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Adele Desideri con “La figlia della memoria” propone una bella saga familiare

Adele Desideri con “La figlia della memoria” propone una bella saga familiare

Adele Desideri con “La figlia della memoria” propone una bella saga familiare di TIBERIO CRIVELLARO

L’infanzia e l’adolescenza spesso, come una sorgente che non inaridisce, fa rivivere, a tratti, frammenti onirici spesso, tuttavia, nella torsione più accomodante per l’io. Ma i ricordi del passato frequentemente ci appaiono positivamente speculari nei trascorsi momenti vissuti tra lussureggiante natura, persone care e riferimenti emozionali; un po’ come stare piacevolmente con la testa sulle nuvole.

Adele Desideri con “La figlia della memoria” (Moretti & Vitali editori) sembra narrare con distacco il passato, ma l’ironia presente cela, attraverso i noti idiomi toscani, significati profondi: gli odori, stranezze e piccole morbosità, l’estasi del silenzio in solitudine, gli zii e nonni, i genitori, le sensazioni che certi amori restino eterni. Si tratta di un “remember-memory” frazionato in 18 capitoletti che alludono a una saga famigliare (fa notare, nella sua prefazione, Davide Rondoni) sullo sfondo di una carnalità mai pienamente raggiungibile.

Nelle tante scene memorabili apparentemente non c’è “svolgimento della materia”. La Desideri, che mostra di saper ben narrare, fa si che la scrittura appaia quasi un atto primordiale dove la protagonista si relaziona con un mondo svuotato fatto di mille foibe. Non scivolarci dentro è tenere alta la soglia di un’ardente inquietudine; le pulsioni alitano interiorità e anteriorità nella dimensione di accettare ricordi rimasti nella “materia” che è tornata a pulsare, a tratti torbida e violenta. La memoria brucia o è salvifica nell’inquietudine della nostra epoca?

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ADELE DESIDERI

LA FIGLIA DELLA MEMORIA

Moretti & Vitali Editori

 

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