L’INTERVENTO / Potenza e impotenza di Vladimir Putin
L’INTERVENTO / Potenza e impotenza di Vladimir Putin
di TIBERIO CRIVELLARO
La domanda che sta intrigando l’Occidente: Chi è Vladimir Putin, cosa vuole? Domanda tardiva senza risposte certe sia per l’Europa semiunita che per l’altro polo: quello degli Stati Uniti.
Domanda che l’occidentalismo avrebbe dovuto porsi almeno 20 anni fa. Ora questo ritardo mette tutti nella colpevolezza che la si sta pagando cara; una cambiale di lunga scadenza che corre il rischio di andare in protesto.
Segnali, sintomi. Putin, di segnali, ne ha lanciati parecchi. È ipotizzabile che la sua lucida paranoia imperialista sia cominciata sin dal suo “confinamento” nella Germania dell’Est, verso la fine degli anni 80, quale mastino del KGB, messo non solo ad abbaiare contro i servizi segreti occidentali, ma anche da persecutore: un ufficialetto ghestapiano.
Vladimir Putin cerca “vendetta” per essere stato impiegato come un oscuro caporale durante le ultime fasi della guerra fredda, in quella poco dorata prigione. In Putin, c’è un’analisi semi-logica, sogna il raggiungimento e il superamento del metodo staliniano (tra l’altro lodato quale vincitore – secondo lui – della seconda guerra mondiale. Poco conta se il risultato ha causato una ventina di milioni di vittime, tra soldati prima, poi quelli di civili durante il suo governo privo di scrupoli). Ne è ossessionato da slavofilo qual è, col delirio di ricostituire una nuova Madre Russia. Bilioso, si sente rifiutato dall’Europa, da tutto l’Occidente.
Il pretesto per invadere l’Ucraina il 24 febbraio del 2022, è la prima mossa nel convincimento di annettersi, successivamente, altri Stati confinanti. Dice che il suo compito è quello di denazificare la parte sud-orientale di Kiev infestata dal neo-nazismo.
Occorre, a suo parere, estirpare tale cancro, guarire l’Europa stessa decadente e corrotta. L’altra motivazione per cui invade l’Ucraina: il piano denominato Novo-Russia; una volta sistemata la questione Crimea, citando i diritti e gli interessi dei cittadini russi e russofoni del Sud-Est, addotta la terminologia e i metodi zaristi. Si tratta di prendere Kharkiv, Donetsk, Nikolaiv e Odessa che non facevano parte dell’Ucraina all’epoca degli zar, ma territori trasmessi all’Ucraina, negli anni ‘20 del Novecento sovietico (“perché l’abbiano fatto, Dio solo lo sa” – dice Putin: bisogna dunque recuperarli, riprendendo un termine “creato” nel momento in cui l’impero russo colonizzava la parte meridionale dell’Ucraina).
Dalla metà del Settecento agli anni ‘30 dell’Ottocento (non a caso dopo la rivoluzione decabrista del 1824) sono state fondate varie città, come Ekaterinoslav (l’attuale Dnipro), Kherson, Mariupol, Odessa e altre. Oltre a combattere nel bacino del Donbass, il piano Novo-Russia prevede di collegare la Russia alla Transnistria, in Moldavia, regione occupata dai filorussi fin dalla caduta dell’ URSS, creando un passaggio che permetterebbe alla penisola di Crimea di non essere più un’enclave.
Per far ciò la Russia deve occupare tutta la parte meridionale dell’Ucraina prendendo Mariupol da una parte e Odessa dall’altra. La conclusione delirante si conforma in una sorta di disincanto: se si realizzasse la Novo-Russia (afferma in modo contrastante), si avrebbe ben presto una zona dedita al traffico di armi (come se Putin non lo stesse facendo da almeno 5 lustri), di droga, fino alla perversione dell’unione tra persone dello stesso sesso. Sarebbe un tumore maligno sul corpo dell’Europa, un paese senza legge, povero, isolato, a stento aiutato dalla Madre Russia.
Ma punta anche, nel contempo, alla rifondazione Eurasiatica, quale “conducator”, cercando un’alleanza con la Cina. poi India, Pakistan, fino agli Stati Islamici dell’ISIS. Si consideri come da discorsi pubblici tra il 2000 e il 2014, quanto abbia lodato anche il nazional-socialismo di Hitler.
