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Nelle Marche crolla quest’anno il raccolto delle castagne

Nelle Marche crolla quest’anno il raccolto delle  castagne

Cali produttivi tra l’80 e il 90% nelle zone terremotate di Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Montegallo, Montemonaco e Roccafluvione principale bacino castanicolo regionale

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ANCONA – E’ strage di castagne nei boschi delle zone terremotate dai quali viene la quasi totalità del raccolto regionale. A lanciare l’allarme è la Coldiretti con il maltempo di giugno e l’azione del cinipide, il parassita che colpisce gli alberi, che hanno fatto letteralmente sparire il tradizionale frutto autunnale. L’avvio della raccolta vede, infatti, cali produttivi tra l’80 e il 90 per cento rispetto alla media storica ma con un netto crollo anche nel confronto con lo scorso anno, quando si era assistito a una timida ripresa. Un problema grave per l’economia delle zone terremotate dove la coltura del castagno è una delle più diffuse assieme all’allevamento.

Secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat, nei comuni di Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Montegallo, Montemonaco e Roccafluvione ci sono circa 720 ettari di castagneti, pari all’85 cento del totale regionale, facendo dunque di questo territorio il principale bacino castanicolo marchigiano. E sempre in queste zone ci sono due dei tre tipi di castagne presenti nell’elenco ufficiale dei prodotti agroalimentari tradizionali: il marrone di Acquasanta Terme e il marrone di Roccafluvione. Un problema legato alle cattive condizioni meteo di giugno, cui si è aggiunta l’azione del cinipide, senza dimenticare la presenza fuori controllo dei cinghiali che mangiano le castagne cadute. E intanto aumenta le importazioni dall’estero. Nel corso del 2015, nonostante la parziale ripresa della produzione nazionale, l’Italia ha importato oltre 32 milioni di chilogrammi di castagne (ne acquistavamo appena 6 milioni di chilogrammi nel 2010), provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo e dall’Albania spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori.

Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Non sono noti invece i dati relativi alle importazioni di farina di castagne, perché non esiste un codice doganale specifico, ma solo un codice relativo alla farina ottenuta da frutti di diverse tipologie. Serve pertanto l’introduzione di un codice doganale specifico per la farina di castagne, in modo da poterne monitorare i flussi e l’obbligo di etichettatura di origine per i derivati a base di castagne.

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