L’INTERVENTOMARCHEPOLITICA

“I troppi errori nella sanità della Giunta Ceriscioli”

“I troppi errori nella sanità della Giunta Ceriscioli”

Liberi e Uguali: “Particolarmente tragici si sono rivelati gli effetti per le zone interne della provincia di Pesaro e Urbino, private di servizi e strutture sanitarie essenziali”

PESARO – Dal movimento politico Liberi e Uguali della provincia di Pesaro Urbino riceviamo questo interessante contributo sulla sanità: “Che non si preparassero tempi facili per la sanità marchigiana e quindi per i cittadini, si poteva intuire  dalla formazione della giunta Ceriscioli e dal relativo documento programmatico, oltreché dalle leggi nazionali in materia. Infatti assegnare al Presidente la delega alla sanità significa, ed ha significato,  mancanza di tempo per studiare ed approfondire le questioni, impossibilità di mediazione e di composizione di eventuali contrasti con territori ed amministratori, necessità di un ruolo eccessivo dei tecnici. Utile, quest’ultimo aspetto, per scaricare su di loro la responsabilità delle scelte, come puntualmente accaduto. Il non aver indicato nella relazione programmatica la necessità di redigere un nuovo piano sanitario, scaduto nel 2014, ha permesso di portare a compimento le scelte assurde, previste dal piano della giunta Spacca.

Particolarmente tragici si sono rivelati gli effetti per le zone interne della provincia di Pesaro e Urbino, private di servizi e strutture sanitarie essenziali.

La giunta Ceriscioli, in campo sanitario, procede a forza di spot, di dichiarazioni estemporanee, fino ad arrivare, qualche giorno fa, all’accusa di creare fake news per tutti coloro che hanno evidenziato gli aspetti negativi nella proposta di legge 145. Tale atto conferma l’intento della giunta Ceriscioli di rendere, nella provincia di Pesaro e Urbino, più ampia e strutturata la presenza del privato convenzionato. La proposta di legge 145 infatti, passata in commissione sanità per il voto favorevole del solo PD, con il criterio della sperimentazione gestionale sanitaria, rinnovabile fino a cinque anni, a differenza dei tre anni previsti dalla normativa nazionale, offre, su un piatto d’argento le strutture pubbliche al privato con piani generici. Questo al di fuori della programmazione regionale e senza aver reso esplicito il perché del maggior coinvolgimento del privato. In sostanza una risposta sbagliata alla giunta esigenza di miglioramento e  potenziamento dei servizi sanitari e socio sanitari.

La proposta di legge presenta anche ambiguità dal punto di vista formale perché espropria, di fatto, il consiglio regionale del suo potere di programmazione; scrivere “sentita la commissione” è solo una parvenza di partecipazione.

I luoghi nei quali si avvierebbero le prime sperimentazioni gestionali con il privato sarebbero Cagli e Fano.

Avere eliminato la funzione ospedaliera delle strutture di Cagli, Fossombrone e Sassocorvaro, aver soppresso i punti di primo intervento ed aver istituito ambulatori territoriali invece dei P.P.I. (punti di primo intervento) è  stata una scelta illogica e penalizzante, aggravata dal non aver potenziato gli ospedali di Pergola e di Urbino.  L’aver trasformato gli ospedali di polo in ospedali di comunità è stata di fatto una spoliazione di servizi ed un peggioramento della salute e  della vita degli abitanti delle zone che gravitavano sulle tre strutture ospedaliere preesistenti. Nessuno chiede il ripristino delle funzioni ospedaliere del passato, ma il mantenimento di quel minimo di funzioni esistenti quali il ppi h24, mezzi di soccorso adeguati a località montane, posti letti adeguati di lungodegenza post acuzie internistica, day surgery o ambulatorio chirurgico specialistico per piccoli interventi, diagnostica adeguata con garanzia, ove necessario, anche di reperibilità ed altro.

Ipotizzare, poi, la nascita di una struttura privata a Fano dedicata all’ortopedia con la speranza di invertire la mobilità passiva denota una visione mercantilistica della sanità, ci si preoccupa di attrarre pazienti dall’esterno e non si danno risposte adeguate alle esigenze dei pazienti marchigiani.

Non sarà una nuovissima TAC, pur utile, acquistata per l’ospedale di Torrette di Ancona o l’essere ai primi posti di una classifica nazionale, a modificare il giudizio negativo sulla sanità marchigiana”.

 

 

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