Si contraddice spesso. Vuole creare una Russia conservatrice sul modello zarista, quale risposta agli Stati che lo osteggiano ormai apertamente. Sono visibili e constatabili, quotidianamente, da quasi 6 mesi, stragi di civili e la distruzione di interi territori nell’Ucraina del Nord-Est e Ovest, desertificandoli. In netto contrasto con i proclami di osservante cristiano-ortodosso desideroso di pace.
Dà grandi poteri a Kirill capo della sua chiesa, potente tecnocrate “religioso”, suo complice ideale per ammaestrare il popolo russo. Putin va oltre anche nell’aspetto culturale, atteggiandosi a profondo conoscitore della filosofia: condanna Marx, poi Hegel e Kant. Secondo lui un grande filosofo è il russo Il’ic, a cui si ispira. Putin incarna la disuguaglianza (praticata dalla stessa chiesa ortodossa); toglie praticamente diritti sociali alla classe popolare favorendo i ricchi e i tecnocrati, terrorizzati dal suo comportamento aggressivo (elementi anche constatabili al saggio del francese (con famiglia di origini russe) Michel Eltchaninoff in “Nella testa di Vladimir Putin” (E/O Edizioni).
Putin è in netto contrasto al pensiero del filosofo Berdjaev che proclamava, ontologicamente, quanto la libertà non sia riducibile, e con del libero arbitrio ragionevole nel contesto democratico. Cita a suo uso e consumo Dstoevskji, Cecov e Mandel’stặm, distorcendone il pensiero.
Dal 2000, ma forse ancor prima, ha iniziato le epurazioni in Russia; ha messo a tacere stampa e televisioni del libero pensiero, ha eliminato o fatto eliminare dissidenti, promosso una cerchia di tecnocrati corrotti e generali (alcuni di loro morti in Ucraina, impreparati, anch’essi sicuri di chiudere la partita in pochi giorni).
Si è “annesso” politici e portavoce, i quali annunciano di far ricorso alle armi nucleari. Putin, non è l’eroe che il suo Paese crede, sta nell’ombra, affidando le peggiori minacce a Medvedev.
Intanto l’Europa e l’Occidente, nell’ultimo ventennio hanno mostrato il fianco, scoperto le loro debolezze, sono caduti nella dipendenza suo dal gas, petrolio, grano e derivati.
Ora la faccenda si è fatta pericolosa e insostenibile. Bisognerà reagire, trovare una svolta, approvare comunemente misure più pressanti, ben oltre le attuali sanzioni. Sarebbe un’idea quella di evitare l’intromissione cinese, magari non facendo pagare loro (per un lasso di tempo bastevole) i dazi in Europa, e cominciare a essere più indipendenti, a smarcarsi dagli Stati Uniti e prendere le distanze dal tiranno turco Erdoan?
Ora la Cina sta comprando più gas russo. Europa e Stati Uniti dovrebbero, in tal caso, boicottare i loro prodotti. Serve una forte scossa politico-economica, copiare i cinesi anziché farsi copiare… Entrare a patti con l’India e anche il Pakistan, paesi con diversi credi religiosi ben lontani dal contesto cristiano-ortodosso.
Rinforzare i rapporti diplomatici e commerciali con i tanti paesi del Centro-Sud Africa, e Sud America. Ottima mossa in ambito geopolitico fino a isolare Putin economicamente e politicamente. “Tapparsi” il naso per un po’…
In realtà, ancora nessuno pare sappia come Putin svilupperebbe il suo impero, né dove, quando e come agirebbe. Intanto egli conta sul fatto che i partiti populisti europei si “inchinino al suo cospetto”. Per riuscirci usa tutti i mezzi necessari, anche quello dei falsi rapporti diplomatici, a partire da Macron e altri Premier, sino a finanziare i populismi, come quello della Lega, ad esempio, ricordando il clamoroso autogol filo-russo del suo segretario, mister “Papete”.
Nel frattempo si è concluso il Governo Draghi fatto cadere dalla Destra di Salvini e dal Centro di Berlusconi. Per la cronaca, ora, il M5S (movimento oramai allo sbando) risulta quello meno responsabile. Conte ha avuto il torto di essere stato la “testa di legno”. l’agnello sacrificale scelto da un “occulto” Grillo…Ma anche nel Centro-Sinistra qualcosa non è andato come si augurava attraverso il “ventaglio” delle alleanze.
L’unica via nella prospettiva che ci si augura: se la storia moderna insegna – certi folli prima o poi sono destinati a cadere. Vladimir Putin è solo e semplicemente un folle panslavista?
Ag – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.altrogiornalemarche.it