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Quindici miliardi a disposizione per fa crescere le imprese del territorio

Quindici miliardi a disposizione per fa crescere le imprese del territorio

Industria 4.0: Confindustria e Intesa Sanpaolo hanno presentato l’accordo “Progettare il futuro”. Al centro l’industria 4.0 e gli sviluppi del Digitale. A regime il sistema qualitativo del rating di credito. Nuovo modello di valutazione delle startup. Marche: nel primo semestre 2017 meccanica primo settore per export. Ad Ascoli propensione all’export al 59% grazie a farmaceutica e filiera della pelle. Il 56% delle imprese marchigiane usa il web, l’86,9% la banda larga, in crescita l’uso di internet nelle imprese. Elevata presenza di startup: 85 ad Ascoli Piceno, seconda in Italia per intensità del fenomeno

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – È stato presentato a San Benedetto del Tronto, con la collaborazione di Confindustria Centro Adriatico, l’accordo triennale tra Confindustria Piccola Industria e Intesa Sanpaolo “Progettare il futuro”, dedicato alla competitività e alla trasformazione delle imprese per cogliere le opportunità offerte dalla ‘quarta rivoluzione industriale’.

La partnership mette a disposizione un plafond nazionale di 90 miliardi di euro, dei quali 15 miliardi destinati alle imprese di questo territorio, e viene presentata dentro i luoghi deputati ad accogliere e far proprie le finalità dell’accordo: l’impresa.

Alla presentazione, nella sede della GEM Elettronica, realtà leader nell’elettronica navale e nella produzione di radar e sistemi integrati di bordo che ha già adottato soluzioni in ottica Industria 4.0, hanno partecipato Diego Mingarelli, vice presidente di Piccola Industria di Confindustria, Simone Mariani, presidente di Confindustria Centro Adriatico, Gianni Tardini, presidente di Piccola Industria di Confindustria Ascoli Piceno, Valentina Carlini, Area Politiche Industriali di Confindustria, Antonio Secchi, della Regione Marche, e Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo.

Alla tavola rotonda sul rinnovamento del sistema produttivo erano presenti Cesare Giuliani, Integrated Logistic Support di GEM Elettronica, Gaetano Ascenzi, Chief technology officer di Alfa Group, Marcello Ciotti, Ceo di Meccanica H7, Valentina Galanti, quality manager di Indemac, e Pietro Pelù, direttore commerciale Imprese Direzione Regionale di Intesa Sanpaolo.

Per l’industria italiana, costituita soprattutto da PMI, lo sviluppo di Industria 4.0 e il relativo Piano del Governo possono essere la strada per recuperare competitività e per creare nuovi posti di lavoro grazie a elevate competenze, nuovi modelli di business e tecnologie innovative. Le opportunità di sviluppo per le realtà aziendali che riusciranno a cogliere questa sfida sono enormi, ma richiedono un intervento a tutto tondo, con investimenti in capitale fisso e immateriale, soprattutto in ricerca, innovazione e formazione, nonché trasformazioni organizzative e una continua attenzione alle evoluzioni in corso. Occorre partire subito perché le tecnologie sottostanti Industry 4.0 necessitano di 10-15 anni per raggiungere la completa maturità nel mercato ed essere pienamente efficienti.

La trasformazione digitale in ottica 4.0 rappresenta un cambio epocale, culturale prima che strutturale – ha sottolineato Diego Mingarelli, vice presidente Piccola Industria di Confindustria – Per le nostre imprese, in particolare le più piccole, è un’occasione unica per aumentare in modo determinante la competitività, sfruttando appieno la capacità sartoriale, la flessibilità produttiva, il gusto, la creatività e l’eccellenza che da sempre caratterizzano il made in Italy. è un’opportunità imperdibile, soprattutto per le aziende di questo territorio: le Marche sono tra le regioni più manifatturiere del Paese ma il 90% delle imprese sotto i 50 dipendenti sono ancora a bassa digitalizzazione. Come imprenditori non dobbiamo perdere tempo e dobbiamo organizzarci immediatamente per quello che sarà produrre e fare impresa nel 2030. L’accordo con Intesa Sanpaolo, che abbiamo presentato oggi, va proprio in questa direzione: accompagnare le pmi nella quarta rivoluzione industriale catalizzando innovazione e cambiamento. Questi temi saranno anche al centro dell’evento nazionale “Sul Filo dell’Innovazione. Visioni e soluzioni per le PMI che sfidano il futuro” organizzato da Piccola Industria, in collaborazione con Piccola Industria di Confindustria Marche e di Confindustria Marche Nord il 14 ottobre a Portonovo”.

