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Il futuro che ci attende in una lectio di economia della professoressa Elisabetta Righini

Il futuro che ci attende in una lectio di economia della professoressa Elisabetta Righini

La docente dell’Università di Urbino è intervenuta nella sede storica della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Pesaro

di PAOLO MONTANARI

PESARO – Si è svolta nella sede storica della Società Operaia di Pesaro una lectio di economia della professoressa Elisabetta Righini docente di diritto commerciale e sistemi finanziari dell’Università di Urbino. Dopo i saluti del presidente del Soms dottor Emilio Melchiorri e la presentazione del giornalista Paolo Montanari, la professoressa ha svolto la sua relazione ampia e complessa dal titolo “Quale futuro per  l’economia? Dall’automazione all’intelligenza artificiale”.

“In questo momento storico si stanno sviluppando due sistemi economici mondiali: Industria 4.0 che si basa sullo sviluppo dell’automazione dell’industria tedesca e in Giappone  l’iniziativa Società 5.0 che mira a impiegare tecnologie emergenti per creare una società cyber-fisica “super intelligente” che sia più “centrata sull’uomo” rispetto alla nostra attuale società dell’informazione”.

  • Vi è un passaggio equilibrato da Industria 4.0 a Società 5.0?

“L’iniziativa giapponese si basa sul paradigma di Industria 4.0 sviluppato in Germania nella prima metà di questo decennio. In sostanza Società 5.0 cerca di adottare le tecnologie in rapida evoluzione che Industria 4.0 impiega per la produzione all’interno delle imprese e integrarle più profondamente nella vita quotidiana delle persone comuni. Mentre le manifestazioni del paradigma Industria 4.0 si concentrano sull’applicazione di tecnologie emergenti per migliorare l’efficacia, l’efficienza e le prestazioni finanziarie delle organizzazioni, l’iniziativa giapponese implicherà la fusione dello spazio fisico, cioè il mondo reale con il cyberspazio, fornendo un’infrastruttura sociale comune per la prosperità basata su una piattaforma di servizio avanzata e cioè le tecnologie emergenti relative alla robotica sociale, la Internet of Things, intelligenza ambientale, realtà aumentata e virtuale e interfacce avanzate uomo-computer per migliorare qualitativamente la vita dei singoli esseri umani e per avvantaggiare la società nel suo complesso. Riassumendo: Se l’ìndustria 4.0 tedesca si basa sulla creazione della fabbrica intelligente, con la società 5.0 giapponese ci si orienta verso la creazione della prima SUPER SMART SOCIETY  al mondo”.

  • Professoressa Righini ci spieghi meglio che cos’è la Super Smart Society…….

“Gli obiettivi della società 5.0 si basano su un’unica finalità : la creazione di pari opportunità per tutti e anche la creazione di un ambiente per la realizzazione delle potenzialità di ogni individuo. Per questo motivo verranno impiegate tecnologie per rimuovere gli ostacoli fisici, amministrativi e sociali all’autorealizzazione della persona. Ma la società 5.0 è stata anche progettata per portare benefici economici per le persone: fornendo i beni e i servizi necessari alle persone che ne hanno bisogno nel momento richiesto e nella giusta quantità. Ciò dovrà favorire anche i vantaggi alla nazione nel suo insieme. Infatti l’infrastruttura digitale-fisica sarà in grado di rispondere con precisione a un’ampia varietà di bisogni e creerà una società in cui tutti i tipi di persone possano ottenere prontamente servizi di alta qualità, superare le differenze di età, sesso, religione e lingua”.

  • Tutto bene fin qui, ma vi sono anche dei rischi in questo modello di società perfetta?

“Certo che vi sono dei rischi che la società 5.0 può produrre: rischi di dipendenza simili a quelli già visti in dipendenza da Internet, dai videogiochi o da smartphone. Inoltre il rapporto fra essere umano, cioè il mondo reale e il cyberspazio, può aumentare il rischio di attacchi informatici”.

  • Sono solo due allora gli attori principali in Society 5.0?

“Oltre ai suoi membri umani, ci si può aspettare che la Società 5.0 includa molti tipi di attori sociali intelligenti non umani come partecipanti o membri.  Tuttavia tali esseri artificiali apparirebbero non come strumenti passivi ma di agire nella società, i robot, che agiscono come gli animali domestici  e gli animali da lavoro. Un uso accelerato del robot non sarà limitato solo alla produzione ma anche nei vari campi come la comunicazione, l’assistenza sociale/ del lavoro. In questo tipo di società 5.0 gli esseri umani vengono a svolgere un ruolo incerto, perché i robot possono essere talmente avanzati da sostituire in toto le funzioni umane. Da qui una sfida che porta ad una dicotomia: la post-umanizzazione e il post-umanesimo. Quest’ultimo può essere inteso come una raccolta eterogenea di approcci accademici che cercano di analizzare i fenomeni in un modo che rompe i binari concettuali tradizionali, come quelli di umano contro non umano e naturale contro artificiale e quindi considerare anche animali, robot come componenti della società. Il fenomeno della post-umanizzazione  è qualcosa di relativo ma distinto: comprende quei processi o dinamiche che sono effettivamente all’opera in una data società e possono offuscare le barriere pratiche tra umano e non umano e tra naturale e l’artificiale e questo fa sì che la società diventi deantropocentrata”.

  • Qui, professoressa Righini ai concetti economici subentrano anche quelli filosofici…..

“Si è passati dall’Umano al potente stato di post-umanizzazione non tecnologica all’inizio del XIX secolo, quando l’industrializzazione dei processi agricoli e manifatturieri cominciò a forzare gli animali fuori dai loro ruoli sociali e critici e il pensiero post-illuministico cominciò a sfidare le credenze spirituali. Invece di viere un’interazione sociale si è arrivati ad un processo economico tedesco 4.0 più omogenizzata e de-postumanizzata ed ora con la Società 5.0 le società contemporanee stanno diventando tecnologicamente post-umanizzate, per cui gli esseri umani diventano integrati con dispositivi e sistemi artificiali. Nello stesso tempo i computer sviluppano una maggiore intelligenza e più capacità sociali, emotive , di apprendimento ed evolutive. E il processo non finirà qui, perché il rapporto uomo e tecnologia non ha confini”.

 

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