CULTURAMARCHE

L’impostore, un thriller avvincente ambientato in un’epoca di grandi incertezze

L’impostore, un thriller avvincente ambientato in un’epoca di grandi incertezze

di TIBERIO CRIVELLARO

Nel Transvaal, da quelle parti, si agita “L’impostore” (E/O Edizioni) ben ritratto dallo scrittore “pretoriano” Damon Galgut, penna raffinata, briosa, ma anche tagliente in questo suo romanzo che istoria un Paese, Il Sud Africa cangiante sugli effetti morali nel suo cambiamento.

“Lettura affascinante”, recita il Times, mentre il (The) Guardian fa eco: “Un thriller avvincente ambientato in un’epoca di grandi incertezze”. Grandi meriti manifesti in quarta di coperta per sedurre il lettore, il quale spesso, non sfoglia prima qualche pagina magari affidandosi al sunto nell’aletta interna.

Qui, in Altro giornale Marche, la si racconta papale papale: non si usano aggettivi qualificativi letterari buoni per le librerie, le quali non usano, come a un tempo, consigliare i lettori. E allora: non è facile cambiar vita per Adam Napier (il protagonista) a quarant’anni. Ci proverà, in fondo non ha molta scelta data la sua esponenziale crisi da fallimento dopo aver perso lavoro e casa a Johannesburg, si ritroverà a Città del Capo, ospite irrequieto e depresso del fortunato fratello Gavin.

Poi in un borghetto di quattro case nel Karoo con l’intenzione di ritirarsi in solitudine per ricominciare a rimettere a frutto il suo inattuale talento poetico. L’impostura, i tradimenti, sono gli ingredienti del thriller ben cucinato da Galgut. E la figura di Bimba, moglie (dall’oscuro passato) di Canningan, vecchio compagno di scuola di Adam, è fulcro di ambiguità, tra le tante comparse di uomini potenti, di politici (anche minori) che tramano sempre qualcosa, sempre con l’obiettivo della ricchezza, nell’amoralità nel Sad Africa che neppure Nelson Mandela è riuscito a contenere.

Le vecchie abitudini degli Afrikaner, quelle dei coloni inglesi, l’odio dei nativi gli uni contro gli altri, per razzismo o diversità. La poesia, il farla sempre con qualche improbabile ideale, è l’altra “protagonista” di uno scenario fortemente teatrale nella assurda verità degli elementi tra luci e ombre joneschiane. E l’amore qui narrato è surrogato di mangrovia. Illusioni e illusorio, violenza, sensi di colpa e l’auto disgusto di Gavin. Gamon Galgut si rivela gran burattinaio, maestro nel muovere i fili attraverso la scrittura.

Disagio, desiderio e rivendicazione fanno da contrappunto. Le verità vengono espresse attraverso i significanti nel gioco dei destini ben dipinti dove le identità sfuggono per via di anormalità. E sovrannaturale… Dunque, perché mai raccontare dettagli che toglierebbero curiosità al futuro lettore? Contestabile un periodo de “L’impostore: “È perfettamente logico che il desiderio faccia nascere la poesia, non appena il desiderio è soddisfatto le poesie muoiono”.

DAMON GALGUT

L’IMPOSTORE

E/O Edizioni

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