Seppure in un quadro economico migliorato rispetto al passato, dobbiamo registrare come non vi sia ancora un’adeguata ripresa degli investimenti produttivi. – ha aggiunto Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – è un problema globale, ma che in Italia è particolarmente avvertibile vista la piccola dimensione e conseguente scarsa patrimonializzazione delle nostre PMI. L’accordo che presentiamo oggi vuole aiutare le aziende italiane a migliorare la loro capitalizzazione e a cogliere le grandi opportunità che la digitalizzazione e i nuovi scenari offerti dalla quarta rivoluzione industriale offrono. Azioni che richiedono investimenti sia finanziari che nel capitale umano. Intesa Sanpaolo ha di recente lanciato il Progetto Filiere che va nella direzione di agevolare la richiesta ed il costo del credito per tutte quelle aziende fornitrici di un progetto produttivo.

“Dopo un decennio di crisi, quello che era un puntino in fondo al tunnel, negli ultimi mesi è diventato una luce ben visibile. – ha dichiarato Gianni Tardini, Presidente di Piccola Industria Confindustria Centro Adriatico – Ma la percezione comune agli imprenditori è che questa accelerazione sia strettamente connessa alla capacità di creare ed acquisire tecnologie, procedure e formazione proprie di Industria 4.0. Credo che le PMI abbiano oggi gli strumenti per affiancarsi alle grandi e percorrere, a prescindere dalla loro dimensione, un processo trasversale di digitalizzazione. Si può diventare “smart” anche senza essere “big”. Solo grazie a questo slancio potremo farci trovare pronti alla competizione con gli altri mercati europei che segnano la ripresa già da qualche anno.”

“Trovo strategico in questo momento cruciale l’accordo con Intesa Sanpaolo che mette a disposizione un ventaglio di soluzioni indispensabili per le imprese da qui in avanti. – ha aggiunto Tardini – Penso specialmente alle PMI che sentono urgente la necessità di contaminare e formare il proprio personale in chiave 4.0, primo vero passo da affrontare. Alla luce però del Credito d’imposta per Formazione 4.0, previsto per il 2018 a valere sui costi del personale che ha sostenuto corsi di formazione con focus su almeno una tecnologia Industria 4.0 ovvero vendita e marketing, informatica, tecniche e tecnologie di produzione, sono altresì certo che le imprese non si lasceranno sfuggire questa doppia motivazione per riqualificare il proprio personale e le proprie procedure. Solo così si potrà parlare anche di Impresa 4.0.”

L’accordo è imperniato su quattro pilastri: Ecosistemi di imprese e integrazione di business; Finanza per la crescita; Capitale umano; Nuova imprenditorialità.

  • Ecosistemi di imprese e integrazione di business

Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria intendono mettere a disposizione un insieme di soluzioni che permettano alle imprese di trasformarsi, migliorando i processi produttivi, ricorrendo a nuove tecnologie e a nuove metodologie, tra cui i percorsi “Lean 4.0” che abilitano le imprese alle tecnologie digitali. Per la realizzazione dei progetti di sviluppo delle imprese Intesa Sanpaolo si avvarrà anche del proprio Innovation Center, struttura che raccoglie tutte le iniziative avviate dal Gruppo nel campo dell’innovazione. L’iniziativa intende rappresentare anche un momento evolutivo di “AdottUp, il Programma per l’adozione delle startup” e offrire nuove opportunità alle startup in esso sviluppate.

  • Finanza per la crescita

L’accordo punta a finanziare la crescita del business valorizzando il patrimonio intangibile delle imprese attraverso un nuovo modello di relazione basato sui fattori qualitativi legati al credito: tra questi la capacità innovativa, la formazione e la strategicità della catena fornitore-champion. Sono inoltre previste adeguate soluzioni finanziarie a medio-lungo termine oltre al migliore utilizzo degli strumenti di supporto, a cominciare dal rinnovato Fondo di Garanzia. Per programmare la crescita, bilanciando i livelli di debito a favore del capitale di rischio, è fondamentale il ricorso all’Equity per il rafforzamento del sistema produttivo. A tal proposito l’accordo intende sviluppare iniziative che favoriscano la patrimonializzazione delle imprese. Infine si prevede l’estensione a comparti strategici per l’economia italiana del Progetto Filiere, l’innovativo modello di credito di Intesa Sanpaolo che ha sinora prodotto 330 contratti con aziende capofila con oltre 15 mila fornitori ed un giro d’affari di 55 miliardi.

  • Capitale umano

L’accordo punta anche a favorire l’alternanza scuola-lavoro con l’obiettivo di far diventare l’azienda il luogo in cui lo studente consolidi e arricchisca le conoscenze apprese, sviluppando competenze spendibili nel mondo produttivo o acquisendo esperienze funzionali alla creazione di nuove imprese, in linea con il Piano Nazionale Industria 4.0.

