L’INTERVENTOMARCHE

Anche nelle Marche abbiamo registrato una bruciante sconfitta del centrosinistra

Anche nelle Marche abbiamo registrato una bruciante sconfitta del centrosinistra

di TONINO ARMATA

I partiti sono la pietra angolare delle democrazie.  Che possono essere declinate in tanti modi, ma non possono fare a meno dei partiti che, in libertà, associano cittadini per portare avanti le loro istanze di società nei luoghi in cui si esercitano le decisioni.

Laddove non ci sono partiti – comunismi, tirannnide teologiche e laiche – non c’è democrazia. Ma il paradosso è che i partiti, pilastri della democrazia, non sono affatto modelli di democrazia. In Italia, infatti, ci vuole il lanternino per trovare esempi virtuosi, e talvolta non basta. Ci sono i partiti sovranisti, le monarchie “anarchiche”, i seguaci della piattaforma Rousseau, che si affidano alla rete.

Si salva il Partito Democratico che sulla carta con le primarie esprime il livello più alto di democrazia. I rapporti di forza interni, tuttavia, ci dimostrano che le minoranze sono tradizionalmente riluttanti a rispettare le scelte sancite dai numeri. E quando perdono le battaglie lasciano la casa madre con una motivazione che conosciamo a menadito, la mutazione genetica indotta dal vincitore. Lo strumento principale di esercizio della democrazia non viene accettato. Il caso del Pd appare esemplare: le minoranze hanno lasciato il partito ed ora sono alla ricerca di un assemblamento che abbiamo già conosciuto con i due governi Prodi (“quando il centrosinistra era la casa delle correnti e dei leader tutti contro tutti, quelli che al mattino stavano in consiglio dei ministri e al pomeriggio in piazza a manifestare contro il Governo, noi non ci siamo”. Così parlò Matteo Renzi).

Seguendo questa linea, le minoranze hanno determinato volutamente che “Il quadro dei ballottaggi mostra  chiaramente che l’unica forza politica con un bilancio in perdita nei  comuni al ballottaggio è il centrosinistra”. E’ la sintesi  dell’analisi dei flussi al secondo turno delle amministrative da parte dell’Istituto Cattaneo. Saldo positivo per M5S e centrodestra “attore  dominante, risultando vincente quasi in un comune su due”, si  sottolinea.”

Il centrosinistra, nelle sue varie composizioni e combinazioni, -si  argomenta- esprimeva il sindaco in 64 comuni su 110, pari al 58,2% del totale, mentre oggi ne controlla soltanto 34. In pratica, i comuni con sindaco di centrosinistra si sono quasi dimezzati. Sono cresciuti  sensibilmente, invece, i comuni amministrati dal centrodestra: erano 32 prima delle elezioni e oggi sono 53 (con un crescita, in termini  percentuali, di quasi 20 punti). Anche le liste civiche, o  indipendenti, hanno aumentato il numero di comuni amministrati,  passando da 12 a 15, e cioè dal 10,9% al 13,6%. Infine, il M5s nei  comuni al ballottaggio registra un saldo positivo: nel 2012 era  risultato vincente soltanto in due comuni (Parma e Mira), mentre oggi  amministra 8 municipalità (passando, in termini percentuali, dal 10,9  al 13,6)”.

“Questo quadro dei ballottaggi mostra chiaramente che l’unica forza  politica con un bilancio in perdita nei comuni al ballottaggio è il  centrosinistra. Se tra i comuni al ballottaggio prima del voto era il  centrosinistra ad amministrare la maggioranza dei comuni, oggi è il  centrodestra l’attore dominante, risultando vincente quasi in un  comune su due. Questo fenomeno segnala una certa difficoltà del  Partito democratico e dei suoi alleati di centrosinistra  nell’affrontare la sfida del ballottaggio”.

Un dato analogo anche per quanto riguarda i comuni  superiori ai 15 mila abitanti, rileva l’Istituto Cattaneo. “Alla fine  dell’intero processo elettorale il centrodestra ha sorpassato il  centrosinistra nell’amministrazione dei comuni superiori ai 15 mila  abitanti al voto. Lo schieramento guidato dal Pd era in controllo di  90 comuni prima delle elezioni e oggi si ferma a 62: una perdita di 32 comuni che corrisponde a 15 punti percentuali sul totale (dal 56,6 al  39%). Al contrario, il centrodestra fa un balzo in avanti conquistando 20 comuni: ne amministrava 51 prima del voto e ora esprime la giunta  di 70 municipalità”. “Questa espansione comunale rende il centrodestra lo schieramento con  più comuni superiori amministrati rispetto a tutti i suoi sfidanti.  Nel suo insieme, seppure in misura nettamente inferiore -anche per il M5s (da 3 comuni passa ad 8) e per le liste  civiche, che allargano il loro controllo da 15 a 19”. Nei ballottaggi di domenica una quota, non maggioritaria ma rilevante, di voto grillino ha di nuovo preferito come approdo il centrodestra in una misura superiore a quella per il centrosinistra. Con l’effetto che nei ballottaggi i grillini con sentimenti di centrodestra sommano nel voto al centrodestra l’ispirazione originaria al rifiuto del sistema identificato col centrosinistra, mentre quelli di sinistra non arrivando a votare per il centrodestra si rifugiano nell’astensione.

