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Dalla Confartigianato appello per il lavoro: “Riapriamo le imprese, a rischio l’art. 4 della Costituzione”

Dalla Confartigianato appello per il lavoro: “Riapriamo le imprese, a rischio l’art. 4 della Costituzione”

L’associazione evidenzia le priorità attuali: l’urgenza di far tornare a lavorare le imprese, riformare la burocrazia, puntare su investimenti in infrastrutture materiali e immateriali e individuare progetti adeguati per il Recovery Plan

ANCONA – Un sistema economico messo a dura prova dalla pandemia e da regole che non valorizzano il fare impresa: una situazione per cui è necessario intervenire immediatamente con azioni chiare e decise, per ricostituire le condizioni essenziali proprio per il fare impresa in Italia.

I numeri sono allarmanti e parlano chiaro: nel 2020 a fronte di 6.749 iscrizioni e 7.734 cancellazioni, il sistema Marche ha perso 985 attività produttive. Ora c’è bisogno di stabilità politica per dare risposte alle piccole imprese che vivono una fase di precarietà e di disorientamento. E’ il momento di mettere in campo investimenti e riforme strutturali che da troppi anni non sono stati realizzati, facendo attenzione a promuovere il valore del lavoro”.

E’ quanto evidenziano Graziano Sabbatini e Marco Pierpaoli, Presidente e Segretario Confartigianato Ancona – Pesaro e Urbino, che forniscono anche indicazioni precise sulla strada da percorrere d’ora in avanti: “L’urgenza è quella di permettere alle aziende di lavorare con regole chiare che vanno rispettate, per non perdere ulteriore tempo prezioso. Il settore ristorazione deve riaprire, anche a cena, e devono ripartire anche tutte le altre attività sospese perché il blocco crea un danno alle filiere di tutti i settori. Basta con le limitazioni, perché le attività si sono sempre comportate responsabilmente”.

“Il ciclo dei pagamenti tra aziende private, inoltre, sta subendo una forte riduzione a causa del calo di lavoro, perché le attività che sono sospese o che fatturano meno hanno difficoltà”, spiega Sabbatini. “Questo pone un grandissimo problema, perché si stanno creando circoli viziosi e reazioni a catena che sono pericolosissime e difficili da recuperare. A questa condizione bisogna porre rimedio subito, facendo ripartire l’economia e consentendo alle attività produttive di lavorare. Come diciamo da tempo, non sono le imprese, infatti, a favorire la diffusione del virus, perché hanno sempre adottato e continuano ad adottare tutte le misure per lavorare in sicurezza. Tutto questo deve poi essere accompagnato dai comportamenti responsabili dei cittadini”.

Altro capitolo importante, quello del tracollo dei fatturati, a causa delle sospensioni delle attività, dell’impossibilità di spostarsi tra comuni, o della riduzione degli orari di lavoro. Situazioni che stanno creando un grandissimo malessere in tanti imprenditori.

“Le imprese – spiega Pierpaoli – nonostante tutto, hanno accettato i sacrifici e hanno sempre agito in sicurezza. Eppure, le misure previste per il loro sostegno, come bonus e ristori, non si sono rivelate adeguate e di certo non sono ai livelli di altri paesi europei. Basti pensare che la Germania è il primo paese europeo per aiuti alle imprese in Europa, con l’adeguamento degli indennizzi alle reali perdite di fatturato. Il nostro sistema burocratico, invece – continua Sabbatini – certo non favorisce e non ha favorito la rapidità dell’erogazione dei contributi. Si pensi che le elaborazioni del nostro Centro Studi parlano di 450 misure legislative emesse in Italia durante il 2020 e questo eccesso di produzione normativa ha disorientato il Paese, su tutti le imprese”.

E intanto, tra i temi stretta attualità, le decisioni sul Recovery Plan. “E’ necessario individuare progetti che possano davvero offrire un rilancio al Paese – dicono Sabbatini e Pierpaoli – e il Recovery potrà essere una reale occasione di crescita e sviluppo solamente con iniziative in grado di dare davvero un nuovo slancio in vari settori. I punti di intervento prioritario, infatti, su cui il piano dovrà essere costruito sono di certo le riforme della burocrazia, per liberare finalmente le aziende da adempimenti e costi inutili, la digitalizzazione, la transizione green, per creare le condizioni per la competitività delle imprese”.

“Alla luce di tutto ciò – concludono Sabbatini e Pierpaoli – è fondamentale agire con una chiara visione di futuro e capacità di programmazione: c’è la necessità di un anno bianco della tassazione, investimenti in infrastrutture materiali e immateriali, minori costi bancari per le imprese, incentivi sulle nuove assunzioni, il rinvio della moratoria sul credito a marzo 2022, solo per citarne alcuni. Riconoscendo sempre l’importanza e il ruolo delle MPMI come cuore e motore dello sviluppo economico e sociale e agendo subito, perché le imprese e il Paese non possono più aspettare”.

Particolare attenzione, infine, deve essere posta al tema del divario sociale tra lavoratori autonomi e chi lavora nel privato e nel pubblico: “Necessario – dicono Sabbatini e Pierpaoli – riuscire a mantenere un equilibrio. La differenza di tutele sta iniziando a creare malumore, con il rischio di aggravare le tensioni sociali già esistenti a causa della precaria situazione economica”. E proprio l’economia ha bisogno delle stesse tutele che adesso si stanno attuando per altri comparti, come quello dell’istruzione. Perché la tutela del futuro dei ragazzi è fondamentale, “e oggi è possibile grazie alla riapertura delle scuole, ma è anche necessario pensare a quello delle imprese, per far sì che si possano creare le condizioni per una vera ripresa”, concludono.

Nella foto: il presidente Graziano Sabbatini e il segretario generale Marco Pierpaoli

 

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