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Sono 15.300 le aziende agricole e le stalle a rischio nei comuni terremotati delle Marche

Sono 15.300 le aziende agricole e le stalle a rischio nei comuni terremotati delle Marche

Nelle quattro regioni colpite dal sisma danni per 2,3 miliardi di euro. Un dossier della Coldiretti divulgato a Roma durante la manifestazione di protesta in Piazza Montecitorio

ROMA – Sono 15.300 le aziende agricole e le stalle nei comuni terremotati della nostra regione con 175mila ettari di terreni agricoli coltivati soprattutto a seminativi e prati e pascoli da imprese per la quasi totalità a gestione familiare (96,5%). E’ quanto emerge dal Dossier Coldiretti #stalletradite divulgato in occasione della manifestazione degli agricoltori e degli allevatori delle aree terremotate delle Marche che, assieme ai colleghi di Abruzzo, Umbria e Lazio, hanno invaso Piazza Montecitorio a Roma insieme ai propri animali e ai prodotti salvati dai crolli, guidati dal presidente della Coldiretti Tommaso Di Sante e da quelli delle federazioni di Macerata, Francesco Fucili, e Ascoli Fermo, Paolo Mazzoni, con il direttore Enzo Bottos.

Ma ci sono anche i Sindaci dei Comuni colpiti mentre i cartelli degli agricoltori denunciano “Ho perso gli animali non la dignità”, “Senza agricoltura Arquata muore” o “Meno chiacchiere piu’ stalle”, “A.A.A. Cercasi normalità”. Nelle aree rurali terremotate si contano danni diretti ed indiretti per 2,3 miliardi tra strade e infrastrutture, case rurali, stalle, fienili, magazzini ma anche stabilimenti di trasformazione, rivendite, macchine agricole, macchinari di lavorazione e animali morti e feriti ai quali vanno aggiunte le perdite per il crollo della produzione di latte e delle coltivazioni e per gli effetti negativi sul commercio per la fuga dei turisti e dei residenti.  I prodotti locali salvati dalle macerie rischiano ora di sparire per il crollo del 90% del mercato locale provocato dalla crisi del turismo e dallo spopolamento dovuto all’esodo forzato ma anche ai ritardi nella costruzione degli alloggi temporanei. Ad oggi quasi 9 animali “sfollati” su 10 (l’85%) non possono essere ospitati nelle stalle provvisorie annunciate e gli allevatori non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore sopravvissuti, costretti al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti, mentre si è ridotta del 30% la produzione di latte per lo stress provocato dal freddo e dalla paura delle scosse. Ma terremoto e maltempo, continua la Coldiretti, hanno provocato anche un generale dissesto del territorio con ettari di terreno agricolo fertile franato che non consente la normale coltivazione mentre l’interruzione della viabilità incide sul commercio delle produzioni salvate ma ostacola anche la preparazione dei terreni da parte degli agricoltori.

Per salvare aziende agricole e allevamenti occorre recuperare gli inaccettabili ritardi accumulati nella realizzazione delle stalle e dei fienili previsti dai bandi regionali ma nel filmato #stalletradite girato dalla Coldiretti si denuncia anche la scarsa qualità delle stalle mobili. Una vera e propria galleria degli orrori fra teloni strappati alla prima raffica di vento, chiusure rotte o montate male, abbeveratoi sbagliati. E’ bastata qualche pioggia, spiega la Coldiretti, per allagare completamente le stalle provvisorie, rendendole delle vere e proprie vasche dove allevare più le trote che le pecore, mentre a qualche altra è franata addirittura la terra sotto. Senza dimenticare i teloni non fissati, per la gioia di animali selvatici praticamente liberi di penetrare nelle strutture. E solo poco decine ha l’allaccio della luce e dell’acqua e sono funzionanti.

Per dare finalmente risposte concrete agli allevatori terremotati occorre – sottolinea Coldiretti – accelerare nel percorso di realizzazione delle stalle provvisorie ma anche abbattere gli adempimenti burocratici per gli agricoltori che vogliono acquistare da soli le strutture. Una possibilità prevista dall’ordinanza 5 del decreto terremoto che sino ad oggi, denuncia la Coldiretti, è rimasta sostanzialmente inapplicata a causa dei troppi vincoli a partire da quello che impone strutture similari a quelle dei bandi, mentre basterebbe dare semplicemente un tetto massimo di spesa e permettere agli allevatori di costruirsi la stalla provvisoria più adatta alle loro esigenze. E lo stesso dovrebbe valere per i moduli abitativi per gli agricoltori. Ma sono urgenti anche – spiega Coldiretti – il ripristino delle reti viarie e misure concrete di sostegno alle imprese terremotate, dall’erogazione immediata dei fondi previsti dal decreto legge Sisma Italia per garantire liquidità e far fronte dai danni subiti (bestiame morto, crollo di vendite, ecc.) al pagamento degli aiuti diretti per il mancato reddito, dagli sgravi fiscali per famiglie, imprese e per chi investe nelle aree terremotate, agli incentivi per favorire e accelerare la ripresa e i flussi turistici, con la detraibilità delle spese sostenute dai turisti per i soggiorni nelle strutture ricettive agrituristiche e un sostegno ai consumi dei prodotti delle aree colpite.

DANNI ALLE STRUTTURE PRODUTTIVE AGRICOLE DELLE MARCHE

Numero stalle inagibili

209

Numero fienili inagibili

128

Numero stalle temporanee ricostruite

49

Numero stalle temporanee ricostruite e funzionanti

6

Fonte: stime Coldiretti

Aziende agricole presenti nelle aree terremotate

Area cratere Marche

15.297

Fonte: elaborazioni Coldiretti su dati Istat

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