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Le Marche si confermano la seconda regione per turismo culturale

Le Marche si confermano la seconda regione per turismo culturale

Il sistema produttivo culturale e creativo produce oltre 92 miliardi di valore aggiunto e ne muove in totale 255,5: il 16,6% della ricchezza prodotta, made in Italy e turismo primi beneficiari. Nella cultura gli occupati sono 1.520.000 e crescono più che nel resto dell’economia italiana (+1,6% rispetto al +1,1%). La soddisfazione dell’assessore Moreno Pieroni

ROMA – Oltre 43mila addetti e 2,2 miliardi di valore aggiunto. Sono queste le grandezze che caratterizzano il Sistema Produttivo Culturale e Creativo marchigiano. Valori che permettono alla regione di collocarsi quinta tra le regioni italiane, sia per quota di ricchezza prodotta (6,4%) che per quota di occupati (6,5%). Incidenze cresciute di ben quattro decimi di punto nel giro di un solo anno, con tre province (Macerata, Ancona, Pesaro e Urbino) capaci di posizionarsi tra le prime venti realtà nel panorama nazionale.

È quanto emerge dalle classifiche dello studio “Io sono cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato da Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il sostegno della Regione Marche, presentato oggi a Roma alla presenza del ministro Bonisoli.

L’assessore regionale al Turismo-Cultura, Moreno Pieroni ha così commentato la presentazione del Rapporto Symbola –Union Camere: “La classifica annuale della Fondazione Symbola che ci vede confermare in Italia  un secondo posto come regione a vocazione culturale e nel turismo culturale, cioè  come quota di spesa turistica attivata dalla cultura, ci riempie di soddisfazione e anche di orgoglio. Di più quest’anno che non era così  scontato a causa delle drammatiche vicende dell’Appennino che hanno destabilizzato programmi e fatto rimodulare misure.  Ma evidentemente legare strettamente la cultura al turismo, come abbiamo fatto fin dall’inizio del mandato, sta risultando la carta vincente. Ancora da sottolineare le buone posizioni delle nostre città tra le  realtà che emergono per il Sistema produttivo Culturale e Creativo. Credere fermamente sempre più che la Cultura debba diventare  un’Industria e che come tale vada salvaguardata come fonte di occupazione e beneficiata da investimenti importanti è una scelta ormai obbligata alla luce del panorama globale produttivo e ci auguriamo che anche le nuove politiche culturali del Governo vadano in tale direzione“.

La cultura è uno dei motori trainanti dell’economia italiana, uno dei fattori che più esaltano la qualità e la competitività del made in Italy. Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo, fatto da imprese, PA e no profit, genera più di 92 miliardi di euro e ‘attiva’ altri settori dell’economia, arrivando a muovere, nell’insieme, 255,5 miliardi, equivalenti al 16,6% del valore aggiunto nazionale. Un dato comprensivo del valore prodotto dalle filiere del settore, ma anche di quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene stimolata, a cominciare dal turismo. Una ricchezza che si riflette in positivo anche sull’occupazione: il solo Sistema Produttivo Culturale e Creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone, che rappresentano il 6,1% del totale degli occupati in Italia.
Nel complesso, quello produttivo culturale e creativo è un sistema con il segno più: nel 2017 ha prodotto un valore aggiunto del 2,0% superiore. Gli occupati sono invece 1.520.000 con una crescita dell’1,6%, superiore a quella del complesso dell’economia (+1,1%).

È quanto emerge dal Rapporto 2018 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, con la collaborazione e il sostegno della Regione Marche, presentato oggi a Roma alla presenza del ministro Alberto Bonisoli, dal segretario generale di Unioncamere Giuseppe Tripoli, dal presidente di Symbola Ermete Realacci e dal presidente di Unioncamere Ivan Lo Bello. L’unico studio in Italia che, annualmente, quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale. I numeri dimostrano senza ombra di dubbio che la cultura è uno dei motori della nostra economia e della ripresa.

