Microplastiche, campanello d’allarme per la fauna marina
Microplastiche, campanello d’allarme per la fauna marina
L’on. Lara Ricciatti (Mdp): “Si finanzino le Università italiane per la ricerca”
ROMA – Ogni anno vengono prodotte nel mondo più di 300 milioni di tonnellate di plastica e almeno il 10% di questi materiali finisce negli oceani. Tanto che nel mare Adriatico si trova un quantitativo medio di microplastiche di circa 500/800 grammi per chilometro quadrato. Nel Mediterraneo soprattutto polietilene e polipropilene, nell’Adriatico vernici sintetiche e altri composti associati alle attività di pesca. Questo sostiene un recente studio dell’Università Politecnica delle Marche e di questo ha chiesto conto ieri la parlamentare marchigiana Mdp Lara Ricciatti con un’interrogazione in Commissione Attività Produttive alla Camera.
Interrogazione in risposta alla quale, la Sottosegretaria dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Onorevole Ilaria Carla Anna Borletti Dell’Acqua, è intervenuta sottolineando come questa “dimensione globale sia seguita da sempre dal Ministero dell’Ambiente” con “un impegno ribadito in tutte le sedi internazionali e comunitarie”.
Progetti per la riduzione della produzione di rifiuti in mare durante le attività di pesca e acquacoltura, così come per il recupero dei rifiuti marini sui fondali. Uniti ad un attento programma di monitoraggio ambientale, che il Ministero dell’Ambiente ha affidato ad Arpam, e alla collaborazione con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
Al focus europeo in gran parte evidenziato nell’intervento di risposta, la vice-capogruppo alla Camera del Movimento Democratico Progressista ha però fatto seguito rincalzando l’attività progettuale ministeriale da un punto di vista più squisitamente territoriale: “Mi sarebbe piaciuto sentire che il Governo italiano sceglie di finanziare le Università italiane per la ricerca. Questo della fauna ittica, messo in luce da uno studio dall’Università Politecnica delle Marche, è un problema con il quale anche il nostro Paese dovrà fare presto i conti, essendo per altro quello del Mediterraneo un bacino chiuso ma densamente popolato. Al fine di avere una stima più precisa della dimensione del problema generato dalle microplastiche in mare e di conseguenza attivare opportuni programmi di riduzione della presenza di questi inquinanti, ne vanno concretamente sostenuti gli studi in ambito universitario”.
“Gli ultimi risultati della nostra ricerca — spiegavano dall’Università Politecnica delle Marche — evidenziano la presenza di microplastiche in almeno il 30% del pescato dell’Adriatico, con percentuali ancora superiori in alcune specie. Anche se la frequenza di rinvenimento delle microplastiche è elevata, il loro quantitativo negli organismi non è tuttavia tale da rappresentare un pericolo per la salute umana, ma certamente un campanello di allarme per la salute delle varie specie e dell’ecosistema marino”.
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