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Il fiore della poesia italiana negli ultimi otto secoli in un’opera curata da Vincenzo Guarracino

Il fiore della poesia italiana negli ultimi otto secoli in un’opera curata da Vincenzo Guarracino

Il fiore della poesia italiana negli ultimi otto secoli in un’opera curata da Vincenzo GuarracinoIl fiore della poesia italiana negli ultimi otto secoli in un’opera curata da Vincenzo Guarracinodi TIBERIO CRIVELLARO

VA OLTRE LA METAFORA IL TITOLO DELLA NUOVA e “possente” antologia “Il fiore della poesia italiana” recentemente uscita in due tomi (Puntoacapo Edizioni di Pasturana – AL). Il maggior lavoro di curatore è stato quello dell’instancabile Vincenzo Guarracino (nella foto), coadiuvato nel secondo tomo (I contemporanei) da Mauro Ferrari e Emanuele Spano. Si potrebbe dire il fior fiore della poesia negli ultimi otto secoli. Guarracino nella breve ma concisa nota del tomo I spiega che il titolo si rifà al fiore quale significante suggestivo del muto dialogo con la natura dove nasce e si rafforza anche il senso dell’inutilità del vivere meschino e ambizioso dell’uomo soprattutto contemporaneo quando lo scandisce attraverso il consumismo e il possesso.

La storia della poesia a partire da San Francesco d’Assisi, uomo di contemplazione, narra i moti umbratili o gioiosi dell’animo, dei sensi ardenti o malinconici e soprattutto di un bisogno di autenticità per scambiare emozioni ed esperienze evocando il fiore quale suggestivo oggetto che parla d’amore; fiore che pure allude all’ardore o rimpianto che comprendono il cosmo dei cinque sensi. E alla bellezza, alla preziosità illuminante di una miracolosa fioritura dei testi ivi presenti. Per ogni testo c’è un giudizio critico soggettualmente esemplare sul pensiero dei poeti; a partire da (per citarne solo alcuni) Francesco d’Assisi, Cavalcanti, Dante, Cecco Angiolieri, Jacopo da Lentini, il Petrarca, Lorenzo De’ Medici, l’Ariosto, Michelangelo, Il Tasso, l’Alfieri, Leopardi, Carducci, Pirandello, Sibilla Aleramo, Gozzano, Dino Campana, Sbarbaro, Montale, Ungaretti, Antonia Pozza, Quasimodo, Elsa Morante, Bufalino, Ceronetti, Sanesi, Sanguineti, Crovi, Antonio Porta, Luzi, Zanzotto…. In questo tomo ne sono antologizzati 145. Sia all’amore e allo sdegno, vi si allude anche al “potere della parola”. Complessivamente, un’antologia che attraverso natura e arte mette insieme bellezza e preziosità; testi che condensano i vari significanti della natura, della fioritura. Mille sono le trame che si intrecciano per unicità e singolarità fino al 1935. Per ognuno il curatore ne ha giudicato soggettivamente l’esemplarietà; non ha tralasciato il concettuale oltre ai significanti. Insomma, “il fiore della scrittura” è concepito come la storia di tanti secoli che, nel contesto, non si sono dati alla politica mercenaria, ne alla ricchezza concepita oggi. Quattro anni di duro lavoro per scegliere testi di autori, soprattutto quelli attuali più significativi, destinati tuttavia un pubblico quasi a circuito chiuso ma che dovrebbe oltremodo allargarsi.

Dopo un’attenta e lunga cernita della produzione editoriale nell’ultimo trentennio, anche grazie all’apporto di tanti collaboratori, Guarracino offre suggerimenti e proposte critiche costruttive. Non è stato certo il riproporre l’ennesima antologia cui il curatore ha puntato, ma l’obiettivo di partire da una diversa costatazione del valore poetico senza patrocinii di potere.  Quindi, nel secondo tomo, non sono stati segnalati solo i “poeti d’etichetta”, precisa Guarracino, ma soprattutto i singoli che da anni colpiscono l’arduo lettore. Ogni singolo testo, di ogni autore, è accompagnato da una nota “illuminante”. Citando Deleuze: “Forse che la salute come lettura e scrittura consiste nell’alimentare un popolo che manca?”. Una possibilità di vita? Qui il grande lavoro antologico che non ha la pretesa di significare ne un’esclusione ne un magma poetico contemporaneo,  non tradisce. Vi si offre, qui, una pellicola, un film della poesia che parte dal duecento fino alla metà del novecento per giungere a una sintesi degli ultimi anni, sperando sia da sprone ad approfondire una lettura quasi vacante. Quella della dell’amore per la poesia. Nel secondo tomo cito alcuni pregevoli “cantori” viventi: Angiuli, Bertoni, Carifi, De Angelis, Annitta Di Minneo, Donadio, Guarracino, Kemeny, Vivian Lamarque, Mele, Renato Minore, Nina Nasilli, Quattrone, Raffo, Roversi, Ruffato, Ruffilli, Scrignoli, Lidia Sella, Sissa, Valesio, e (ringraziando i curatori) pure il sottoscritto.

E data l’occasione di questo testo critico pubblicato da L’ATRO GIORNALE MARCHE (a cura del suo Direttore Elpidio Stortini), cito alcuni tra i poeti marchigiani ivi presenti: Ubaldo De Robertis, Fabio Grimaldi, Danilo Mandolini, Giuseppe Piersigilli, Francesco Scarabicchi…In questa parte dedicata ai contemporanei, sono circa 190 i poeti  antologizzati, nella speranza, come credo pensi il curatore, che l’ultimo mezzo secolo lasci un nuovo giardino fiorito…ai posteri.

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