Arrivato all’ottava edizione, lo studio propone numeri e storie ed è realizzato grazie al contributo di circa 40 personalità di punta nei diversi settori, alla partnership con Fondazione Fitzcarraldo e Si.Camera e con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

Dall’analisi emerge con chiarezza quanto il ‘sistema Italia’ debba a cultura e creatività: il 6,1% della ricchezza prodotta in Italia, nel 2017, pari a oltre 92 miliardi di euro. Ma non finisce qui: perché il Sistema Produttivo Culturale e Creativo (SPCC) ha un effetto moltiplicatore sul resto dell’economia pari a 1,8. In altre parole, per ogni euro prodotto dal SPCC, se ne attivano 1,8 in altri settori. I 92 miliardi e più, quindi, ne ‘stimolano’ altri 163, per arrivare a 255,5 miliardi complessivamente generati dall’intera filiera culturale; il 16,6% del valore aggiunto nazionale, col turismo come principale beneficiario di questo “effetto volano”. Più di un terzo della spesa turistica nazionale, esattamente il 38,1%, è attivata proprio dalla cultura e dalla creatività.

Nell’anno dedicato dalla Commissione europea al Patrimonio culturale è importante ricordare il dovere morale e l’obbligo di restaurare e mettere in sicurezza l’enorme patrimonio culturale nelle aree colpite dai terremoti del Centro Italia. Una sfida che è anche l’occasione per creare un distretto di valore mondiale in cui valorizzare tecnologie, nuovi materiali e competenze. Grazie anche all’impiego, per 10 anni, dell’intera quota dell’8 per mille destinato allo Stato per i beni culturali dell’area del cratere. A questo l’Ue ha destinato notevoli risorse aggiuntive per la conservazione e promozione del patrimonio culturale.

“Cultura e creatività sono la chiave di volta in tutti i settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia – commenta Ermete Realacci, direttore della Fondazione Symbola – e cresce il loro ruolo nell’economia. La bellezza è uno dei nostri punti di forza. Tanto che, secondo un’indagine della rivista US News e dell’Università della Pennsylvania, siamo addirittura il primo Paese al mondo per la influenza culturale. Un primato legato anche alla nostra capacità di trasmettere cultura e bellezza nelle produzioni e al nostro soft-power. Proprio questo intreccio caratteristico dell’Italia, tra cultura e manifattura, coesione sociale e innovazione, competitività e sostenibilità, rappresenta un’eredità del passato ma anche una chiave per il futuro.

“L’obiettivo del Rapporto è superare la convinzione che la cultura sia soprattutto qualcosa da conservare piuttosto che una componente dello sviluppo produttivo su cui puntare”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello “Ciò vale soprattutto se si guarda ai cambiamenti che l’economia subirà con la rivoluzione tecnologica. Il mondo che affronteremo nei prossimi anni sarà guidato da una serie di trasformazioni radicali concentrate soprattutto nella sfera del lavoro e delle competenze. Mediamente, chi opera nel campo delle professioni culturali e creative possiede un più alto livello d’istruzione. Puntare sulla cultura e sulla creatività significa quindi puntare in alto, su competenze in grado di affrontare la stagione dell’Industria 4.0”.

“L’industria culturale e creativa – dichiara il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Alberto Bonisoli – è destinata a divenire una delle protagoniste dell’economia del XXI secolo e in questo l’Italia ha un vantaggio competitivo dovuto al suo straordinario patrimonio storico, artistico, archeologico di cui dobbiamo avvalerci a pieno. Moda, design, cinema traggono ispirazione da questo patrimonio, mentre nuove tecnologie, realtà virtuale e realtà aumentata trovano concreta applicazione nella sua valorizzazione. Turismo e made in Italy, inoltre, traggono enormi benefici da questa voglia di Italia che c’è nel mondo e che è nostro dovere promuovere al massimo. I dati del rapporto Symbola sono espliciti al riguardo e indicano un percorso chiaro per il nostro Paese: crescita, benessere e cultura devono essere ricompresi in un unico paradigma di sviluppo di cui possiamo divenire il modello nel mondo”.

