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I territori e la Camera di Commercio unica regionale, a Fermo non si placa la polemica: “Non condividiamo questa forzatura”

I territori e la Camera di Commercio unica regionale, a Fermo non si placa la polemica: “Non condividiamo questa forzatura”

FERMO – “In relazione all’intervista del presidente Di Battista, dal momento che siamo stati direttamente chiamati in causa – si legge in una nota diffusa dai consiglieri della Camera di Commercio di Fermo Nazzareno Di Chiara, Paolo Felici, Vittorio Ferracuti, Alberto Palma, Maurizio Piergallini, Mauro Pieroni e Massimo Valentini -, ci troviamo costretti a presentare le seguenti precisazioni.

“La recente delibera del Consiglio Camerale di Fermo riguardo all’attivazione del ricorso al Presidente della Repubblica avverso al Decreto Calenda non è stata l’espressione di “singoli”, ma la manifestazione della volontà formale del soggetto che governa la Camera di Commercio di Fermo di attivare il suddetto ricorso. Il Consiglio si è formalmente costituito secondo le procedure regolamentari e la delibera è stata presa dai presenti con nessun voto contrario.

“Perché è stata presa tale delibera? Perché chi governa tale Ente ha in primo luogo la responsabilità di rappresentare le esigenze delle imprese del territorio, non ha la responsabilità di tutelare interessi di qualcuno, di qualche lobby oppure della politica. La forzatura operata dalla Regione Marche per imporre la soluzione della Camera Unica Regionale è andata contro le rappresentanze delle Camere di Commercio che già attraverso le delibere di Unioncamere Marche, le delibere di accorpamento delle CCIAA Fermo,Ascoli e Macerata prese dai Consiglio delle Camere di Fermo e Macerata avevano indicato la strada delle due Camere di Commercio per le Marche come la soluzione più consona per rappresentare le esigenze di territori che avevano una particolare comunanza socio-economica e la condivisione di una situazione particolare causata dal recente terremoto. Questa volontà è stata fortemente osteggiata dall’attuale amministrazione della Regione Marche usando forme di pressione non condivisibili, come ad esempio la partecipazione irrituale dell’Assessora Bora al Consiglio della Camera di Commercio di Ascoli Piceno che era orientato ad approvare l’accorpamento con Fermo e Macerata oppure il mercato delle promesse con la costituzione addirittura di tre aziende speciali pur di catturare il consenso di rappresentanze locali  quando è noto che questa sarà solo una fase transitoria che porterà in breve tempo alla costituzione di un’unica azienda speciale regionale .

“Non condividiamo questa forzatura e il progetto sottostante che pensa di creare efficienze riproponendo il modello centralistico della politica che controlla i corpi intermedi che dovrebbero essere invece rappresentativi del mondo delle imprese e non della politica, come non condividiamo l’impostazione di buona parte delle dirigenze regionali delle associazioni imprenditoriali che hanno accettato questo ruolo subalterno nei confronti dell’Amministrazione Regionale pur di garantirsi rendite di posizione anche a costo di creare conflitti profondi con le rappresentanze provinciali più attive, ma l’associazionismo di questo tipo che vive della subalternità alla politica non ha futuro in quanto le persone sono stanche della riduzione di questi luoghi a lobby per pochi . Rimane ancora non comprensibile la violenta pressione effettuata affinché Fermo non presenti questo ricorso quando è stato da sempre affermato che non vi è relazione tra l’iter in corso per la costituzione della Camera Unica Regionale che giustamente ha il suo percorso ed un ricorso che nei termini può ancora essere effettuato e che ha le sue ragioni. Ma la strada del ricorso non è un atto velleitario :  ha le sue ragioni profonde sia politiche che giuridiche. Politiche perché l’attuale governo ha già pubblicamente manifestato che metterà mano al Decreto Calenda per recepire le istanze dei territori, giuridiche perché il parere richiesto dalla CCIAA di Fermo sul tema all’eminente Prof.Avv. Police ha attestato chiaramente che sussistono tutte le condizioni giuridiche per la presentazione del ricorso il cui esito non è prevedibile ma giuridicamente fondato. Brandire lo spauracchio di una responsabilità patrimoniale degli amministratori come è stato fatto per indurre qualche consigliere a “sfilarsi” non corrisponde al contenuto del parere legale che anzi induce ad esercitare tale ricorso.

“La giunta della CCIAA, deputata a dare attuazione alla volontà del Consiglio, irritualmente ha chiesto a coloro  che avevano votato la delibera in Consiglio di compartecipare con la giunta  al rischio di un eventuale danno erariale richiesto per le spese sopportate dall’Ente per il ricorso. I sottoscritti consiglieri hanno accettato questa inusitata richiesta pur di raggiungere l’obiettivo e hanno dato formale impegno, solo un consigliere per le indotte paure sopravvenute non se l’è sentita.

“I consiglieri firmatari della lettera di condivisione pro-quota – si legge sempre nel documento diffuso da Nazzareno Di Chiara, Paolo Felici, Vittorio Ferracuti, Alberto Palma, Maurizio Piergallini, Mauro Pieroni e Massimo Valentini – confermano l’impegno anche per il consigliere mancante e siamo certi che anche i componenti della Giunta daranno il loro assenso e procederanno all’incarico al legale senza operare alcuna omissione negli atti di ufficio a cui sono preposti. Guardare al futuro del territorio, Presidente Di Battista, non significa cedere alle indebite ingerenze di una politica che non accetta di cambiare, ma che persegue ancora gli schemi falliti degli anni ’70. Ci auguriamo che anche i vertici regionali del mondo associativo riprendano un collegamento con il mondo reale, con gli imprenditori dei territori che dovrebbero rappresentare”.

 

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