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E’ scomparso Pilato, il “lago con gli occhiali” dei Monti Sibillini

E’ scomparso Pilato, il “lago con gli occhiali” dei Monti Sibillini

Lo specchio d’acqua ai piedi del Monte Vettore è completamente prosciugato, colpa della siccità (e non dei sismi dello scorso anno). Uno degli ultimi residui glaciali dell’Appennino, è un ecosistema rarissimo, con un abitante endemico, il Chirocefalo del Marchesoni, che vive solo lì. I geologi però non disperano: lingue di ghiaccio e umidità sotto i detriti rocciosi garantirebbero la sopravvivenza del laghetto e del piccolo crostaceo

E’ scomparso Pilato, il "lago con gli occhiali" dei Monti Sibillini

di TONINO ARMATA

Evaporato completamente il Lago di Pilato, un piccolo gioiello situato nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ai piedi del Monte Vettore e a 3 chilometri in linea d’aria a Nord della Forca di Presta, il passo che separa Castelluccio di Norcia da Arquata del Tronto. Colpa del caldo, e non dei ripetuti sismi, come si sarebbe potuto pensare. Il tutto è documentato da uno studio del presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, Pietro Farabolini, che insegna all’Università di Camerino.
Siamo al confine tra Marche e Umbria, in piena area terremoto. Il Lago, che si trova a 1900 metri ed è accessibile solo a piedi, è uno dei più preziosi ecosistemi glaciali residui dell’Appennino, noto anche come habitat del Chirochefalo del Marchesoni, un piccolo crostaceo scoperto negli anni Cinquanta che vive solo lì. Per la caratteristica forma, due anelli concentrici che poggiano su altrettante conche, che nei momenti di piena risultano uniti, da un solo lato, da una sottile striscia d’acqua, viene comunemente citato per i suoi “occhiali”.

E’ scomparso Pilato, il "lago con gli occhiali" dei Monti SibilliniIn seguito ai sismi dello scorso anno, il sito è stato lungamente monitorato dai geologi, sin dal primo episodio, quello del 24 agosto 2016. In particolare, si sono avute misurazioni in quota, mentre la superficie è stata fotografata a intervalli frequenti tra giugno e agosto, quando il deficit di piogge rispetto alla norma è stato del 60-70 per cento. Alla fine del tutto, l’immagine del 24 agosto scorso mostra che i famosi “occhiali” non ci sono più, “evaporati a causa delle alte temperature e della totale assenza di precipitazioni”. Insomma, quello che è sopravvissuto al sisma ora viene messo a durissima prova dalla persistente siccità.

Considerando che i Laghi di Pilato devono la loro alimentazione esclusivamente alle precipitazioni piovose e alla fusione del manto nevoso stagionale la carenza idrica legata alla persistenza del periodo siccitoso rappresenta l’unica causa della scomparsa degli occhiali. Un segno evidente di come “l’evapotraspirazione sia stata la variabile dominante nella perdita del livello idrico”.

E’ scomparso Pilato, il "lago con gli occhiali" dei Monti SibilliniPer il geologo, che ha scattato le foto insieme a Gianni Scalella della Regione Marche, il materiale detritico fine in loco dimostra che “è improbabile che esistano inghiottitoi e canali carsici sotterranei”, vista la natura glaciale dell’area e lo spessore dei depositi detritici. Massi e detriti caduti dalle pareti circostanti, e depositati all’interno dei laghetti, testimoniano che “la sequenza sismica ha esclusivamente aumentato lo spessore dei depositi di detriti della valle” probabilmente “sollevando” il livello di base dei laghetti. Ad una stima altimetrica grossolana, sono circa un metro più in alto rispetto al vecchio livello di base. Tutto questo fa per fortuna ipotizzare che al di sotto del detrito possano esserci “lenti e/o lingue di ghiaccio che consentirebbero comunque la persistenza della forma glaciale e soprattutto garantirebbero condizioni di umidità fondamentali” per la sopravvivenza dell’abitante più noto del Lago, il citato chirocefalo del Marchesoni. Nei mesi scorsi l’Ente Parco ha assicurato che il crostaceo esiste ancora, e che le sue larve possono adattarsi a forti stress stagionali e sopravvivere a situazioni di siccità anche prolungate per anni.

Non sono state quindi le scosse a sconvolgere il profilo del Lago, né la mancanza di neve in inverno: anzi, le nevicate sono state più abbondanti della media di circa il 10-15%. La colpa è l’assenza di piogge. Nel 1990, lo stesso prosciugamento degli anelli aveva invece avuto la causa opposta: la scarsità delle precipitazioni nevose invernali.

 

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