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Il 7 gennaio riaprono le scuole ma mancano ancora certezze sulla tutela della salute

Il 7 gennaio riaprono le scuole ma mancano ancora certezze sulla tutela della salute

di TERESA GRISCIANI

ANCONA – Ad agosto scorso abbiamo chiesto a una insegnante marchigiana (che abbiamo chiamato A.B. per evidenti necessità di anonimato) un’opinione sull’imminente riapertura delle scuole italiane.

L’insegnante, senza mezzi termini, ci spiegò in una intervista che abbiamo pubblicato su queste pagine quali fossero i motivi che la convincevano ad esortare i dirigenti del Miur a non riaprire le scuole in assenza di specifici ed efficaci strumenti di contrasto alla diffusione del Covid-19, perché sarebbe stata quasi un’ecatombe.

Tutto ciò che allora ha affermato l’insegnante si è poi verificato. Tutto, a partire dalla situazione disastrosa dei trasporti pubblici e della diffusione del virus anche all’interno delle scuole: «È lì che si deve intervenire innanzitutto, altrimenti – ci disse la professoressa A.B.- ci troveremo a far fronte a nuovi inevitabili casi di contagio che, poi, si ripercuoteranno anche nelle famiglie degli studenti e in altri ambienti da essi frequentati».

Già dalla metà di ottobre 2020 si sono registrati i primi casi di contagio nelle scuole, anche in quelle marchigiane e, inoltre, si sono accavallati dispositivi ordinati dal Ministero non sempre adeguati: didattica mista, poi  integralmente a distanza, poi in presenza ma solo per una certa percentuale di studenti, poi solo per quei ragazzi seguiti dagli insegnanti di sostegno… insomma una serie di novità che, da una parte non ha limitato il contagio, dall’altra ha reso caotica l’offerta formativa e il lavoro dei professori.

Oggi, alla vigilia del 7 gennaio 2021, sembra si ritorni indietro: insomma l’incertezza regna sovrana sull’ipotetico rientro di circa 8 milioni di studenti nelle scuole italiane.

Così abbiamo ricontattato la professoressa A.B. per chiederle come ha fatto a prevedere ciò che è poi accaduto: «Bastava usare un po’ di ‘buon senso’, come dicevo già ad agosto: non si dovevano mettere in circolazione 8 milioni di studenti e circa 1 milione di professori più diverse centinaia di migliaia di personale amministrativo: si è data forma ad una sorta di assembramento globale (proprio quando le Istituzioni ci raccomandavano di mantenere le distanze personali) senza pensare alle conseguenze che, invece, ci sono state e sono state gravi, come tutti sappiamo, purtroppo».

Quindi lei pensa che anche ora non si dovrebbe aprire la Scuola il 7 gennaio?: «Sì, lo penso, anche perché non è cambiato nulla dal settembre scorso. Anzi, forse la situazione è anche peggiorata riguardo alla capacità di diffusione del virus. A ciò si aggiunga il fatto che durante le festività moltissime persone non hanno ritenuto di dover rispettare i dispositivi di sicurezza e cioè di non stare in gruppo e di indossare sempre, all’aperto, la mascherina. Lo abbiamo visto tutti in TV ciò che è successo in tutt’Italia».

Sembra che il Ministero dell’Istruzione pensi ad un rientro nelle aule per il 50% di studenti o forse per il 75% per cento di essi, dal 7 Gennaio 2021: «Io vorrei sapere che senso ha tutto ciò quando, alla base, non vi è un intervento decisivo su ciò che facilita il contagio e, cioè, sui trasporti pubblici. Non si sa ancora nulla a questo proposito: saranno potenziate le corse degli autobus e delle corriere? Non ce l’hanno detto. Eppure è proprio quello il nodo da sciogliere: sugli autobus e sulle corriere i ragazzi che vanno a scuola la mattina alle 7.00 e che poi rientrano nelle case tra le 14 e le 15 di ogni giorno si troveranno di nuovo tutti ammassati in spazi ristretti in aperta violazione delle norme anti-diffusione del virus. Oppure forse il Miur sta pensando di introdurre i ‘doppi turni’? E, cioè, alcuni studenti frequenteranno di mattina, altri nel pomeriggio? Non ci hanno detto neanche questo. Ci sono solo voci che si rincorrono, a pochi giorni dalla ipotetica riapertura delle lezioni. Abbiamo ascoltato il presidente Conte dire in Tv della necessità di riaprire le Scuole agli studenti: allora io faccio una domanda rispettosa al Presidente del Consiglio: signor Presidente, ci dà la certezza assoluta che i nostri figli rientrando a scuola il 7 Gennaio 2021 non correranno alcun rischio di essere contagiati dal Covid-19? Lei questo, signor Presidente, non l’ha detto durante la conferenza stampa di fine anno 2020. Eppure era questo che insegnanti e genitori volevano sentirsi dire. Ecco è questa la domanda che pongo al Capo del Governo, e vorrei una risposta chiara e definitiva perché ne va della vita dei  nostri figli e di tanti tanti giovani, ma nessuno è in grado di darla se persino il Presidente Conte non si è pronunciato su questo. ..».

A dar credito a quanto dice la professoressa A.B. ci sono anche le opinioni che molti esperti e infettivologi stanno ripetendo sommessamente in questi giorni nei talk-show d’attualità e sui quotidiani.

Anche il professor Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, dice che le scuole è meglio non riaprirle il 7 Gennaio: “I contagi a scuola avvengono non per il contesto ambientale, quanto per i movimenti che avvengono a monte e a valle delle ore trascorse in aula (…). È dunque importantissimo –ha affermato Galli a “Qui Finanza”- riaprire, ma bisogna farlo gestendo bene le problematiche connesse, a iniziare dai trasporti“.

Ecco, il professor Galli dice, oggi, ciò che la professoressa A.B. aveva detto già nell’agosto scorso. C’è da mettersi le mani nei capelli e da chiedersi allora perché non si cominci a usare, finalmente, quel ‘buon senso’ che dovrebbe dire a chiunque (esperti, medici, istituzioni) che ordinare la riapertura in presenza delle scuole il 7 Gennaio sarebbe un ulteriore grave errore ma, più di questo, sarebbe mettere a rischio della vita milioni di studenti, e i loro genitori: «Non solo: sembra non si valuti affatto la probabilità che quegli studenti, se poi risulteranno positivi al virus, nel frattempo – conclude la professoressa A.B. – avranno avuto tanti altri contatti, non solo sui mezzi di trasporto ma anche in altri ambienti che nessuno controlla e, così, si darà nuova linfa al Covid».

 

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