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MONDAVIO

MONDAVIO

MONDAVIOPorta San Francesco è l’ingresso principale del borgo di Mondavio. L’ultimo varco rimasto, dei tre che si aprivano sulla cinta muraria, è ricavato nel torrione della Rocca; e già dalla rampa d’accesso è possibile ammirare le magnifiche proporzioni del mastio con la sua base scarpata. La rocca è il capolavoro di Mondavio. Voluta da Giovanni della Rovere, fu costruita tra il 1482 e il 1492 dal più grande architetto militare del tempo, il senese Francesco di Giorgio Martini, ed è ritenuta una delle massime espressioni italiane di arte delle fortificazioni. Ideata per adeguare i sistemi di difesa quattrocenteschi alle conseguenze della scoperta della polvere da sparo, questa macchina bellica in realtà non sperimentò mai il fuoco delle bombarde. Non un colpo fu ricevuto o sparato: balisticamente perfetta, è frutto di calcoli geometrici e virtuosismi architettonici.

Il rivellino è stato interrato per consentire la costruzione di Piazza Della Rovere. Sul torrione semiellittico è collocata una catapulta, mentre nel torricino trova spazio il Museo di Rievocazione Storica. Il mastio ha dieci facce e ingloba la preesistente torre quadrangolare malatestiana che è stata sopraelevata di tre piani. L’ingresso è al terzo piano; nel quarto, nella sala di rappresentanza, è stato ambientato un banchetto storico; nel quinto e ultimo piano è collocata l’armeria.

MONDAVIOTerminata la visita al mastio, un passaggio immette in piazza Della Rovere consentendo la vista del fossato e di altre macchine d’assedio. Sulle mura castellane di nord-ovest, mimetizzato tra gli edifici, si apre l’ingresso del piccolo Teatro Apollo in stile liberty (1887), recentemente restaurato riportando a nudo gli affreschi che decorano gli interni.

Una costruzione dalle pure linee rinascimentali, palazzo Giorgi Pierfranceschi, mette in collegamento Piazza Della Rovere e Piazza del Municipio: su quest’ultima si affacciano la chiesa e il chiostro di San Francesco, le cui vicende si snodano dal 1292 al 1860, anno di soppressione del convento.

La facciata della chiesa, in cotto rosso antico, è movimentata dall’alternarsi di fasce di mattoni sporgenti e rientranti: in cotto era anche l’originario edificio cinquecentesco, in parte visibile nella sacrestia; il rinnovamento settecentesco non ha quasi intaccato la primitiva semplicità e austerità del complesso francescano. Notevole il campanile, addossato all’abside poligonale, con la sua struttura quadrangolare e la particolare copertura a pannocchia. L’interno a navata unica presenta opere interessanti, prima tra tutte la tavola sul secondo altare a sinistra raffigurante l’Immacolata Concezione, che il pittore Giuliano da Fano (al secolo Giuliano Presutti) dipinse tra il 1525 e il 1535 sotto influsso del Perugino, di cui fu allievo.

Uscendo dalla chiesa a destra s’incontra il chiostro del convento, con diciotto arcate a tutto sesto e basse volte a crociera. Al piano terra ospita il Museo Civico dove, oltre a tre preziosi incunaboli, sono da vedere un tabernacolo secentesco e, soprattutto, uno splendido ciborio ligneo della stessa epoca, realizzato da Frate Liberale da Macerata in legno di ciliegio e osso.

Si sale al primo piano del palazzo del Municipio, coevo al complesso francescano ma trasformato nel tempo (campanile e facciata sono degli anni Trenta del Novecento), per vedere l’opera forse più intrigante di Mondavio: laMadonna col Bambino di Olivuccio da Ciccarello, una piccola pala d’altare (1385) piena di tenerezza, che unisce il gusto cortese tipico del pittore all’iconografia bizantina.

Da Piazza del Municipio si percorre via Garibaldi per poi voltare su via Mazzini, dove a ridosso delle mura si trova la Collegiata dedicata ai santi Pietro e Paterniano, fondata nel 1444 e apprezzata per la facciata disegnata dall’architetto Bartolomeo Genga (1563). La chiesa, elevata a Collegiata nel 1741, conserva di quel periodo le pregevoli tele dell’Angelo  Custode del cremonese Giuseppe Bottani (notevoli l’angelo e il paesaggio sullo sfondo) e dei Santi Protettori di Mondavio del fanese Sebastiano Ceccarini (il borgo è raffigurato in basso a destra).

MONDAVIOA 1,5 km da Mondavio merita di essere vista la chiesetta extraurbana di Santa Maria delle Querce, per i suoi affreschi cinquecenteschi in cui compaiono più volte i santi Sebastiano e Rocco, invocati dai fedeli contro le malattie.

La visita può prolungarsi fino al borghetto collinare di Sant’Andrea di Suasa, a una decina di km da Mondavio: un castello medievale circondato da mura, in cui i monaci benedettini radunavano e proteggevano la popolazione sparsa per le campagne.

Lo stemma comunale con l’immagine della colomba riprende la tradizione secondo la quale il borgo di Mondavio sarebbe sorto intorno a un convento francescano fondato su un terreno donato a San Francesco dalla famiglia Ricci. Il santo avrebbe apprezzato il luogo, per la natura e la varietà degli uccelli: da qui, il nome Mons Avium,”monte degli uccelli”.

Le principali produzioni del territorio sono: monili, gioielli e la lavorazione di pietre dure. Mentre come piatto principale si può indicare quello con i tacconi di fave: una pasta fatta con impasto di farina di grano e farina di fave.

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