CULTURA

Con il romanzo “Vento Rosso” un esordio travolgente per Giuliana Argenio

Con il romanzo “Vento Rosso” un esordio travolgente per Giuliana Argenio

di TIBERIO CRIVELLARO

“Al G8 di Genova (luglio del 2001), Mauro Gruber aveva resistito all’ennesima carica della Celere che sciabolava con i manganelli. Impugnati dalla parte della punta facevano malissimo. Non l’avevano acchiappato malgrado si fosse beccato colpi tremendi. Fuggì verso l’incrocio di 2 strade, con una dozzina di compagni strozzati alla gola dai lacrimogeni (Made in Japan e cancerogeni)  ritrovandosi nella vicina Piazza Alimonda. 

Ma si trovarono di fronte un nutrito drappello dei carabinieri del Tuscania.  Dopo un loro lancio di lacrimogeni e un paio di colpi d’arma da fuoco, partì una jeep a tutta manetta verso il gruppetto di compagni. Tutto si svolse in un attimo e dalla camionetta fuori controllo partì un colpo di pistola. Il giovane più vicino al mezzo cadde in una pozza di sangue. La manifestazione di quel venerdì nero di luglio era finita in una tragedia, peraltro annunciata, della quale si sarebbe parlato a lungo negli anni a venire”.

Se mi occupo di un remake, giunto in un solo anno alla terza edizione è mia intenzione dare, in fottuto ritardo, un giusto riconoscimento all’autrice, Giuliana Argenio, esordiente, col suo romanzo “Vento Rosso” (Edizioni Il Filo, Roma, 2007). 130 pagine redatte con un’insolita prosa poetica. Vi chiedere la motivazione di proporlo soltanto adesso. Il suo discorso si avvolge al quel virus di anti libertà a manifestare il dissenso che contagiava a causa del Governo di allora attraverso la violenza e le pallottole di Stato. Vi ricordate chi governava? Al G8 di Genova in realtà gli uccisi furono 3, anzi 4; 8 mesi dopo una compagna di Firenze sarebbe morta di cancro causato dai lacrimogeni.

I personaggi protagonisti erano, e sono tutt’ora vivi (secondo una mia recente intervista alla Argenio anche se citati con nomi di fantasia) e i fatti sono reali, a parte l’ultimo epilogo (inventato) col tragico incidente d’auto di Gruber, in quanto per l’autrice doveva sparire(?).

Questa recensione prosegue dando spazio “autonomo” ad alcune citazioni dal libro: “Mauro Gruber parcheggiò sottocasa, nella primissima periferia di Padova la sua Mercedes S.W. 200, a ridosso del muretto di recensione. Scese malamente dall’auto, l’alcol gli annebbiava la vista e ancora gli doleva il costato per le fratture rimediate a Genova nonostante fossero trascorsi più di 4 mesi da quella terribile giornata…La luce al neon al terzo singulto si illuminò all’interno dell’attico…Davanti a lui le gigantografia del “Che”…il minuscolo scrittoio liberty in noce nazionale sul quale giacevano pile di libri… Autori quali Dylan Thomas, Eliot, Bukoswki, della Wolf, Pavese, Baudelaire, Dostoevkij, Verlain, Camus, Montale, Ungaretti, Sanesi e…”Alla ricerca del tempo perduto” di Proust, che tra le sue pagine sarebbe stato nitore dell’ultimo messaggio a  Emma… Intanto ondeggiava come una zattera alla deriva…crollò sul letto vestito com’era…post-it gialli alla rinfusa con decine di numeri delle tante donne che frequentava, il telefono morto sul pavimento. Si accese una sigaretta, tracannò l’ultimo quarto della bottiglia di Lagavullin mischiandoci una trentina di gocce Minias. La sveglia digitale marcava le 0.3 e 40…L’incubo si ripresentò come ogni notte: Mauro, alis “Vento Rosso” mirava vicino, a pochi metri da lui l’uomo raggomitolato a terra. Poi l’eco del colpo della P.08. Il colpo lo portò alla veglia alle cinque di pomeriggio del giorno dopo con l’ansia che lo stava divorando…”

