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Il ritorno sui Monti Sibillini tra trekking e rovine

Il ritorno sui Monti Sibillini tra trekking e rovine

Il terremoto del 2016 ha picchiato duro e raggiungere alcuni borghi è ancora oggi difficile perché molte strade e sentieri sono chiusi. Ma altri per fortuna no

Il ritorno sui Monti Sibillini tra trekking e rovine

di TONINO ARMATA

AMANDOLA – Il Lago di Pilato, cuore dei Monti Sibillini, è diventato una meta per pochi. Dopo i terremoti del 2016, il sentiero che sale dal borgo marchigiano di Foce attraverso la forra delle Svolte è chiuso perché minacciato da massi in bilico. I tracciati che iniziano da Forca di Presta o dai Piani di Castelluccio, che sono rimasti agibili, non possono essere raggiunti per la chiusura delle strade. Gli escursionisti che arrivano lo stesso fin qui utilizzano dei sentieri più faticosi e più lunghi, spesso scavalcando il Vettore, la cima più alta del massiccio. Sulle rive del lago, a 1.950 metri di quota, trovano un silenzio che negli anni scorsi non c’era. Verso l’alto, le rocce del Pizzo del Diavolo si stagliano contro il cielo con l’imponenza di sempre.

I Sibillini, sul confine tra l’Umbria e le Marche, sono stati duramente colpiti dai terremoti dell’estate e dell’autunno 2016. Visso, Ussita, Arquata del Tronto e Norcia sono state messe in ginocchio, altri borghi hanno subito danni più lievi. Sui Monti della Laga, tra Abruzzo e Lazio, sono state devastate Amatrice e Accumoli. Da dieci mesi, le immagini del dolore, dei soccorsi e della ricostruzione fanno il giro d’Italia e del mondo. Fin dall’inizio, com’è giusto, i media raccontano ritardi ed errori. Purtroppo si parla meno dei luoghi dove la vita continua, e i borghi, le strutture ricettive e i sentieri sono aperti. Così, la mancanza di informazioni dettagliata danneggia ulteriormente alberghi, agriturismi e rifugi che continuano (spesso eroicamente) a lavorare.

Nel settore marchigiano dei Sibillini, sono aperti i centri storici di Amandola, Fiastra, Bolognola, Montefortino, Montemonaco e Sarnano. Chi ama camminare può salire alle vette della Sibilla, della Priora e del Pizzo Berro. Oppure scendere all’eremo della Grotta dei Frati e alle erosioni delle Lame Rosse, nella valle del Fiastrone. Tra i punti di appoggio più amati, funzionano la Taverna del Lago di Foce, i rifugi Città di Amandola, Monte Sibilla e di Garulla. Al rifugio del Fargno si arriva da Bolognola e da Cupi ma non da Casali, frazione di Ussita, dove la strada è stata interrotta da una frana.
Edgardo Giacomozzi, gestore del Città di Amandola, ha riattivato il Grande Anello dei Sibillini, un trekking di una settimana molto amato dai camminatori stranieri. La guida Amedeo De Santis, da luglio a ottobre, propone dei trekking accompagnati su questo percorso. Un fitto programma di escursioni guidate è organizzato dai suoi colleghi di Risorse Active Tourism, di Macerata. La Mulattiera, una cooperativa umbra che organizza trekking dove asini e muli s’incaricano di trasportare i bagagli, ha spostato i suoi programmi in Valnerina. Nelle prossime settimane, i sopralluoghi che il Parco nazionale dei Sibillini ha affidato alle guide alpine delle Marche dovrebbero portare alla riapertura di altri itinerari. Le notizie, via via, appariranno sul sito dell’area protetta.
C’è attesa tra Visso, Castelsantangelo sul Nera e Ussita, dove la strada che sale verso Frontignano e il Monte Bove potrebbe a breve essere riaperta al traffico. Resterà chiusa a lungo, tra Preci e Visso, la statale della Valnerina, ma si può arrivare comodamente dalla superstrada Foligno-Macerata. Chi arriva da Terni non ha problemi a raggiungere Norcia e il suo altopiano.
Negative, invece, le notizie che arrivano da Castelluccio. Le strade che salgono al borgo e ai suoi Piani, dove si sta concludendo la celebre fioritura, restano aperte solo a mezzi militari e di soccorso. Quella che sale dalla Salaria a Forca di Presta sarebbe percorribile senza troppi problemi. Nonostante le proteste dei residenti di Castelluccio, però, non è stata messa in sicurezza, ed è chiusa. Associazioni e agriturismi propongono di salire ai Piani a piedi. È un’esperienza speciale, ma non basta. Oltre alle fioriture dei Piani, con le strade chiuse, restano ancora inaccessibili alcuni dei sentieri più belli dell’Appennino. E anche i progetti di rilancio

messi a punto dalla Regione Umbria e dalla Perugina sono stati messi in attesa. Speriamo, ma senza crederci molto, che qualcosa nei prossimi giorni si sblocchi. Perché per far rinascere i Sibillini in futuro, è necessario non abbandonarli oggi.

 

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