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Il Palazzo Ducale di Pesaro, sede della Prefettura, è uno straordinario scrigno d’arte

Il Palazzo Ducale di Pesaro, sede della Prefettura, è uno straordinario scrigno d’arte

di PAOLO MONTANARI

PESARO – Grande successo di pubblico per la visita in due giornate, il 2 e 3 giugno, organizzate dal FAI, a Palazzo Ducale di Pesaro, sede della Prefettura di Pesaro e Urbino. Un autentico scrigno d’arte, di lineamenti architettonici e di personaggi storici come la meno famosa Lucrezia II, che fu la prima donna separata con l’autorizzazione papale, in un secolo dove il dominio pontificio ebbe una forte influenza anche nelle corti, di Pesaro e Urbino, quest’ultima culla del Rinascimento.

Il Palazzo Ducale di Pesaro è un complesso irregolare disposto intorno a tre ampi cortili, che occupa un intero isolato. L’importanza del palazzo, avvenne quando la corte si trasferì da Urbino a Pesaro e dal 1564 il Palazzo divenne il centro di amministrazione del Ducato. Una delle date storiche fondamentali per comprendere la complessa storia del palazzo, è quella della morte nel 1631 di Francesco Maria II, perché segna l’annessione del Ducato di Urbino alla Santa Sede decretando la fine del casato e del Palazzo, depauperato di immense ricchezze confluite in parte a Firenze, al seguito di Claudia de’ Medici,vedova di Federico Ubaldo, e della figlia Vittoria Farnese, erede finale dei Della Rovere. Pensate agli affreschi di questo palazzo in questo periodo, una Atene dell’arte, con quadri di Raffaello, Bronzino, Tiziano, Bassano e Barocci. Rimangono oggi solo alcuni parziali affreschi in una piccola stanza di Raffaellino del Colle e l’opera grandiosa di Federico Brandani con i suoi stucchi e decorazioni, che arricchirono anche la corte feltresca e l’Oratorio di San Giuseppe a Urbino. Riprendiamo quella fatidica data, 1631, perché con la devoluzione del Ducato, il Palazzo oggi sede in parte degli uffici prefettizi divenne abitazione dei cardinali legati causando un depauperamento e decadenza di gran parte degli appartamenti. Per tutto il ‘700 vi sono stati numerosi danni dovuti a cause naturali e umane. Verso la metà dell’800 si è avuta una rinascita dovuta alla prelatura che incaricò a Romolo Liverani di realizzare le decorazioni delle cinque sale del Corso. Solo dopo la proclamazione del Regno d’Italia, il Palazzo è divenuto il Palazzo del Governo e sede degli uffici della Prefettura. Un’altra data da ricordare è il 1920, dove il Palazzo Ducale divenne sede fino al 1936, di Musei Civici prima della loro definitiva sistemazione in palazzo Toschi Mosca. Ma guardando bene i simboli del Palazzo si può ripercorrere, al di là della continua presenza dei Della Rovere, una storia a ritroso che ha il suo nucleo originario ai Malatesta (1285-1445), in particolare a Malatesta dei Sonetti (1368-1429), che furono signori anche di Pesaro e che hanno lasciato delle testimonianze nell’attuale chiesa della Madonna delle Grazie e la chiesa di Sant’Agostino. Dopo i Malatesta, fu Alessandro Sforza (duca dal 1445 al 1473) a voler ampliare la dimora ducale, per farla diventare una corte rinascimentale che non avesse da invidiare quella dei Montefeltro, con l’inglobalizzazione per una ampia ristrutturazione della parte malatestiana entro un corpo di fabbrica affacciato sulla piazza con altri tre edifici disposti ad un cortile quadrangolare a cui fa eco, architettonicamente, quella della caccia. Il figlio Costanzo Sforza, che sposò con nozze sontuose, Camilla, entrò ufficialmente con il corteo nuziale, nel palazzo, che continuava ad essere abbellito da artisti come lo scultore Domenico Rosselli. Nel 1514 il Palazzo fu danneggiato nella dimora sforzesca da un incendio e i lavori di recupero vennero fatti niente di meno da Girolamo Genga, autore della meravigliosa facciata del San Giovanni e dal figlio Bartolomeo.. Il 1548 è un’altra data importante per Pesaro e il suo Palazzo, perché il duca si sposa con Vittoria Farnese e per questa occasione al palazzo venne dato un aspetto sfarzoso, con l’intervento di Taddeo Zuccari e Ludovico Carracci. Tra il 1562-65 venne edificato il corpo posteriore lungo via Barignani.

Guidubaldo portò a compimento il progetto paterno; dopo di lui Francesco Maria II e nel 1616 venne affidata a Niccolò Sabbatini la costruzione dell’ala tra la piazza e via Zongo. Con Francesco Maria II inizia una lenta decadenza del palazzo e della corte. La morte immatura di Federico Ubaldo determinerà la fine dei Della Rovere. Molte modofiche nella prima metà del Novecento hanno causato dei cambiamenti alla storica struttura: non esiste più il balconcino all’estrema destra. Dal porticato si accede al Cortile d’onore. A sinistra vi è la Sala Laurana e con una scala si arriva al Salone Metaurense.

A sinistra del portale si trova un androne che conduce al Cortile della caccia. Da questo i può accedere alla Loggia che dà sul Giardino segreto, realizzato nel 1530 su progetto da Girolamo Genga, a cui si accedeva solo internamente attraverso una scala a chiocciola nella stanza della Duchessa.

(Le foto sono di Achille Paianini)

 

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