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PESARO / Le Metamorfosi contemporanee, un’altra rassegna di successo

 

PESARO / Le Metamorfosi contemporanee, un’altra rassegna di successo

PESARO – In una sala consiliare comunale gremita di pubblico, ha preso il via il ciclo di conferenze Le Metamorfosi contemporanee a cura del giornalista Paolo Montanari. Il primo incontro dal titolo Arte e letteratura: le metamorfosi, ha visto la presenza del professor Giovanni Darconza, docente di Letteratura spagnola all’Università di Urbino e la professoressa Silvia Cuppini docente di Arte contemporanea all’Università di Urbino, storico e critico d’arte. Darconza ha sviluppato un tema affascinante e misterioso: la figura del detective nella letteratura contemporanea. Prendendo come riferimenti Borges e il romanzo In nome della rosa di Umberto Eco, Darconza ha analizzato la metamorfosi del detective, che secondo una concezione tradizionale è quella persona che deve indagare su omicidi, le morti delle persone. In realtà e In nome della rosa docet, nella letteratura contemporanea il detective può anche essere un perdente e addirittura un indagatore di chimere o di fantasmi. Da qui le trasformazioni psicologiche e antropologiche, che hanno coinvolto tanti scrittori da Conad Doyle, Simenon fino ad arrivare al popolare commissario Montalbano. Ma è soprattutto nella letteratura dell’America latina, che l’indagine assume un significato più retrospettivo, un rapporto fra il poliziotto e la sua coscienza.

Il tema della Metamorfosi come ricerca è stato affrontato anche da Silvia Cuppinj, che prendendo in esame l’opera di Salvator Dalì La metamorfosi di Narciso del 1936, attualmente all’Art Modern di Londra, ha voluto evidenziare come in Dalì e in Kafka, la metamorfosi, è una scelta di un termine per raccontare. Nel suo viaggio in Italia del 1935, Dalì visitò le opere d’arte di Michelangelo, Caravaggio, Cellini, Pontormo, la pala del Bellini, e svolse una rielaborazione artistica con un occhio artistico. Ma come facciamo a valutare il percorso di un artista, si è chiesta la Cuppini? E’ veritiera o è anch’essa una metamorfosi? Dalì è stato il più grande artista metamorfico del Novecento. Perché per rappresentare Narciso, Dalì impersonifica due mani e cita il ginocchio come nel celebre quadro di Caravaggio? La mano nel corpo è la parte con più articolazioni ed è l’elemento che consente di far trasformare la materia in opera d’arte. Una metafora dell’artistico che si ritrova già nell’antichità. Vi è poi l’ombra, che Plinio definiva , altra metafora della pittura.

La serata si è conclusa con un altro momento metamorfico, la presentazione del libro di poesie di Giovanni Darconza, “Materia oscura”. (ed. Raffaelli). In queste poesie si affrontano le tematiche esistenziali, in un confronto diretto fra la civiltà europea e quella dell’America latina. I temi dell’amore, del ricordo, della nostalgia, della speranza, dei simboli della natura, alimentano le poesie di Darconza, che non sono roboanti, ma velate da una tristezza gentile che è tipica del carattere dell’autore.Le poesie risentono del rinnovamento culturale che è in corso nei paesi sud americani, e sono per questo biligue, con la traduzione in spagnolo di Muriel. in particolare risentono del movimento modernista a cui aderirono poeti come Dario Jimenez e Machado. Oggi a distanza di oltre un secolo il modernismo trova le sue propaggini fra i giovani poeti che ogni anno frequentano il festival mondiale di Bogotà, ce che l’anno scorso ha creato un ponte ideale con l’Università di Urbino.

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