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“In ricordo di Domenica Bostrenghi Girelli”

“In ricordo di Domenica Bostrenghi Girelli”

di FEDERICO GIRELLI

PESARO – Sono dunque trascorsi trenta giorni da quel primo marzo in cui ho ricevuto la notizia, che subito ho trasmesso ai miei fratelli maggiori. È bastato scrivere loro “Nonna Lina…”

Sì in famiglia chiamavamo tutti così la Nonna Domenica.

Vista la sua età (avrebbe compiuto 102 anni ad agosto), la sua dipartita era nell’ordine naturale delle cose, eppure quando muore una persona cara (così cara) si è sempre colti di sorpresa e si avverte un che di ingiusto e forse (paradossalmente) di innaturale.

Nonna Lina mi ha trasmesso l’amore per la natura, per una vita sana, il rispetto della terra e del lavoro necessario a trarne frutto.

Fermo il dolore che tutti avvertiamo, dobbiamo riconoscere di essere stati davvero fortunati ad averla avuta per tanto tempo con noi. Sono davvero contento che i miei figli (e i loro cugini) l’abbiano conosciuta. Nonna Lina era divenuta anche la nonna di mia moglie Benedetta, che sin da ragazzi ha amato quella parte della mia personalità “forgiata” dalla Nonna, che, invero, oltre che sul piano spirituale mi ha sostenuto anche su quello materiale a forza di tagliatelle (fatte da lei con il mattarello) ed anche di maritozzi, che, quando ero bambino, andavamo a comprare insieme al forno di via Castelfidardo.

Divenuto un po’ più grande, quando la andavo a trovare mi dava sempre “i soldi per il gelato” e non c’era verso di rifiutare; la Nonna ha sempre voluto conservare questa tradizione: non ci si poteva opporre alla sua generosità. Anche quando ormai ero divenuto grande, un uomo sposato, la Nonna ha sempre continuato a dare i soldi per il gelato al suo “Federichino” (ha continuato a chiamarmi così sino all’ultimo), accampando la scusa che non erano per me, ma per i miei figli, suoi bisnipoti.

Negli ultimi anni gli “acciacchi dell’età” inevitabilmente si facevano sentire, sono stati anni anche di dolore fisico, però questa sua lunga vita le ha consentito di provare un’ultima grande gioia: la nascita delle figlie di mia cugina Maria Luisa, le gemelline Costanza e Vittoria.

Costanza e Vittoria, due nomi che molto hanno a che fare col carattere della Nonna e con l’insegnamento che ci ha lasciato. Non che occorra perseguire morbosamente i successi; le sconfitte sono parte della vita, ma con l’impegno, il lavoro e una buona dose di lungimiranza è possibile valorizzare al meglio le proprie potenzialità, che sarebbe ingeneroso lasciare inespresse.

La Nonna non aveva potuto fare grandi studi, ma da che ho memoria la ricordo sempre intenta a leggere un libro alla luce delle due finestre nell’angolo del salotto; inoltre, mentre era impegnata nelle faccende domestiche (cui si dedicava sin dalla mattina molto presto, quando era ancora buio) ascoltava alla radio programmi di varia cultura nonché i diversi notiziari che andavano in onda nell’arco della giornata.

È strano stare al mondo senza Nonna Lina; senza fare ogni tanto quella telefonata in cui mi mettevo a gridare perché ormai l’udito non era più quello di una volta; è strano passare sotto casa sua senza citofonare, senza salire le scale per andarla a trovare; è strano guardare quelle finestre, le sue finestre, e rimanere sul marciapiede…

È strano, è triste, ma la Nonna non amava i piagnistei; quando la penso, la vedo sorridente con quel suo sguardo arguto sulla vita: uno sguardo per me rassicurante, energetico, direi.

Ti voglio bene, Nonna

Tuo Federichino

Nella foto: Nonna Lina ritratta assieme ai bisnipoti il giorno del suo centesimo compleanno

 

 

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