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PESARO / Nonostante i continui appelli di Papa Francesco resta complicato aprire le sacrestìe ai profughi

PESARO / Nonostante i continui appelli di Papa Francesco resta complicato aprire le sacrestìe ai profughi

di PAOLO MONTANARI

PESARO – Fu una proposta rivoluzionaria quella che un anno fa fece Papa Francesco, quando affermò: “Apriamo le sacrestìe ai profughi”. Da allora e dal decalogo che venne formalizzato e presentato al mondo intero dal cardinale pesarese Antonio Maria Vegliò è passato un anno. All’inizio vi fu un fermento nelle varie realtà diocesane italiane. E alcuni sacerdoti, parroci dell’Arcidiocesi di Pesaro, subito evidenziarono le difficoltà strutturali e finanziarie per attuare il progetto dell’Anno della Misercordia più concreto. Dopo un anno che cosa si è attuato nella nostra realtà diocesana?

Don Giorgio Giorgetti, dirigente regionale di Migrantes, fa una analisi su quella proposta e la realtà che spesso contrasta con quell’annuncio di reale evangelizzazione.

“Viviamo in una società liquida, come ha detto il filosofo Bauman, recentemente scomparso, e l’annuncio evangelico di Papa Francesco, spesso trova ostacoli, che non sono più ideologici, ma di una diaspora valoriale, per cui si confondono anche i significati di parole semplici, ma che divengono profondamente difficili, come  solidarietà. Venti anni fa quando ero inserito nella struttura della Caritas diocesana, capii il significato di solidarietà, che non è dare un pezzo di pane ai profughi o un letto, per scaldarli. Purtroppo la situazione delle migrazioni massicce anche nel nostro territorio, hanno spostato l’ago della bilancia dal significato di solidarietà umana a vere e proprie gare per l’accoglienza dei migranti. Con questo non sono contrario al maxi bando per i profughi che si sta realizzando in provincia di Pesaro e Urbino, e che permetterà di mettere a disposizione 1300 posti ai profughi per un costo complessivo che si aggira sui 15 milioni di euro. Sarà un passaggio tecnico che la Prefettura di Pesaro gestirà con una vera gara, come fosse un appalto. In realtà il denaro serve per garantire vitto e alloggio, vestiti, corsi di formazione, moltiplicati ai 1300 posti messi a disposizione, porta a quella importante cifra. E inizierà subito la corsa per l’offerta pubblica e del privato sociale, associazioni riconosciute e non, fondazioni ed enti ecclesiastici purché abbiano una finalità ben chiara: operare in un settore di intervento pertinente con i servizi di assistenza e accoglienza alla persona. Una situazione territoriale in continua evoluzione con la possibilità di un incremento del 20% di presenze di migranti”.

– Ma la famosa sinergia fra pubblico e privato, o meglio fra strutture e associazioni pubbliche con le realtà diocesane non ha prodotto quei frutti che tutti all’inizio, presi dall’euforia, si aspettavano…..

“E’ vero perché al di là delle difficoltà contingenti da parte di certi sacerdoti da un punto di vista strutturale, e l’impegno della rete delle Caritas parrocchiali, non si è realizzato quel principio di accoglienza che Papa Francesco, continua quasi tutti i giorni ad enunciare. Non ci nascondiamo di fronte alle mille difficoltà giornaliere”.

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