Per quanto riguarda il Pd, l’Istituto Cattaneo rileva come “il tradizionale radicamento del centrosinistra nei comuni del Centro-nord sembra essere del tutto scomparso. Seppur con segni di crescente  cedimento, soltanto in Toscana continua a prevalere un orientamento  dei comuni verso il centrosinistra. Di elezione in elezione, con tassi crescenti di astensionismo e con sempre più frequenti cambi di  maggioranza, il ‘cuore’ rosso dell’Italia centrale (Emilia-Romagna-Marche) ha ormai smesso di  battere a favore unicamente del centrosinistra”. ‘Roccaforti’ di  consenso a sinistra che si spostano invece al Sud.

Gli esiti di  questa tornata elettorale indicano una maggiore prevalenza del  centrosinistra proprio nelle regioni del Sud, soprattutto in  Basilicata, Campania, Calabria e Puglia.

L’Onorevole Piergiorgio Carrescia sostiene che nelle “Marche è andata male. I motivi dell’insuccesso sono la scarsa capacità di ascolto e di proposta del Partito, fattori che si sono accentuati dopo le elezioni regionali. Gli Organi locali del P.D., eletti quattro anni fa, ormai sono “disallineati” rispetto ad iscritti ed elettori. Serve perciò fare subito i Congressi locali (da quelli di Circolo a quelli regionali), per discutere con schiettezza e avanzare proposte concrete per dare soluzione ai problemi della nostra Regione. La stagione congressuale deve essere una grande occasione per immettere forze nuove, dare entusiasmo, esprimere una dirigenza che abbia capacità di ascolto, di critica e di autocritica e che sappia valorizzare i tanti bravi giovani amministratori di cui il PD è ricco e realizzare un mix intergenerazionale per rinnovare il Partito e riprendere il dialogo con gli elettori”.

I Congressi locali del Pd possono essere l’occasione per rilanciare ragioni e speranze del cambiamento. Facciamo il Congresso non per noi stessi, né per misurare vecchi e nuovi rapporti di forza interni, ma perché crediamo che le idee e la presenza dei democratici siano utili alla Regione. Voglio vivere il Congresso con lo spirito di chi prima di tutto si rivolge ai marchigiani per ritrovare quei legami e quella sintonia popolari che hanno dato al suo nascere al Pd una peculiare forza attrattiva. Ho sempre pensato al Pd come partito aperto e plurale, come scuola e strumento di democrazia e, anche se siamo ben lontani da questo risultato, testardamente penso che un congresso democratico non possa che dispiegarsi nella modalità di un confronto di idee e proposte largo, che vada oltre le mura dei nostri circoli. Sono insomma convinto che il futuro del Pd non riguarda solo gli iscritti ma i nostri elettori e più in generale il popolo del centrosinistra, che ha sempre dato prova  – quando ne ha avuto l’opportunità – di sentirsi coinvolto e partecipe della nostra vicenda e del nostro progetto politico. Tutto possiamo permetterci meno che un passo indietro nel coinvolgimento dei cittadini-elettori nelle decisioni che più contano per la vita e l’azione del partito. Una risorsa preziosa, quella del popolo delle primarie, che dirigenti e segretario hanno colpevolmente trascurato.

Responsabilità è parola che non può esaurire ma, all’opposto, deve trascendere l’impegno in un governo del Pd di servizio sul quale non può e non deve essere disegnato un progetto ben altrimenti ambizioso e in certo modo alternativo.

Questo intervento è concepito come un contributo per i Congressi locali del Pd, e si rivolge a tutta la comunità dei democratici e a quanti, anche senza la tessera del Pd, sono interessati al destino del partito e al futuro della Regione Marche.

Sono sempre stato legato all’esperienza dei movimenti di sinistra (vedi Movimento studentesco e Movimento per il Partito Democratico) e da quella storia ho portato fin qui l’idea che la costruzione del Pd fosse un compito urgente e necessario per uscire dalla crisi della “democrazia dei partiti” e costruire finalmente la “democrazia dei partiti” matura ed europea. Non per prescindere dai partiti ma, al contrario, per restituirli ai cittadini in coerenza con il profilo ad essi assegnato dall’art. 49 della Costituzione.

So che il compito non è stato ancora compiutamente assolto. Omissioni e ritardi, furbizie ed errori vanno chiamati per nome altrimenti con quale credibilità potremmo parlare alla Regione del suo e del nostro futuro!

 

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