’intuizione di Alberto Zedda, questa cantata, di cui si conserva a Pesaro, l’autografo, è stata orchestrata da Salvatore Sciarrino, ed eseguita come partitura sinfonica a Pesaro nel 1989 sotto la direzione del maestro Zedda. La storia di Giovanna d’Arco la pulzella di Orleans da un punto di vista iconografico è stata associata ovviamente con connotati diversi, accanto alla figura di Francesco d’Assisi.

Lei l’eroina per la salvezza della Francia e i valori umani e morali, Francesoo perché il santo che è figlio della povertà e più vicino alla figura di Cristo. Il riferimento letterario alla cantata rossiniana è l’opera Giovanna d’Arco scritta da Schiller, e dopo Rossini ia Verdi che Cjaikovkji composero due opere dedicate a Giovanna d’Arco. Vi è in questa cantata rossiniana un preludio premonitore, espresso dal suono della tromba, che nasconde i fantasmi della morte.Da qui nascono suggestioni quasi sceniche. La cantata inizia con il recitativo, nella magistrale interpretazione del mezzosoprano Marianna Pizzolato accompagnata dall’Orchestra Sinfonica G.Rossini diretta da Dmitry Korchak. Il recitativo è analogo a quello del secondo atto del Tancredi. La cantata prosegue nella Gran scena dei personaggi rossiniani.

Da un punto di vista storico il filologo Marco Beghelli ha posto una serie di interrogativi. Nel frontespizio dell’autografo conservato a Pesaro, di per se enigmatico, vi è scritta una data 1 aprile 1859 quale prima data di esecuzione della cantata in casa Rossini a Parigi. Interprete  il giovane contralto Marietta Albani che già Rossini aveva conosciuto e seguita nei suoi studi a Bologna e sarà interprete di vari ruoli rossiniani entravest. Ma qui subentra un’altra figura femminile quella di Olympe Pelissier, a cui Rossini dedicò la cantata Giovanna d’Arco nel 1832. In realtà da studi e correzioni si è scoperto che la cantata fu scritta più tardi nel 1846 e dedicata a Olympe Rossini, che nel frattempo aveva sposato il più famoso compositore d’Europa: Gioachino Rossini. La genesi letteraria della cantata risale al periodo fiorentino di Rossini dove il nostro conobbe un illustre latinista, Luigi Crisostomo, che ne fu l’autore. L’esecuzione parigina della cantata nel 1859 evidenzia quella malinconia musicale che si troverà nei Pezzi di vecchiaia , ultima composizione di Rossini. Un omaggio alla sua amata Olympe che da cortigiana, diviene per Rossini, donna, madre, badante una sua eroina che egli paragona a Giovanna eroina di Francia. Una cantata che per datazione e sviluppi musicali vive ancora fra dubbi e certezze.

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