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MORESCO

MORESCO

MORESCORughe di una saggezza che si fa luogo, il microcosmo di Morescoresiste agli inganni del tempo. Il borgo medievale prende dal castello la sua forma a ellisse e la sua posizione a dominio della verde valle dell´Aso, nota per la produzione di frutta.

Il castello, con le sue torri di avvistamento e di difesa, fu roccaforte strategica del Comune di Fermo nella guerra contro Ascoli e i suoi alleati. Il profilo che subito identifica Moresco è quello della torre Eptagonale del XII sec., alta 25 metri: perché sia stata costruita con gli inconsueti sette lati non è chiaro – forse solo per distinguersi dagli altri torrioni del sistema difensivo fermano.

Nel 1918 la cuspide in stile arabo è crollata ed è stata sostituita da una merlatura ghibellina. Dalla sommità della torre lo sguardo spazia, nei giorni limpidi, dal monte Conero al Gran Sasso e fino alle coste albanesi.

La grande campana del ´500 scandisce ancora i suoi rintocchi ogni giorno, alternandosi con quella della torre dell´Orologio, guardiana del castello eretta a difesa dell´antico accesso.

MORESCOFiero, autonomo e attaccato al suo campanile come ogni borgo marchigiano, Moresco vanta una sala consiliare tra le più belle della provincia. Vi è custodita la grande pala d´altare di Vincenzo Pagani, autore pure dell´affresco sotto il portico della piazza che era la navata sinistra della chiesa di S. Maria in Castro, demolita e sostituita dalla parrocchiale di S. Lorenzo.

Questa è sorta sotto la grande torre inglobando la chiesetta di San Francesco Borgia che ora ne è la sacrestia.

Ha cambiato invece destinazione d´uso la chiesa di Santa Sofia, che s´incontra dopo essere passati sotto la torre dell´Orologio: conosciuta come lu teatrì, è stata sede, dopo la sconsacrazione, di un piccolo teatro.

Secondo la tradizione fu edificata per commemorare una giovane di Moresco, Sofia Amati, brutalizzata e uccisa. Altri ritengono che nel castello sia nata la madre di Santa Sofia. La chiesa racchiude un interessante affresco della scuola di Carlo Crivelli (1430-95).

Tra gli edifici civili meritano infine una sosta il palazzo di Patrizio Gennari e quello del cardinale Capotosti.
Fuori le mura sono da visitare il Santuario della Madonna della Salute e, soprattutto, la Chiesa di Santa Maria dell´Olmo, ampliata nel 1521 inglobando l´antica edicola gotica, che la divide in due parti con due differenti altari.

Ad abbellire gli altari fu chiamato Vincenzo Pagani che realizzò l´affresco della Crocifissione e la pala della Madonna conservata nella sala consiliare.

MORESCOSecondo la leggenda, al tempo delle scorrerie dei Mori lungo la costa adriatica, un gruppo di questi, si spinse un pò più all´interno per edificarvi una roccaforte nel cuore della cristianità. Altri, al contrario, sostengono che il Castrum Morisci sia stato costruito vicino al mare proprio per respingere gli assalti dei Saraceni. Più probabile che il toponimo Moresco derivi da una nobile famiglia di nome Mori, oppure dalla parola dialettale morrecine che indica il mucchio di pietre su cui poggia il castello.

Moresco signoreggia su una valle che ha il suo punto di forza nella produzione ortofrutticola. La pesca della Val d´Aso, dopo decenni di eccellenza e dopo la crisi dovuta all´invadenza dei mercati esteri, sta tornando in auge grazie alla coltivazione biologica.

La pizza ficata è invece il dolce natalizio delle massaie di Moresco: gli ingredienti sono fichi secchi, mandorle, noci, farina, zucchero e cacao.

La cucina picena offre anche i prelibati vincisgrassi (una pasta al forno), le creme fritte e le olive all´ascolana.

 

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