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Tre brutali femminicidi nell’ultimo romanzo di Raffaele Malavasi

Tre brutali femminicidi nell’ultimo romanzo di Raffaele Malavasi

di TIBERIO CRIVELLARO

Già in prima edizione, Raffaele Malavasi col suo “Tre cadaveri” (Newton Compton, 2019) sta raccogliendo il pubblico plauso; complice la distribuzione che te lo fa trovare pure dal pizzicagnolo? Ma come ben sapete o voi sgamati, il marketing sa dove meglio si addentano panini con morta-della.

Se a inizio lettura, il bel tomo si trascina oltremodo sulle intrinsichezze familiari dell’ex poliziotto Goffredo Spada, poi, finalmente, ci fa trovare un primo cadavere di donna orribilmente assassinata permettendo all’Ispettore capo Manzi di iniziare le dovute indagini, che in breve saliranno a tre ad opera probabilmente di un serial killer  superpsicotico sopranominato Minosse. In una Genova sconvolta. Manzi, nonostante i vecchi dissapori questurini, chiederà a  Spada un aiuto esterno date le particolari contorsioni nelle scene dei delitti. Quel spada, cinico e poco collaborativo; vendicativo anche per essere stato obbligato a lasciare la Madama; e tagliente verso un’Istituzione “perversa” che spesso bada più alla facciata che ai “contenuti”.

Nel retroscena si intromette Orietta Costa, ficcanaso del Secolo XIX che vorrebbe risolvere l’intrico puntando a uno scoop. Tre brutali femminicidi si avvicendano nel giro di pochi giorni togliendo il respiro agli inquirenti. Occorre fermare tali orrori, a tutti i costi. Bisognerà addentrarsi negli abissi della perversione umana, scendere agli inferi, se occorre. Qui lascio in paresi la penna a lasciar prelibare i vostri occhi, le vostre contorte menti: tra foco, serpenti e brine…

 

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