Le Marche

Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo marchigiano produce quasi 2,3 miliardi di euro di valore aggiunto, il 6,4% della ricchezza prodotta dall’economia regionale. In termini di occupazione, i 43mila e 400 addetti della filiera incidono per il 6,5% dei posti di lavoro regionali. A livello provinciale, Ancona si colloca addirittura settima per incidenza del valore aggiunto (6,9%) mentre Macerata è la prima delle marchigiane per incidenza dell’occupazione (11-esima in Italia; 7,0%).

La regione si conferma seconda in termini di quota di spesa turistica attivata dalla cultura con il 51,1% delle entrate complessivamente registrate dal settore (oltre un miliardo di euro) che originano da turisti alla ricerca delle bellezze culturali e paesaggistiche del territorio. Tra le province, Macerata si conferma ancora ai vertici (sesta su centodieci province), con oltre 200 milioni di euro di spesa turistica attivata, il 61% di quella complessivamente registrata sul territorio.

Cosa si intende per Sistema Produttivo Culturale e Creativo

Il rapporto analizza il Sistema Produttivo Culturale e Creativo, ovvero tutte quelle attività economiche che producono beni e servizi culturali, ma anche tutte quelle attività che non producono beni o servizi strettamente culturali, ma che utilizzano la cultura come input per accrescere il valore simbolico dei prodotti, quindi la loro competitività, che nello studio definiamo creative-driven. Il sistema produttivo culturale si articola in 5 macro settori: industrie creative (architettura, comunicazione, design), industrie culturali propriamente dette (cinema, editoria, videogiochi, software, musica e stampa), patrimonio storico-artistico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici), performing arts e arti visive a cui si aggiungono le imprese creative-driven (imprese non direttamente riconducibili al settore ma che impiegano in maniera strutturale professioni culturali e creative, come la manifattura evoluta e l’artigianato artistico). Dal mobile alla nautica, larga parte della capacità del made in Italy di competere nel mondo sarebbe impensabile senza il legame con il design, con le industrie culturali e creative.

I settori, i trend

Le industrie culturali producono, da sole, 33,6 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,2% del complessivo nazionale), dando lavoro a 488mila persone (1,9% degli addetti totali). Contributo importante anche dalle industrie creative, capaci di produrre 13,4 miliardi di valore aggiunto, grazie all’impiego di quasi 261mila addetti. Le Performing arts generano, invece, 7,9 miliardi di euro di ricchezza e 141mila posti di lavoro; a conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico si devono 2,8 miliardi di euro di valore aggiunto e 51mila addetti. A questi quattro ambiti, che rappresentano il cuore delle attività culturali e creative, si aggiungono i rilevanti risultati delle attività creative-driven: 34,5 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,2% del complessivo nazionale) e più di 579mila addetti (2,3% del totale nazionale).

Approfondendo l’analisi è interessante individuare le varie componenti che contribuiscono alla produzione di ricchezza in ciascun settore culturale. Le performance più rilevanti, all’interno delle industrie creative, appartengono al sottosettore del design (che produce 8,6 miliardi di euro di valore aggiunto insieme all’architettura; lo 0,6% del valore complessivo) e della comunicazione (4,8 miliardi di euro, lo 0,3%). Ad alimentare la ricchezza prodotta dalle industrie culturali, invece, vi sono il comparto dell’editoria e stampa (da cui deriva lo 0,9% del valore aggiunto nazionale, corrispondente a 13,8 miliardi di euro) e quello dei videogiochi e software (0,8%, pari a 12 miliardi di euro). Due filiere che, insieme, fruttano 25,8 miliardi di euro all’economia italiana.

Nel suo complesso il Sistema Produttivo Culturale e Creativo ha prodotto un valore aggiunto e un’occupazione superiore rispetto all’anno precedente (+2,0% nel primo caso e +1,6% nel secondo). Una performance perfettamente in linea con il dato complessivo dell’economia italiana per quanto riguarda il valore aggiunto e superiore riguardo l’occupazione (+1,1%).

