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Paola Giorgi: “A quattro anni dal terremoto, solo silenzio e macerie”

Paola Giorgi: “A quattro anni dal terremoto, solo silenzio e macerie”

di PAOLA GIORGI

ANCONA – Oggi ricorrono 4 anni dall’inizio di un terremoto che sta mutando i destini delle Aree Interne di gran parte della nostra Regione, i destini dei nostri concittadini.

Lascio la parola ai numeri, drammaticamente schietti: 45.500 gli edifici danneggiati; ricostruito solo l’1% della denominata pesante, il 4% degli immobili produttivi e il 34% dei danni lievi (dati Confartigianato).

Numeri da brivido, ma ancor più tragica è la constatazione che quelle cifre non parlano di mattoni, ma di persone, famiglie, imprese. Parlano di società. La cosa che sempre mi ha più colpita di questa incommentabile vicenda è la disparità di diritti a cui sono stati soggetti i nostri corregionali terremotati, trovatosi all’improvviso in un tunnel di incertezze, paure, mancate risposte, un tunnel in cui le scartoffie della burocrazia coprono la luce.

Che fare?  Uno degli elementi che ha inciso negativamente sulla ricostruzione è stata la nomina, da parte dell’allora Governo Renzi, di un Commissario Unico per la gestione del post terremoto nelle quattro Regioni colpite che presentavano da subito differenze, se non altro per la disparità di impatto territoriale. Ogni Regione ha poi avuto il proprio Vice Commissario nella figura del Governatore e, purtroppo per le Marche, la situazione si è rivelata ancora più drammatica.

Credo che alla base della mancanza di intervento in merito alla ricostruzione, da parte del Governo Regionale in carica, sia stata una già carente visione della valorizzazione delle Aree Interne, il brancolare nel buio in merito a progetti o strategie ne è la testimonianza.

Le nostre aree interne sono un patrimonio unico e di inestimabile valore: bellezza paesaggistica, ambientale, architettonica, culturale di altissimo valore, una ricchezza non delocalizzabile con un potenziale di qualità della vita elevato che può divenire volano di sviluppo sostenibile ed innovativo. Occorre ristabilire i servizi, in primis la sanità derogando tempistiche e progettualità dai programmi sanitari vigenti: se c’è una emergenza occorre agire di conseguenza. Investire nella infrastrutturazione leggera, l’innovazione viaggia attraverso le Reti ICT e innovazione è sinonimo di sviluppo e lavoro. Infrastrutture e trasporti da potenziare. E poi c’è la Scuola, che merita un approfondimento più puntuale.

Solo con una visione si può affrontare seriamente la ricostruzione, concertando idee e strategie con i cittadini che oggi continuano a vivere nelle zone terremotare, persone a cui nemmeno il termine di resilienti può rendere giustizia, perché sono oltre, sono loro stessi le terre che vivono.

Certo, il Governo nazionale deve cambiare passo: se l’accaloramento con cui il Presidente Conte si è speso per l’accordo PD – 5 stelle nella nostra Regione, fosse stato minimamente espresso per una qualche azione di snellimento burocratico per la ricostruzione, sarebbe stato ben accolto. Ma si sa, è questione di priorità.

 

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