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Dal Barbiere rivoluzionario al Moise et pharaon del Rof 2020, passando per Mozart: intervista al maestro Pier Luigi Pizzi

Dal Barbiere rivoluzionario al Moise et pharaon del Rof 2020, passando per Mozart: intervista al maestro Pier Luigi Pizzi

di PAOLO MONTANARI

PESARO – Per il Barbiere di Siviglia di Pier Luigi Pizzi, vi sono già state varie definizioni, più positive che negative, come quella che fra l’altro condivido di Carla Moreni, un Barbiere rivoluzionario.

Abbiamo incontro il maestro Pier Luigi Pizzi, che quest’anno oltre a presentare un Barbiere di Siviglia, veramente innovativo, ha seguito integralmente il Rossini Opera Festival?

  • Maestro Pizzi, è contento della definizione del Barbiere “rivoluzionario”?

“Si sono contento. perché rivoluzionare una lettura, classica, che già il compianto Alberto Zedda, nella sua revisione critica all’opera, aveva sottolineato, vuol dire avere fiducia nell’opera stessa, in questo caso Il Barbiere di Siviglia, che ha una tradizione di commedia classica che deriva da Plauto, Macchiavelli, Moliere e la commedia all’italiana di Goldoni. La realizzazione del Barbiere a Pesaro, ha comportato una serie di lavori seguendo la preparazione per un allestimento teatrale con incontri intorno ad un tavolo per decidere i recitativi e soprattutto il rispetto fra la dimensione teatrale e quella musicale. Io ho seguito tutte le prove musicali del Barbiere e il direttore d’orchestra ha seguito tutte le prove di messinscena.”

  • Lei quest’anno ha più volte definito i personaggi rossiniani dei mostri. Perché?

“Analizziamo i personaggi del Barbiere, non sono protagonisti, ma sono personaggi cinici, calcolari e egoisti. In particolare Bartolo e Basilio hanno questi vizi che però sono visti in un discorso di squadra e non di divismo o di eccessi. Con Spagnoli in particolare che ha interpretato don Bartolo, abbiamo studiato in maniera minuziosa il recitativo, che in questo Barbiere è stato integrale, con un recupero anche nel finale sottraendo la parte al conte D’Almaviva. Spagnoli merita un elogio, anche perché sia a lui che a Pertusi che ha interpretato don Basilio, ho aggiunto dei tic, balbuzie e erre moscia, facendoli diventare da parrucconi e buffoni, come sono stati rappresentati per anni, in personaggi del quotidiano, più realistici e più amati”.

  • Uno dei giudizi positivi al suo Barbiere è l’uso del bianco della luminosità. Ma non è una novità, visto che già in Così fan tutte di Mozart, lei aveva adottato questi stilemi cromatici in una essenzialità scenografica come nel Barbiere pesarese…

“Per molto tempo siamo stati abituati al Barbiere di Siviglia non solo con i parrucconi, ma con le stanze scure, barocche, mobili pesanti. Io ho voluto rendere al meglio la luce. I personaggi vivono a tutto tondo in questo contesto, che mi rendo conto può essere cinematografico. Il riferimento iniziale è al capolavoro di Dreyer “La passione di Giovanna d’Arco”, anche questo film fatto di sequenze pittoriche, è dominato dalla luce. Perché ho voluto adottare questo contesto meta filmico in teatro? Perché il mio intento è quello di mostrare in teatro più i gesti dei protagonisti, i loro volti. Andare addosso alla loro personalità. Mi rendo conto che è stata un’operazione coraggiosa, ma necessaria. Prendiamo ad esempio Rosina, che deve essere credibile fisicamente; una bambina, intelligente e astuta. Il giovane principe al di là della bellezza, deve essere l’eroe del travestimento e Figaro deve essere mercurio, argento vivo che trascina tutti. Ho voluto fare teatro con e per i giovani”.

  • Maestro Pizzi i suoi prossimi impegni?

“Presto ritornerò nelle Marche, precisamente a Fano, Fermo e Ascoli Piceno con Così fan tutte di Mozart. Poi sarò al Petruzzelli di Bari per Tancredi, al Regio di Torino per Madame Butterlfly. E poi a gennaio 2019 sarò a Catania con Il Flauto magico con una impostazione massoinca, (ndr-  che si discosta dal discusso Flauto magico di Vick). E infine nel 2020 sarò di nuovo a Pesaro al Rof con Moise et pharaon”.

Auguri maestro

 

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