CULTURAMARCHE

Yalom, Spinoza, Rosemberg e le riflessioni su una certa psicanalisi

Yalom, Spinoza, Rosemberg e le riflessioni su una certa psicanalisi

di TIBERIO CRIVELLARO

CONCLUDO QUI UNA DISAMINA SU IRVIN D. YALOM (scrittore e psicoterapeuta americano) frazionata in tre parti in circostanziali riflessioni analitiche intorno alcuni suoi romanzi . I primi due esplorati precedentemente, “Le lacrime di Nietzsche” e “La cura Schopenhauer”, sono di considerevole interesse a riguardo certi disagi nello psicanalista o psicoterapeuta. Indizi talvolta rilevabili in chi si trova nella pretesa di “curare con le parole”.

Un altro esemplare suo romanzo, “Il lettino di Freud”, (Neri Pozza Ed.) è invece improntato verso una maggiore fruibilità a uso e consumo di del lettore che spesso non  cerca solo la pura e semplice fiction. Qui, vi sono tre protagonisti che, oltre a essere membri della stessa associazione psicanalitica, si trovano nelle condizioni (a vario titolo) di esprimere giudizi l’uno sull’operato dell’altro. Ciascuno afferma un diverso modo di interpretare il ruolo di analista.

Ma la domanda che insiste nello sfondo di ogni dialogo, piò o meno esplicito, è una sola: “Come cura la psicanalisi?”  Questo contesto ci può far intuire il tentativo di Yalom a risponde alla domanda che probabilmente si sarà posto: “Come posso trovare una cura adatta a me?”

Nel quarto libro,  “Il problema Spinoza” ( Neri Pozza Ed.). vi è una plutartica evocazione di un parallelo tra due personaggi tra loro equidistanti per spazio e tempo; Spinoza e il gerarca nazista Rosemberg (che a suo tempo sequestrò personalmente tutti gli scritti del filosofo ebreo custoditi in una biblioteca olandese). Yalom, nel suo immaginario, pone la vita di Spinoza in posizioni panteiste (al quale pare, a causa delle sue idee, gli sarebbero costati i rapporti col mondo ebraico) mentre invece quella di Rosemberg sembra cercasse un aiuto psicanalitico evidentemente inficiato dalle sue estreme ambivalenze.

E proprio tra ambivalenza e “trivalenza” si costituiscono i “generis” del sintomo intorno la “cura a tutti i costi”. E’ noto che la psicanalisi si struttura attraverso “l’atto di parola”, con le enunciazioni che provengono dall’esistenza dell’Io, del Tu, dell’Altro. Struttura evidenziata sia da Freud che da Lacan attraverso disegni (denominati Nodi Borromei) significanti quei postulati indicativi di una possibile “trinità” relazionale. Come ogni nodo da sciogliere, il bandolo della matassa può mettere in evidenza o incontrare della “verità”; ciò che l’enigma richiede.

Nei libri di Yalom, le continue ambivalenze si accavallano, si mischiano attraverso una concatenazione di maschere, dove il teatro mette in scena il conflitto amore-odio e la prevaricazione dell’uno sull’altro, ciascuno per un proprio primato dell’Io. A costo di sofferenze…incurabili. C’è da chiedersi: la scrittura di questi romanzi, in un confrontarsi da se, per così dire “analitico, avrà procurato in Yalom una catarsi liberatoria?

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