 Valore aggiunto e occupazione del Sistema Produttivo Culturale e Creativo italiano per settore

Anno 2017 (valori assoluti e composizioni percentuali)

  Valore aggiunto Occupazione
Valori assoluti (in milioni di euro) Composizione percentuale Valori assoluti (in migliaia) Composizione percentuale
INDUSTRIE CREATIVE 13.404,8 14,5 260,8 17,2
Architettura e design 8.594,7 9,3 153,2 10,1
Comunicazione 4.810,1 5,2 107,6 7,1
INDUSTRIE CULTURALI 33.608,5 36,4 488,3 32,1
Cinema, radio, tv 7.466,5 8,1 56,7 3,7
Videogiochi e software 12.011,9 13,0 163,6 10,8
Musica 320,7 0,3 6,1 0,4
Editoria e stampa 13.809,3 15,0 261,9 17,2
PERFORMING ARTS 7.932,9 8,6 140,8 9,3
PATRIMONIO STORICO E ARTISTICO 2.823,7 3,1 51,0 3,4
CORE CULTURA 57.769,9 62,6 940,9 61,9
CREATIVE DRIVEN 34.479,9 37,4 579,3 38,1
SISTEMA PRODUTTIVO CULTURALE E CREATIVO 92.249,8 100,0 1.520,2 100,0

Fonte: “Io sono cultura” Unioncamere, Fondazione Symbola, 2018

Le imprese

Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo italiano conta, a fine 2017, 414.701 imprese, che incidono per il 6,7% sul totale delle attività economiche del Paese.

In particolare, le imprese che operano nei settori del Core Cultura, direttamente collegate alle attività culturali e creative, sono 289.792, a cui va ad aggiungersi la stima relativa alla componente creative driven, dove confluiscono tutte le attività economiche non strettamente riconducibili alla dimensione culturale ma caratterizzate da strette sinergie con il settore (124.909 imprese).

Più del 95% delle imprese operanti nel settore Core Cultura appartiene a due soli ambiti: culturale (148mila imprese, pari al 51,1% del totale) e creativo (127.849 imprese, pari al 44,1% del totale).

Rispetto al 2016, il Sistema Produttivo Culturale e Creativo cresce all’interno di tutti gli ambiti, ad eccezione dell’industria creativa (-0,8%), soprattutto per il comparto editoria e stampa (94.604 imprese, -1,7% sul 2016).

Le imprese femminili sono in aumento nella filiera: sono, infatti, ben 52.297, pari al 18% delle imprese del Core Cultura, in crescita dello 0,3% rispetto al 2016. Più di una impresa femminile su due si concentra nell’editoria (il 53,9%), cui segue, a distanza, il comparto della comunicazione (18,8%).

Per quanto attiene alle imprese giovanili, queste rappresentano il 7,7% della componente Core: anche in tal caso risaltano, in primo luogo, l’editoria, che racchiude poco meno del 40% (39,6%) delle imprese “under 35”, e a seguire il comparto della comunicazione (con il 18,7%).

Hanno un’incidenza minore, ma non per questo trascurabile, le imprese condotte da stranieri, che a fine 2017 costituiscono il 3,8% del totale delle imprese del Core cultura, comunque in crescita del +2,7% rispetto al 2016.

Imprese del Sistema Produttivo Culturale e Creativo per settore

Anno 2017 (valori assoluti e composizioni percentuali)

  Imprese
Valori assoluti Composizione percentuale
INDUSTRIE CREATIVE 127.849 30,8
Architettura e design 83.979 9,3
Comunicazione 43.870 5,2
INDUSTRIE CULTURALI 148.000 36,4
Cinema, radio, tv 14.457 8,1
Videogiochi e software 34.226 13,0
Musica 4.713 0,3
Editoria e stampa 94.604 15,0
PERFORMING ARTS 12.827 8,6
PATRIMONIO STORICO E ARTISTICO 1.116 3,1
CORE CULTURA 289.792 62,6
CREATIVE DRIVEN 124.909 37,4
SISTEMA PRODUTTIVO CULTURALE E CREATIVO 414.701 100,0

Fonte: “Io sono cultura” Unioncamere, Fondazione Symbola, 2018

Geografia della cultura

La grande area metropolitana di Milano è al primo posto nelle graduatorie provinciali per incidenza di ricchezza e occupazione prodotte, con il 9,9% e il 10,1%. Roma è seconda per valore aggiunto (9,8%) e terza per occupazione (8,6%) mentre Torino si colloca, rispettivamente, terza (8,8%) e quarta (8,4%).