 Con Gruber gli altri protagonisti: Emma,  Lucio Bertani, Fiamma, (nel contorno, Virginia, Margherita, figlie rispettivamente di Emma e Mauro… e Stefano Montesi, ex marito e noto jazzista internazionale)…  Emma, la donna che  ama senza riserve Mauro conosciuto attraverso Internet ; breve ma infuocato il loro incontro: “Mauro stava al telefono, seduto al posto di guida con la portiera aperta davanti la Basilica del Santo. Emma gli arrivò alle spalle mormorando: “Buonasera”. Scese tendendole la mano dopo aver liquidato in fretta il suo interlocutore. La sconosciuta, bella , di classe, apparentemente; bionda e occhi neri lucenti di malinconia…

In quella dannata sera di novembre a cena, interrotta da una telefonata che gli comunicava: “tuo padre sta morendo…Partì subito facendo sgommare la macchina. Arrivò 2 ore prima del decesso. Assistette all’agonia del padre col cuore frantumato… Mauro, ritornò al passato. Mauro sempre tormentato, Mauro che si distruggeva in perenne bilico tra alcol, politica, poesia e dipendente dal gioco d’azzardo. Mauro che incontrava sempre più raramente la figlia Margherita, 12enne. Gli rimaneva l’amico e compagno di estrema sinistra da sempre, Lucio Bertani, a cui avrebbe affidato due lettere-testamento prima di scappare sotto falso nome a Caracas presso Fiamma, una delle sue ex in America Latina. Una alla figlia, l’altra per Emma. Prima che l’aereo decollasse da Bologna si abbracciarono a lungo e disse a Lucio: Se non mi faccio vivo entro 6 mesi, spediscile”.

Tre giorni prima era andato “in bandiera” in Valle d’Aosta presso il suo amico René, tra i primi fondatori della lotta armata contro uno Stato praticamente fascista…”Emma parcheggiò la sua Audi, entrò dal cancello semichiuso e fu davanti la porta di Mauro. Stranamente era aperta. Varcò la soglia chiedendosi dove fosse sparito ormai da 3 giorni senza sue notizie…L’appartamento sembrava essere stato spazzato da un uragano. I mobili spostati dai muri, le supellettilili in frantumi. Passò sopra le gigantografie del “Che” nude dei vetri che giacevano a schegge sul basco e sul sigaro…Andando verso lo studio vide la sua camera. Il materasso giaceva sbilenco nel letto, l’armadio spalancato con gli abiti a terra sparsi dappertutto…Lo studio: il grande tavolo neve dall’altra parte della stanza pericolosamente in bilico sui libri sparsi in ogni dove…Poi vide, all’entrata, il volto di una sconosciuta in sottoveste e bigodini…”Mi scusi, sono la vicina, sussurrò. La Polizia, mi pare della Digos, è arrivata ieri sera alle nove. Hanno suonato da me…Gli agenti in borghese con altri coperti da tute bianche hanno fatto un sacco di domande sul Signor Gruber e, avevano un mandato…Poi hanno sfondato la porta e, quelli con le tute bianche e mascherine puntavano dappertutto un oggetto che emanava una luce azzurrognola. Ma cosa può aver fatto il Signor Gruber? Abita qui da più di un anno e non ha mai disturbato nessuno. Era gentile ma riservato. Lo sa che era uno scrittore e aveva un’agenzia di pubblicità, di reclame insomma?”. (L’idea di non rivederlo più le chiuse il diaframma in un pugno e udì i passi lesti della solitudine raggiungerla nuovamente.)

