Lodolini: “Ecco come cambierà il credito cooperativo”
Lodolini: “Ecco come cambierà il credito cooperativo”
Con questa riforma si valorizza la capacità e la specificità delle Bcc e le si rafforza sul piano delle garanzie patrimoniali verso terzi
ROMA – Diciotto articoli in tutto. È l’impianto del disegno di Legge che va a riformare le Banche di Credito Cooperativo, le storiche Casse Rurali. Una riorganizzazione delicatissima che sta seguendo l‘onorevole Emanuele Lodolini (Pd) , componente Commissione Finanze. “Con questa riforma valorizziamo la capacità e la specificità delle Bcc e le rafforziamo sul piano delle garanzie patrimoniali verso terzi. Sarà un beneficio per il sistema bancario ma soprattutto per le imprese e per i consumatori. È strutturata su quattro ambiti: la riforma delle Banche di Credito Cooperativo; la garanzia dello Stato sulla cartolarizzazione delle sofferenze; le disposizioni fiscali relative alle procedure di crisi e, infine, le norme in materia di gestione collettiva del risparmio”.
“Le Bcc sono una realtà importante del sistema bancario italiano. È una realtà importante del nostro territorio. Hanno radici profonde e una storia che ha caratterizzato la vita, l’evoluzione, la crescita di territori e comunità. In Italia ci sono ben 365 Banche di Credito Cooperativo, insediate in più di 2.700 Comuni con circa 4.400 sportelli, 1.233.000 soci, 37.000 dipendenti. Nessuno vuole indebolire un fiore all’occhiello del sistema bancario italiano come il credito cooperativo. L’ obiettivo, semmai, è quello di valorizzarlo e rafforzarlo, cercando di tenere insieme le varie realtà territoriali in un contenitore, ma allo stesso tempo mantenendo intatta la specificità locale di ciascun istituto”.
“C’è stata una discussione ampia – racconta Lodolini – che ha coinvolto molti soggetti istituzionali, economici e sociali del nostro Paese il cui contributo è stato decisivo nella stesura del Decreto. La riforma del credito cooperativo sta dentro un processo di cambiamento e di innovazione del legislazione dell’intero sistema bancario che lo scorso anno ha visto anche l’approvazione della legge di riforma delle banche popolari insieme ad altri provvedimenti volti a favorire da un lato una maggiore trasparenza, dall’altro a dare una stabilità all’intero sistema del credito”.
“Per poter esercitare l’attività bancaria in forma di banca di credito cooperativo la nuova legge prevede l’adesione obbligatoria a un gruppo bancario cooperativo. Il gruppo bancario è strutturato con una società capogruppo costituita in forma di Spa il cui capitale è detenuto in misura maggioritaria dalle banche di credito cooperativo appartenenti al gruppo. Inoltre la capogruppo esercita l’attiva di direzione e coordinamento sulle società del gruppo sulla base di un contratto di coesione. Questo contratto assicura l’esistenza di un’autorità di controllo e il requisito minimo di patrimonio netto della società capogruppo è di un miliardo di euro”.
“Questo contratto andrà a disciplinare la direzione e il coordinamento della capogruppo sul gruppo: i poteri della capogruppo nel rispetto delle finalità mutualistiche strategiche del gruppo e l’equilibrio nella distribuzione dei vantaggi derivanti dall’attività comune. Inoltre il contratto prevede la garanzia in solido delle obbligazioni assunte dalla capogruppo e dalle altre banche aderenti”.
“È prevista la possibilità per una cooperativa di trasformasi in società per azioni sempre che eserciti l’attività bancaria. Ovviamente in questo caso sulle riserve patrimoniale che erano state costituite dalla cooperativa e che godevano di agevolazioni fiscali devono pagare un’imposta straordinaria del 20% per poter essere liberate”.
“Le banche hanno anche molti crediti in sofferenza. Questo problema verrà affrontato con la cartolarizzazione dei crediti in sofferenza. Sono misure volte a definire un meccanismo per smaltire i crediti in sofferenza presenti nei bilanci bancari, da attuare mediante la concessione di garanzie dello Stato nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione che abbiano come sottostante crediti in sofferenza. Come rilevato dalla Banca d’Italia, l’eccezionale gravità della recessione ha inciso significativamente sulla qualità degli attivi delle banche italiane e questo costituisce il principale fattore di vulnerabilità del sistema. A fine giugno i prestiti deteriorati ammontavano a 360 miliardi di euro, pari al 18 per cento del totale. All’interno di questo aggregato, le ‘sofferenze’ ammontavano a 210 miliardi (10,3 per cento degli impieghi). Nel 2008, prima della doppia recessione, l’incidenza dei crediti deteriorati era del 6 per cento e quella delle sofferenze del 3,8%”.
“In Commissione Finanze stiamo comunque cercando di migliorare il testo varato dal Consiglio dei ministri del 10 febbraio scorso e da convertire in legge entro la metà di aprile – conclude Lodolini. L’8 marzo sono scaduti i termini per la presentazione degli emendamenti. Stiamo ragionando su diverse soluzioni che possano essere il più largamente condivise sia a livello parlamentare che dai soggetti direttamente interessati dal provvedimento. Quello della way out è un meccanismo che può essere migliorato. Comunque deve essere garantita l’ opportunità per chi non vuole far parte della holding di poter prendere legittimamente un’ altra strada. Stiamo lavorando in modo serio e rigoroso per trovare un punto d’ incontro”
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