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E’ entrato in funzione il nuovo impianto di molitura della Cooperativa agricola Gino Girolomoni

E’ entrato in funzione il nuovo impianto di molitura della Cooperativa agricola Gino Girolomoni

Illustrato in anteprima al Sana di Bologna l’ambizioso progetto che permette alla cooperativa di chiudere la filiera, diventando il primo pastificio bio italiano a controllare l’intero ciclo produttivo, dal seme al piatto

ISOLA DEL PIANO – E’ entrato in funzione il 26 agosto a Isola del Piano (PU) il nuovo impianto di molitura della Cooperativa agricola Gino Girolomoni, direttamente collegato al pastificio. Si tratta di un investimento da oltre 3 milioni di euro, per una potenzialità produttiva di farina di 100 tonnellate al giorno e di 20.000 tonnellate all’anno. Con questo nuovissimo molino trova pieno compimento il sogno del fondatore della Cooperativa, Gino Girolomoni. Ora, infatti, sarà possibile controllare la lavorazione del grano in ogni fase, dalla semina alla coltivazione, dalla raccolta allo stoccaggio, dalla pulitura alla macinazione, per ottenere una semola “cucita” su misura e garantire così un gusto unico alla pasta Girolomoni®.

Il progetto è stato illustrato in anteprima al all’edizione 2019 di Sana, il salone internazionale di Bologna completamente dedicato al biologico. L’impianto macina il grano preservando le proprietà organolettiche dell’intero chicco, dalla crusca al germe, senza che venga aggredito o surriscaldato. Per far questo è essenziale rispettare i tempi lenti della macinatura prima e dell’essicazione poi.

“È un investimento importante che abbiamo meditato a lungo ma che abbiamo ritenuto necessario per realizzare il progetto del nostro fondatore e per caratterizzare la nostra filiera biologica di lavorazione e trasformazione del grano – spiega il presidente Giovanni Girolomoni – testimonia in modo concreto il nostro impegno per dotare la cooperativa degli strumenti più avanzati, che agevolino la nostra crescita nella direzione della qualità e ci permettano di progettare al meglio il futuro. Quest’impianto di molitura ci rende autosufficienti, consentendoci di controllare la lavorazione del grano dal seme al piatto”.

Sul fronte delle novità di prodotto, c’è invece da registrare l’arrivo dell’inedita referenza della Farina di ceci biologica, in formato da 400, macinata a pietra e prodotta con ceci coltivati in Italia, recuperando i più piccoli e quelli spezzati, perché non vadano perduti.

Oltre ad essere un’ottima fonte di fibre e proteine, si presenta anche come una valida alleata in cucina per una dieta sana e variegata. Proprio in tale ottica, nel retro della confezione è stata inserita una ricetta, in linea con lo spirito di recupero della buona cucina tradizionale con cui nasce la farina di ceci Girolomoni®.

Gino Girolomoni Cooperativa Agricola

La storia della Gino Girolomoni Cooperativa Agricola® inizia nel 1971, quando Gino Girolomoni, giovane sindaco del comune di Isola del Piano (PU), cominciò a promuovere iniziative volte a valorizzare e sostenere l’antica civiltà contadina. Queste prime esperienze furono alla base della nascita, nel 1977, della Cooperativa Alce Nero, di cui verrà ceduto il marchio circa 25 anni dopo, diventando Montebello®. In seguito alla scomparsa del suo fondatore, avvenuta nel marzo del 2012, il marchio Montebello® cede il passo al marchio Girolomoni®. Con i 300 agricoltori, cinquanta dipendenti e con 12 milioni di fatturato (anno 2018), la cooperativa Gino Girolomoni ha contribuito in modo sostanziale allo sviluppo del biologico in Italia e rappresenta, oggi, uno dei punti di riferimento più importanti del panorama del biologico del nostro Paese.

Fondazione Girolomoni
La Fondazione culturale che oggi prende il nome dal suo fondatore, Gino Girolomoni, è stata fondata nel 1996 con il nome di Fondazione Alce Nero. Il suo scopo primario è la conservazione e l’archiviazione degli scritti, dei documenti e del patrimonio librario lasciati da Gino Girolomoni, nonché la divulgazione del suo pensiero, la prosecuzione degli eventi culturali da lui avviati e la valorizzazione dei luoghi in cui la vita e il paesaggio agrario, grazie a lui e alla moglie Tullia Romani, hanno ritrovato significato e potenzialità economiche. La Fondazione trova sede presso il Monastero di Montebello, tra Urbino e Isola del Piano nella provincia di Pesaro-Urbino.

 

 

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