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PESARO / Le opere di Gregorio Botta esposte al Centro Arti Visive Pescheria

PESARO  / Le opere di Gregorio Botta esposte al Centro Arti Visive Pescheria

L’inaugurazione sabato 26 novembre. L’evento natalizio potrà essere visitato fino al 31 gennaio 2017. Nostra intervista all’artista

di PAOLO MONTANARI

PESARO – Gregorio Botta, un alchimista alla ricerca del nulla. Potrebbe essere una definizione del grande artista napoletano, che sarà in mostra da sabato 26 novembre, inaugurazione ore 19,00, con una mostra personale a cura di Ludovico Pratesi, al Centro Arti Visive Pescheria a Pesaro, con la collaborazione dell’Assessorato alla Bellezza del Comune di Pesaro. La mostra che sarà l’evento artistico natalizio, rimarrà aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2017.

Il titolo della mostra è Machina, un oggetto  che ci fa ripercorrere con la memoria alle civiltà cortensi, dove i teatri rinascimentali in legno, erano la prosecutio di una cultura letteraria che doveva diventare popolare. Machina e spazio,nel loggiato della Pescheria e nell’ambiente centrale della ex chiesa del Suffragio.

Maestro Botta, come definirebbe queste sue ultime opere presenti a Pesaro?

“Io sono rimasto sempre affascinato dalla essenzialità. dall’arte del togliere, perché solo le vibrazioni e le trasparenze, possono dare il vero senso della spiritualità artistica”.

Lei si forma artisticamente a Roma, e segue i corsi di Toti Scialoja. Ci può spiegare il suo iter artistico?

“E’ un processo lento. Una ricerca sull’encausto mi ha fatto scoprire la materia che segnerà a lungo il mio lavoro: la cera. Poi aderendo sempre più all’Arte Povera, ho trovato nel vetro,fuoco, acqua e aria, gli elementi essenziali della mia arte. Vi è in me in ritorno alla filosofia greca, a Parmenide, perché solo con i valori originali del cosmo, si riesce a trovare la trasparenza e la leggerezza. Ecco perché mi è sempre piaciuto disegnare con la luce”-

Nelle opere che esporrà a Pesaro, si ritrova questo rapporto essenzialità contemporanea e classicità?

“Certamente, i tre tavoli rettangolari in ferro, sono gli antichi banchi della pescheria posizionati nel suo giusto ed orginario Habitat. Qui scorrono rivoli d’acqua che sgorgano in sottili ferite. Il tema dell’acqua, che già ho utilizzato in altre opere dove alla fine si arriva anche all’abbandono della nostalgia felice dell’età dell’oro e ad una stanchezza, e questo è presente anche nelle opere della Pescheria, di aggrapparsi a illusioni di certezza, e affonda  verso una libertà senza limiti. La scrittura svanisce e si evidenziano tutti i non luoghi della mente, in cui l’assenza di un centro assurge a opportunità di volo, a religione del vuoto, a pienezza della poesia. Dunque per me la materia si deve trasformare in sogno”.

Dunque Lei potrebbe essere definito un alchimista dell’immaterialità?

“Si, anche se non mi piacciono le definizioni. Amo nella mia ricerca artistica la fusione degli opposti, un minimalismo organico che fonde concetto e materia,con languore filosofico. Questa definizione mi ricorda appunto la mostra torinese curata da Olga Gambari”.

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