IN PRIMO PIANOL’INTERVENTOMARCHEPOLITICA

Dino Latini: “Non dimentichiamo i lavoratori della sanità che non sono stabilizzati”

Dino Latini: “Non dimentichiamo i lavoratori della sanità che non sono stabilizzati”

di DINO LATINI*

ANCONA – “Sale come un grido di dolore dagli operatori della sanità chiamati a sostenere l’onda devastante della pandemia Covid 19. Dal marzo 2020 in avanti sono stati volontari e in prima linea per affrontare la situazione, dando il loro preziosissimo servizio alla causa della sanità marchigiana e  per l’assistenza delle persone colpite dal virus.

Sono infermieri, oss e altre categorie di lavoratori che hanno costituito la grossa base di rinforzo negli ospedali della nostra regione. Ora a queste persone viene in buona parte negata la stabilizzazione del posto di lavoro. Se è vero che questa non è stata garantita è anche vero che la necessità del loro impiego, sommato a quanto hanno dato alla comunità marchigiana, impone una generale riflessione per trovare una soluzione.

Le delegazioni degli operatori sanitari che mi hanno voluto incontrare per esternare la loro protesta, evidenziano come chi si è offerto per dare un servizio in più, e ad alto rischio, in un momento cruciale della   guerra al Covid -19, appena terminata l’emergenza sia stato poi dimenticato.

Non è così, la Regione Marche sono certo non dimentica tutti gli operatori che per servizio o per volontariato, per dovere o per solidarietà hanno speso la loro vita in questi duri mesi. Solo che le norme esistenti e i limiti imposti dallo Stato sulla spesa sanitaria non consentono la stabilizzazione di tutti gli operatori interessati.

Difficile da comprendere da parte di chi ha dato la sua disponibilità di servizio verso il prossimo ed   ora  si vede dire grazie e arrivederci. In qualche modo una soluzione va individuata. Questo  è il mio appello da Presidente del Consiglio delle Marche.

Non è un invito alla spesa facile o a scaricare le istanze su gli organi amministrativi della  Regione sottoposti giornalmente a stress finanziari ardui, visto il contesto epocale di pandemia, guerra, shock energetico, rialzo dei prezzi e inflazione. Non lo dico neppure solo per prendere una benevole posizione rispetto a determinati lavoratori, che sentono tradite le loro attese, pur se non promesse da nessuno.

Si tratta di tenere unita  la compatibilità di diversi soggetti su un tornante della nostra storia regionale e nazionale che è storico, la cui portata segnerà un’epoca e che chiama tutti noi ad uno sforzo maggiore e diverso di impostazione e di valutazione.

Tutto è cambiato in soli 24 mesi e nulla può essere più letto con la mentalità e le norme di prima del febbraio 2020. Solo una grande tenuta sociale e solidaristica della nostra società, in cui le istanze di chi si sente parte attiva e generosa abbiano un riconoscimento di valori e di meriti, può rinsaldare le basi forti di tutta l’organizzazione della pubblica amministrazione e della distribuzione dei suoi servizi.

Ampliare l’impegno perché tutti concorrano sullo stesso binario a uscire dal tunnel in cui all’improvviso la storia ora ci ha cacciato, costituisce la responsabilità e la sfida dei rappresentanti dei cittadini e dei cittadini stessi. Nel caso specifico,  a mio avviso, la ricerca di una qualsiasi soluzione normativa e regolamentare  e provvedimentale non consentirebbe solo la stabilizzazione degli operatori socio sanitari interessati, ma darebbe  prima di tutto la certezza che esiste un ordinamento  di comunità locale regionale in grado di assumere sulle sue spalle il fatto di non dimenticare l’importanza di agire insieme e di ricordare chi ha lavorato, i sui meriti, la sua importanza,  fissando ancora più quanto è  incommensurabile la tutela della vita delle persone e quanto sia fondamentale garantire l’assistenza.

Diversamente si aprirebbe una ferita non più riducibile di chi si sente usato nell’emergenza e poi buttato nel dimenticatoio, la cui amarezza si trasformerebbe di sicuro in rabbia verso le istituzione “nemiche” e contribuirebbe ad alimentare il senso di incertezza tra gli assistiti. La Regione Marche so che non è così e non lo sarà anche in questo frangente così drammatico e per questa situazione così particolare ma emblematica, in cui cerca di dare fiducia ai concittadini marchigiani”.

*Presidente Consiglio regionale delle Marche

 

 

 

Ag – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.altrogiornalemarche.it