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Si cerca giustizia per Huub Pistoor e per tutte le vittime della strada

Si cerca giustizia per Huub Pistoor e per tutte le vittime della strada

ANCONA – Al Tribunale di Ancona c’è stata una nuova udienza, davanti al Gip, per discutere l’opposizione alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero, per i titolari della società di trasporti proprietari del  camion e del rimorchio che ha ucciso Huub Pistoor, cittadino olandese da molti anni residente nelle Marche.

La vita di Huub Pistoor (nella foto), che oggi avrebbe festeggiato il suo compleanno, è stata interrotta in modo violento il 29 marzo di tre anni fa. Stava rientrando a casa dal lavoro quando la sua auto è stata schiacciata da un rimorchio che si è staccato dalla motrice di un camion.

Ieri gli avvocati delle parti offese hanno di nuovo sottolineato l’incuria, l’usura, le pessime condizioni dell’autocarro e del rimorchio, le riparazioni casalinghe e in economia che hanno reso i due mezzi vere e proprie mine vaganti, il desiderio di profitto che ha prevalso sul rispetto della vita. Hanno voluto rimarcare che la sicurezza stradale è un tema sociale che riguarda la salute e la vita di tutti i cittadini, utenti della strada. Il Gip si riserva di decidere.

Per la morte di Pistoor è già stato condannato il conducente del mezzo pesante che ha patteggiato 1 anno e 3 mesi, pena sospesa. Gli avvocati hanno però sempre affermato che le maggiori responsabilità sono dei proprietari e di chi aveva il compito della manutenzione dei mezzi.

La perizia del consulente del Tribunale ed altre perizie di tecnici e ingegneri mettono infatti in luce le pessime condizioni dell’autocarro e del rimorchio, l’usura del perno del gancio di traino e del sistema frenante del lato destro.

L’inefficienza dei freni ha impedito al rimorchio di fermarsi, nonostante si fosse attivato il sistema automatico di frenatura di emergenza. Se i freni fossero stati efficienti, il mezzo si sarebbe arrestato nello spazio di pochi metri. Erano presenti altre gravi carenze tecniche, facilmente rilevabili anche da un occhio poco esperto, riparazioni con cavi e pezzi volanti che nessuna officina avrebbe potuto fare senza l’autorizzazione dei proprietari.

I familiari di Pistoor hanno voluto opporsi per la seconda volta alla richiesta di archiviazione perché ritengono che oltre a un dolore privato e a una questione giudiziaria sia una questione di civiltà, di interesse collettivo, soprattutto in un Paese in cui si contano nove vittime al giorno sulle strade e tre sul lavoro: “Accertare la verità e tutte le responsabilità dovrebbe essere sentito come un dovere da parte delle istituzioni, è un segno di rispetto nei confronti delle vittime e dell’intera società che non può tollerare comportamenti che mettono a rischio l’incolumità pubblica”.

 

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