I Centri antiviolenza e la Teoria del Gender: contrasti in Regione
I Centri antiviolenza e la Teoria del Gender: contrasti in Regione
ANCONA – Nel corso della seduta della quarta Commissione odierna è stato approvato a maggioranza l’atto della Giunta regionale sui criteri e modalità di riparto delle risorse statali e regionali nel triennio 2017-2019 per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere nelle Marche.
Le consigliere Malaigia e Leonardi (nella foto) hanno così motivato il loro voto di astensione: “Siamo assolutamente favorevoli allo stanziamento triennale per il finanziamento dei centri antiviolenza e delle iniziative volte a contrastare la violenza sulle donne. Si tratta di centri – continuano le consigliere – che svolgono attività di consulenza psicologica, consulenza legale, gruppi di sostegno, formazione, promozione, sensibilizzazione e prevenzione, sui temi della violenza che non potremmo non sostenere. Avremmo però voluto che nell’atto fosse specificato che nell’ambito della formazione siano esclusi i principi della cosiddetta Teoria del Gender. Questo nostro emendamento non è stato recepito dalla Commissione che ha votato l’atto così come proposto dalla Giunta Regionale portandoci pertanto all’astensione. Rimaniamo in ogni caso vigili sulla correttezza della formazione ovvero sulla esclusione dei principi di questa “teoria” che ci vede fermamente contrarie”.
Va aggiunto che il consigliere dei Popolari Marche – Udc Luca Marconi è stato comunque l’unico a votare contro. Il consigliere, pur apprezzando i progetti perseguiti dall’atto, che finanzia i centri antiviolenza e le case rifugio per donne e uomini in gravi difficoltà familiari in quanto oggetto di violenza in ambito familiare, ha espresso un voto contrario per le seguenti motivazioni:
- Per la parte riguardante la Formazione anti violenza di genere, resa obbligatoria dalla delibera, perché rivolta anche agli alunni delle scuole in quanto ritenuta assolutamente poco opportuna;
- La mancata specificazione riguardo alla violenza di genere in quanto non viene precisata la specificazione “sessuale maschile e femminile” lasciando aperta la strada alla formazione secondo l’ideologia Gender nelle scuole;
- Il principio che assumere progetti di educazione morale da parte dello Stato e delle Regioni prefigura lo stile degli stati dittatoriali, soffocando progressivamente la libertà di coscienza degli individui.
Marconi ha sottolineato inoltre, in sede di commissione, che “molte, troppe sono le forme di violenza verbale, psicologica e fisica alle quali gli esseri umani nel nostro Paese sono sottoposti; per tutte andrebbero attivate delle campagne di formazione? Quanta violenza viene trasmessa dalle radio, televisioni e giornali, violenza che forma le coscienze e colpisce in modo crescente i soggetti deboli, in modo particolare giovani e minori. Da una parte, quindi, le istituzioni pubbliche non fanno, tollerano o addirittura alimentano e legittimano forme di violenza e solo per casi specifici (femminicidio) promuove leggi e azioni di contrasto”
Il consigliere Marconi dichiara infine di “non poter tollerare questa doppia morale di una società ipocrita, totalizzante e per nulla laica in quanto segnata da forme ideologiche striscianti non rispettose dell’uguaglianza dei diritti fondamentali della persona a partire proprio dalle donne, dalla maternità e dalla libertà di educazione delle famiglie”.
Ag – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.altrogiornalemarche.it