  • Nuova imprenditorialità

Intesa Sanpaolo mette a disposizione il modello di valutazione delle startup. È un nuovo algoritmo DATS (Due Diligence Assessment Tool Scorecard), già inserito nelle Regole di concessione del credito, a supporto della valutazione creditizia delle Startup e in futura estensione alle PMI innovative. Si tratta del primo modello di valutazione “forward looking” adottato da una banca per i finanziamenti in debito, basato su logiche derivate dalla valutazione degli investitori in Venture Capital, mutuando le competenze costruite negli ultimi anni all’interno del Gruppo Intesa Sanpaolo. Questo nuovo strumento consente alle imprese e alla banca di cogliere al meglio le opportunità offerte dalle misure governative e le agevolazioni per la crescita, recentemente estese dal Piano Industria 4.0.

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Marche: nel primo semestre 2017 meccanica primo settore per export (a cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo)

L’economia marchigiana si caratterizza per un’elevata propensione a esportare: un terzo del valore aggiunto regionale è destinato ai mercati esteri, dato superiore alla media nazionale che si attesta al 28%. Secondo la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, questa maggior vocazione verso i mercati stranieri sostiene l’avanzo commerciale della regione che nel 2016 è stato pari a 4,5 miliardi di euro e ha rappresentato il 9% del dato italiano.

Un contributo importante all’apertura internazionale della regione viene dalla provincia di Ascoli-Piceno che presenta una propensione all’export pari al 59%, grazie al traino della farmaceutica e della filiera della pelle.

Negli ultimi anni si è assistito a una forte crescita sui mercati esteri della meccanica: l’export regionale è, infatti, passato da 1.566 milioni di euro del 2008 a 1.926 milioni nel 2016. Nel primo semestre del 2017 il settore ha proseguito la sua corsa, mostrando un progresso dei valori esportati pari all’8,7%, grazie anche al contributo della provincia di Ascoli-Piceno (+40%). La meccanica è così divenuta il primo settore marchigiano per valori esportati. Nell’ultima parte del 2017, l’export della regione potrà continuare a crescere a tassi sostenuti, in presenza di un contesto macroeconomico favorevole. La crescita dei mercati è, infatti, diffusa nelle diverse aree geografiche.

Accanto alla dinamica della domanda esterna, risulterà cruciale per la ripresa dell’economia locale, la spinta del canale interno e soprattutto degli investimenti. Più in particolare, sarà importante cogliere la sfida del digitale attraverso un’accelerazione degli investimenti, finora frenati dall’incertezza e da una domanda stagnante. L’ambiente è certamente favorevole, grazie alla presenza di significative misure governative a sostegno degli investimenti innovativi, alla disponibilità di buone condizioni di finanziamento e di un bacino di risorse interne.

Si tratta di una sfida fondamentale per le imprese marchigiane che mostrano un grado di utilizzo delle tecnologie ICT in aumento anche se su livelli inferiori alla media italiana:

  • nel 2016 la diffusione della banda larga nelle imprese marchigiane è salito all’86,9% dal 79,8% del 2008, in crescita di circa 7 punti percentuali;
  • la percentuale di imprese con sito web che nel 2016 si è portato al 56% del totale delle aziende marchigiane con più di dieci addetti, solo in lieve miglioramento rispetto al 2008 (quando era pari al 55% circa);
  • la quota di addetti che utilizzano internet nelle imprese con più di dieci addetti è pari al 37,4%, in progresso rispetto al 2008 di 14 punti percentuali.

Il territorio può contare però su una buona dotazione di capitale umano: nelle Marche non solo la percentuale di popolazione con istruzione terziaria è più elevata rispetto al resto d’Italia (nel 2016 nella fascia d’età 30-34 anni era pari a 32,3% vs il 26,2% della media italiana), ma è anche più alta la quota di laureati in discipline scientifiche e tecnologiche. Il tessuto produttivo locale, inoltre, nonostante un’intensità della ricerca e sviluppo inferiore alla media italiana, mostra una propensione a brevettare superiore al dato italiano. è però bassa l’incidenza di brevetti ICT. Si evidenzia, poi, una buona presenza di startup innovative: infatti a fronte di una media di 1,5 startup ogni 1.000 imprese attive in Italia, nelle Marche il dato è pari a 2,3 startup con un valore assoluto di 350 imprese. Di queste 85 si trovano nella provincia di Ascoli Piceno che si posiziona al secondo posto in Italia per intensità del fenomeno (4,1 startup ogni 1.000 imprese attive), in linea con Milano e poco sotto Trieste (che ne conta 4,2).

 

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