Ancora troppe vittime sul lavoro, la senatrice Camilla Fabbri: “Inaccettabile per una società democratica”
Ancora troppe vittime sul lavoro, la senatrice Camilla Fabbri: “Inaccettabile per una società democratica”
di PAOLO MONTANARI
PESARO – Commento immediato della senatrice pesarese del Pd Camilla Fabbri, presidente della commissione d’inchiesta parlamentare sugli infortuni sul lavoro, sui dati forniti ieri dall’Inail.
– Senatrice Fabbri, sono dati allarmanti?
“Nei primi sette mesi di quest’anno sono aumentati gli incidenti e i morti sul lavoro: 591 decessi, cioè 29 in più rispetto ai 562 dell’analogo periodo del 2016 (+5,2%). Lo rende noto l’Inail pubblicando i dati provvisori relativi a questa prima parte del 2017.
Le denunce d’infortunio pervenute sono state oltre 380mila circa, 4.750 in più rispetto allo stesso periodo del 2016 (+1,3%), per effetto di un aumento infortunistico dell’1,2% registrato per i lavoratori (2.832 casi in più) e dell’1,4% per le lavoratrici (oltre 1.900 in più).
Risulta particolarmente colpito il Nord, soprattutto i settori dell’industria e dei servizi. Diminuiscono le morti nel mondo dell’agricoltura.
A morire sul lavoro sono soprattutto gli uomini i cui casi mortali sono saliti da 506 a 531 (+4,9%). Le donne decedute sono passate da 56 a 60 (+7,1%). L’aumento di 29 morti bianche è però la sintesi generale.
Questi dati, non dobbiamo dimenticare, risentono delle due grandi tragedie verificatesi nel mese di gennaio: la valanga che ha travolto l’hotel Rigopiano e l’elicottero dei soccorsi precipitato in Abruzzo.
La crescita dell’occupazione, connessa all’inizio di una ripresa economica, sicuramente spiega l’incremento degli incidenti e delle morti.
Spiega ma non giustifica, perché il nostro obiettivo è quello di un azzeramento del fenomeno, che resta inaccettabile per una società democratica.
La Commissione infortuni sul lavoro si è già espressa più volte sull’importanza di un rafforzamento dei controlli, anche in relazione alla qualità delle operazioni ispettive. Deve essere superato una verifica esclusivamente formale e burocratica, favorendo un’attività ispettiva che controlli il rispetto effettivo e reale delle norme sulla formazione e sull’informazione, sulla valutazione dei rischi e sulla responsabilità delle imprese.
Altrettanto urgente è affrontare il tema dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che ancora non è a pieno regime.
Il Testo Unico infine non deve essere modificato ma realizzato attraverso l’approvazione dei decreti attuativi, affinché, dopo dieci anni dalla sua emanazione, sia data piena applicazione a tutti suoi principi e a tutte le sue disposizioni.
La sfida culturale è quella di realizzare finalmente un cambio di mentalità affinché la sicurezza sul lavoro sia percepita da tutti gli attori sociali come un investimento e non un peso, dando quotidiana applicazione alla nostra Costituzione”.
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