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“I camionisti non sono dei criminali: tanti sacrifici e tanto impegno”

“I camionisti non sono dei criminali: tanti sacrifici e tanto impegno”

ANCONA – Confartigianato Trasporti Marche scende in campo contro la campagna di criminalizzazione portata avanti  sui media e sui social da alcuni facinorosi nei confronti dei “camionisti”, operatori, imprenditori o dipendenti, che lavorano al servizio dell’economia e della collettività.

Confartigianato Trasporti innanzitutto, afferma il segretario Gilberto Gasparoni, esprime il proprio cordoglio a tutti i deceduti sul lavoro e sulle strade, a partire dall’ultimo giovane che ha perso la vita nell’incidente di Bologna.

I trasportatori sono lavoratori, come quelli della metalmeccanica, dell’edilizia, della moda ecc. che in questo caso, vivono e lavorano sulla strada, in mezzo a tanti pericoli, persone che fanno un lavoro molto duro e che li porta a stare a lungo lontano da casa e dalle loro famiglie. E quando vediamo un camion sulle strade (anche se è di grande dimensioni) pensiamo sempre che il conducente è un lavoratore che prima di tutto ha a cuore la sicurezza sua e di quanti incontra e che intende portare a conclusione il viaggio senza creare o avere problemi.

Pensare che sono spregiudicati, irresponsabili o altro ancora è del tutto fuori luogo e sbagliato.

L’autotrasporto italiano è un settore composto da 93.000 aziende (di cui  4.000 nelle Marche),  con diverse centinaia di migliaia di autisti che circolano sulle nostre strade per rifornire le industrie, i mercati, i negozi; sono il motore che tiene in vita il nostro mondo; tutto ciò avviene anche in tutta Europa dove l’autotrasporto per necessità rifornisce i vari paesi.

I trasportatori, sottolinea il Presidente Confartigianato Trasporti Elvio Marzocchi, sono costantemente impegnati nell’aggiornamento professionale dei propri conducenti, e nel rinnovare il parco veicoli con ingenti investimenti, per garantire la sicurezza stradale, ambientale e per il risparmio energetico anche con fonti energetiche green.

In questi giorni, dopo l’incidente di Bologna, si parla molto di veicoli di ultima generazione dotati dei kit di autocontrollo del veicolo cioè con frenatura automatica ecc. ecc. tecnologie presenti nei veicoli nuovi dal 2016; ma anche in questo caso gli incentivi previsti dal Ministero che dovrebbero favorire l’aggiornamento del parco TIR sono nettamente insufficienti, basti pensare che i fondi coprono il 65% delle richieste dei contributi previsti dai DM. In un contesto del genere con bilanci ridotti all’osso gli investimenti sono difficili da realizzare e le imprese per la rovinosa concorrenza fatta dai vettori dell’est non hanno le risorse necessarie. Ed ancora il Governo in passato ha abolito prima le tariffe a forcella, poi i costi minimi ed infine i costi di riferimento, non vengono rispettati i tempi di pagamento, il tutto porta le imprese, di tutte le dimensioni, a non avere margini per gestire correttamente le attività.  Ecco perché la categoria aveva dichiarato il fermo, rinviato poi alla fine di settembre; servono risposte concrete, regole e legalità come pure innovazione in un settore che non può essere modificato, dato che il sistema industriale vive di autotrasporto che sono i nuovi magazzini delle industrie. Il motivo riguarda, il nostro assetto industriale, basato su imprese disperse nel territorio, e che hanno nei bassi costi e nell’elevata funzionalità del trasporto “porta a porta”, consentito solo dai camion, una delle maggiori “economie esterne”.  E nulla può sostituire questo sistema; non c’è treno che fa da magazzino.  Il trasporto intermodale è utile sulle lunghe distanze così come le autostrade viaggianti, cioè i camion o i semirimorchi sui treni o sulle navi, che gli autotrasportatori utilizzano sistematicamente quando vi sono le condizioni, perché si viaggia riposando, senza code e rotture del veicolo e quando si scende si ha una giornata di lavoro davanti tranquilla.  L’autotrasporto tra tasse, accise e pedaggi,  versa allo Stato non meno di 10 miliardi di euro l’anno, con una elevatissima pressione fiscale. Per queste ragioni l’autotrasporto va riorganizzato, rinnovato e rispettato”.

 

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