Seguono, per valore aggiunto, Siena (8,4%), Arezzo (7,8%) e Firenze (7,2%), Ancona e Aosta al 6,9%, Bologna al 6,4% e Modena al 6,3%.

In termini di occupazione, come suddetto, la leadership per incidenza dei posti di lavoro sul totale dell’economia è da attribuire a Milano, seguita da Arezzo (8,9%), poi Roma, Torino, Firenze (7,8%), Trieste (7,4%), Monza-Brianza e Bologna appaiate al 7,3%, infine Modena e Aosta al 7,2%.

Prime dieci province per ruolo del Sistema Produttivo Culturale e Creativo nell’economia locale

Anno 2017 (valori percentuali)

Valore aggiunto Occupazione
Pos. Province Incidenze % Pos. Province Incidenze %
1) Milano 9,9 1) Milano 10,1
2) Roma 9,8 2) Arezzo 8,9
3) Torino 8,8 3) Roma 8,6
4) Siena 8,4 4) Torino 8,4
5) Arezzo 7,8 5) Firenze 7,8
6) Firenze 7,2 6) Trieste 7,4
7) Ancona 6,9 7) Monza-Brianza 7,3
8) Aosta 6,9 8) Bologna 7,3
9) Bologna 6,4 9) Modena 7,2
10) Modena 6,3 10) Aosta 7,2
           
7) Ancona 6,9 11) Macerata 7,0
14) Macerata 6,1 12) Ancona 6,9
15) Pesaro e Urbino 5,9 14) Pesaro e Urbino 6,7
39) Ascoli Piceno 4,9 31) Ascoli Piceno 5,7
           
  ITALIA 6,0   ITALIA 6,1

Fonte: “Io sono cultura” Unioncamere, Fondazione Symbola, 2018

Quanto alle macroaree geografiche, è il Centro a fare la parte del leone: qui, cultura e creatività producono il 7,3% del valore aggiunto. Seguono, da vicino, il Nord-Ovest (6,8%) e il Nord-Est, la cui incidenza si attesta al 5,4%. Il Mezzogiorno, ricco di giacimenti culturali e un patrimonio storico e artistico di primo ordine a livello mondiale, non riesce ancora a tradurre tutto ciò in ricchezza; solo il 4,2% del valore aggiunto prodotto dal territorio è da ascrivere alla cultura, il che rappresenta un problema ma allo stesso tempo un’opportunità di rilancio, su cui siamo obbligati a investire nei prossimi anni.

Dinamiche simili si riscontrano per l’occupazione, con il Centro e il Nord-Ovest in testa (con il 7% sul totale dell’economia), seguito dal Nord-Est col 6,2% e infine il Sud con il 4,2%.

A livello regionale, il peso delle grandi aree metropolitane a specializzazione culturale e creativa di Milano e Roma si fa sentire. Il Lazio si colloca primo (8,8%) seguito dalla Lombardia (7,2%). A seguire, Valle d’Aosta e Piemonte (6,9%), poi le Marche (6,1%). Sul fronte dell’occupazione, identico ordine di classifica: primo è il Lazio (7,7%), seguito da Lombardia (7,4%), Valle d’Aosta (7,2%), Piemonte (6,8%) e Marche (6,5%).

Prime cinque regioni per ruolo del Sistema Produttivo Culturale e Creativo nell’economia locale

Anno 2017 (valori percentuali)

Valore aggiunto Occupazione
Pos. Regioni Incidenze % Pos. Regioni Incidenze %
1) Lazio 8,8 1) Lazio 7,7
2) Lombardia 7,2 2) Lombardia 7,4
3) Piemonte 6,9 3) Valle d’Aosta 7,2
4) Valle d’Aosta 6,9 4) Piemonte 6,8
5) Marche 6,1 5) Marche 6,5
           
  ITALIA 6,0   ITALIA 6,1

Fonte: “Io sono cultura” Unioncamere, Fondazione Symbola, 2018

 

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