“Fu convocata il giorno successivo in Questura dall’Ispettore De Falco. Raggiunse il piano degli uffici della Digos. De Falco la fece sedere in una di quelle tipiche sedie rimaste dal tempo del fascismo. “Mi spiace di averla scomodata…Mauro Gruber, che ben conosce, è indagato per gli ultimi attentati contro il Tribunale di Venezia, quello alla Celere di Padova e del Comando Nord-Est dei carabinieri, e, altro ancora…” L’uomo leggeva da una voluminosa cartella rosa gonfia di documentazioni…”Lei sa dov’è?”…”Faccio prima a dirle cosa so di lui. So dove abita, che scrive e lavora presso la sua agenzia di pubblicità, ho i suoi numeri di telefono e francamente non lo sento da giorni”, rispose Emma rasentando l’antipatia per ila classico sbirro di destra.

“Se Gruber non salta fuori entro 48 ore, sarà ricercato dall’Interpool e, avrà parecchi fastidi pure lei”. Congedandola con aria di falsa benevolenza non aveva esitato a “provarci” in modo untuoso…”Pare che questa cretina non abbia molto da raccontarci su quel figlio di puttana”, disse rivolgendosi al Vice-Ispettore Lo Cascio…”Intellettuali dei miei coglioni…una bella pulizia ci vorrebbe! Lo Cascio, bisognerebbe ripristinare la pena di morte, il gregge deve stare compatto se vuol brucare, le pecore che si staccano vanno bastonate per poi cucinarle in croccanti “gnumareddu”…Uscita dal casermone, vide che la strada pullulava di traffico. Un clacson irritato la bloccò sul passaggio pedonale. Intanto Mauro le mancava sempre più dolorosamente, questo era il problema più serio…A un mese dall’arrivo al My Alma col volo 328 della  Iberia a Caracas, Mauro non sopportava più la gelosia e l’insopportabile psicosi dell’avvenente Fiamma, per questo era rimpiombato nell’etilismo. Stramalediva soprattutto il sopraggiungere del fine settimana, lei non lavorava rimanendogli alle costole in modo ossessivo…e, a momenti, sarebbe rientrata; sessualmente disposta a tutto, pensando che lui fosse il suo unico amore…urla, gemiti e orgasmi inesistenti come una cagna in calore…”Se va my amor? Su, andiamo in città a far follie”…”Guido io”, disse mauro mentre si dirigevano verso il centro. Da lì sarebbe fuggito prendendo il primo volo per l’Italia. Pensava alla figlia, a Emma e a Lucio. E invece quella pazza manteneva il volante. La “rossa”, come la sera precedente, fu presa da una violenta crisi isterica. Urlò e urlò ancora:”Nooo…nooo, non te ne andrai, non te ne puoi andare”..Acellerava sempre più spericolosamente…poi l’auto sbandò, inceppo le ruote nella buca dell’asfalto che pareva un colabrodo e franò inevitabilmente fuoristrada…Siamo all’epilogo di un romanzo che nasconde magistralmente densi misteri e…segreti. Quale è stato il vero destino di Mauro Gruber? Qualcosa all’ordine del destino lo avrà salvato? Vive ancora?

Il titolo del terzultimo capitolo della Argenio lo fa supporre ai pochi svegli di mente: “PER ME LA TUA VOCE SI E’ FATTA MUTA”. Concludendo: “Dicono che nevicherà tutta la settimana e che il prezzo del petrolio non è mai stato così alto…Dicono…L’unica immediata certezza, Emma la scorse guardando dalla finestra. La neve continuava a cadere, leggera come piccole piume..Così anch’io chiudo la recensione più lunga che abbia mai scritto, non prima di segnalare a fine libro una lunga ma bellissima poesia su “Vento Rosso” scritta dalla figlia Barbara Marin, augurandovi che, oltre l’attuale virus, non ne ritornino altri ben più assassini.

GIULIANA ARGENIO

VENTO ROSSO

Ed. Il Filo, Roma – 2007)

 

 

 

 

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