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Sicurezza a Pesaro, Ricci non vuole quartieri ghetto

Sicurezza a Pesaro, Ricci non vuole quartieri ghetto

Investimenti sulle telecamere anche nel 2017-2018, via dell’Acquedotto da retrobottega ad area opportunità. C’è l’intenzione di insistere sulle trasformazioni urbane

Sicurezza a Pesaro, Ricci non vuole quartieri ghetto Sicurezza a Pesaro, Ricci non vuole quartieri ghetto

Sicurezza a Pesaro, Ricci non vuole quartieri ghettoPESARO – Dal generale al particolare: «Alla minaccia del terrorismo si risponde con gli investimenti in sicurezza, con l’intelligence e con uno scatto culturale. La sfida durerà anni e richiede una nuova visione delle città. Da noi non ci sono banlieue: le politiche urbanistiche lo hanno impedito. La percentuale di immigrati, nel territorio, è identica alla media nazionale. Ma la distribuzione abitativa diffusa ha evitato i quartieri ghetto», osserva Matteo Ricci alla tavola rotonda su sicurezza e progettazione urbanistica, organizzata dall’Associazione nazionale funzionari di polizia e dal Forum italiano sicurezza urbana nella sala della Repubblica del teatro Rossini. Tuttavia, avverte, «ci sono fenomeni di microcriminalità e degrado che possono rendere la città più impaurita. Il primo problema resta il fenomeno dei furti negli appartamenti». Per rispondere alla domanda di sicurezza, «insieme alle forze dell’ordine, che fanno un grande lavoro quotidiano, abbiamo spinto sulle telecamere. All’inizio ero scettico – rivela – ma un sindaco deve essere pragmatico e abbandonare le ideologie. Nei fatti, sono il contributo principale che possiamo dare in termini di prevenzione. Anche nel 2017-2018 continueremo ad investire su questa direzione. Di più: si apra un confronto nazionale sull’utilizzo delle telecamere private. Che sono molte di più rispetto a quelle pubbliche: ora si possono utilizzare solo a reato commesso, ma è il momento di rivedere la normativa nazionale. Rinunciando a un po’ di privacy per più sicurezza».

RIQUALIFICAZIONE – Il sindaco aggiunge il tassello urbanistico: «L’area di via dell’Acquedotto, intorno alla stazione, è quella più degradata. Alle forze dell’ordine abbiamo chiesto di intervenire periodicamente per evitare la creazione di veri e propri campi rom, smantellando le strutture abusive. Altrimenti è un fenomeno che diventa ingestibile. Ma il vero punto è la riqualificazione della zona: abbiamo presentato il progetto per i fondi stanziati dal governo sulle periferie. Sono certo che otterremo le risorse: in due anni via dell’Acquedotto muterà fisionomia, passando da retrobottega ad area opportunità». Eliminata la ‘puzza’, «origine dei problemi dovuti all’isolamento», con lo spostamento del centro di deposito Marche Multiservizi, «nasceranno la struttura polifunzionale con il bocciodromo, il parco avventura per le famiglie, l’area camper attrezzata, gli spazi per le attività giovanili e musicali. In più sistemeremo i parcheggi intorno alla stazione e la ciclabile sul fiume, nel collegamento con il Miralfiore».

PARADIGMA – Dopo l’inciso sulla Questura («risolto il tema, il prossimo anno partirà il cantiere»), il sindaco insiste sullo schema: «Una città più vivace è più sicura. La gestione degli eventi non è facile: richiede la collaborazione delle forze dell’ordine, che ringraziamo per il supporto continuo. Ma per decenni generazioni di ragazzi sono stati costretti a prendere la macchina per andare in Romagna a divertirsi: adesso ci sono decine di alternative per restare in città. E i bollettini delle stragi del sabato sera sono diminuiti». Con il prefetto Luigi Pizzi sono intervenuti, tra gli altri,  Natalina Baiocchi, dirigente della Divisione anticrimine della questura di Pesaro Urbino, Lorena La Spina (segretario nazionale Anfp), Irene Priolo (sindaco di Calderara di Reno e vicepresidente Fisu), Umberto Nicolini (Laboratorio qualità urbana e sicurezza – Politecnico di Milano), Gian Guido Nobili (coordinatore tecnico Fisu), Vittorio Rizzi (direttore centrale anticrimine della polizia di Stato – dipartimento della Pubblica sicurezza). (f.n.)

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