Stefano Bartolucci presenta la “sua” Traviata: “Sarò molto attento alla partitura di Verdi”
Stefano Bartolucci presenta la “sua” Traviata: “Sarò molto attento alla partitura di Verdi”
L’opera verdiana verrà proposta il 5 marzo, alle ore 16,30, al teatro La Regina di Cattolica e l’11 marzo, alle ore 21, al teatro comunale di Cagli
di PAOLO MONTANARI
TAVULLIA – Verrà presentata al pubblico venerdì 17 febbraio, alle ore 20,30, nella sala della circoscrizione di Padiglione di Tavullia, sede del coro I Cantori della Città Futura, La Traviata di Giuseppe Verdi, alla presenza del direttore d’orchestra Stefano Bartolucci, dei principali interpreti dell’opera, dei musicisti e della regista e cantante Jiulia Samsonova-Khayet, presenti anche i coristi de I Cantori della Città Futura e il coro del Teatro della Regina di Cattolica diretti dal maestro Gilberto del Chierico che per l’occasione si esibiranno con zingarelle e matadori.
La Traviata è un’opera in tre atti di Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave. E’ basata sulla Signora delle camelie, opera teatrale di Alexander Dumas (figlio), che lo stesso autore trasse dal suo precedente omonimo romanzo. Traviata fa parte delle trilogia popolare insieme a Trovatore e Rigoletto. Fu in parte composta nella villa degli editori Ricordi a Cadenabba sul lago di Como.
La prima rappresentazione di Traviata avvenne al teatro La Fenice di Venezia il 6 marzo 1853, ma fu un insuccesso sia per la mancanza di qualità dei cantanti,sia per l’argomento allora scabroso. Fu ripresa il 6 maggio dell’anno successivo a Venezia al teatro San Benedetto in una versione rielaborata con interpreti validi come Maria Spezia Aldighieri, soprano. Fu un grande successo.Ma la censura,soprattutto perché Verdi con quest’opera attaccò la borghesia del suo tempo, continuò a sferrargli attacchi,tanto che a Parma al teatro Regio l’opera fu intitolata Violetta e subì dei tagli come a Firenze,Bologna e al San Carlo di Napoli. L’opera fu spesso rimaneggiata e spostata l’ambientazione cronologica dal XIX al XVIII secolo. Dopo tante vessazioni, la Traviata è ora l’opera più rappresentata al mondo e secondo un sondaggio abbastanza recente nelle ultime cinque stagioni ha avuto ben 629 recite.
E Verdi ebbe sempre timore di mettere in scena quest’opera, che lui difese a spada tratta a Napoli, anche nei confronti del grande studioso di Letteratura italiana De Sanctis. Scrisse in una lettera a Francesco Maria Piave: “Ti prego dunque di adoperanti affinché questo soggetto sia il più possibile originale e accattivante nei confronti di un pubblico sempre teso a cercare in argomenti inusuali un confine alla propria moralità”.
La Traviata di Verdi verrà presentata il 5 marzo, alle ore 16,30, al teatro La Regina di Cattolica e poi l’11 marzo alle 21 al teatro comunale di Cagli.
Il cast:
Violetta Valery Marta Morbidoni
Alfredo Germont Enrico Giovagnoli
Giorgio Germont Daniele Girometti
Flora Bervaix Jiulija Samsonova-Khayet
Gastone Patrizio Saudelli
Barone Douphol Olivier Marni
Marchese d’Obigny Giorgio Olmeda
Dottor Grenvil Guglielmo Ugolini
Giuseppe Arturo Monaco
domestico di Flora Giuseppe Lamicela
commisisonario Flavio Mezzolani
coreografia e scenografia Studio di Bergamo
Cori I Cantori della Città Futura e il Coro del Teatro della Regiina di Cattolica, diretti dal maestro Gilberto Del Chierico
regia di Jiulija Samsonova-Khayet
Nell’occasione abbiamo intervistato il direttore d’orchestra, il pesarese Stefano Bartolucci.
– Come interpreterà Traviata?
“Sarò molto attento alla partitura di Verdi. Con Traviata, il grande compositore volle mettere in scena un’opera che si allontanava dal melodramma storico e voleva inseguire nuovi interessi . Sensibile allo spirito del tempo egli aveva avvertito già dal 1849 che era ormai superata l’opera patriottica, tanto chè con Luisa Miller e Stiffelio la nuova ricerca drammaturgica privilegiava i soggetti privati e borghesi con al centro grandi personaggi, in particolare privilegiando l’animo femminile, da indagare psicologicamente, per sempre in una visione complessa in cui l’analisi della passione amorosa da sempre centrale nel melodramma è giudicata ormai esaurita e piuttosto da calore all’interno di più articolati rapporti famigliari, umani e sociali. Il preludio di Traviata è la cifra della nuova disposizione intima dell’autore, ormai lontano dai rumori rimbombanti risorgimentali. Qui vi è il realismo della vita e Traviata si rivolge all’ambiente contemporaneo e al tema amoroso intrecciato con quello della denuncia dei pregiudizi e ipocrisie della società borghese. Lo stesso Verdi Frequentò a Parigi i teatri di boulevard dove non gli interessò la musica ma il drame romantique; da qui l’interesse per Violetta”.
– Come è strutturata l’opera?
“L’inizio dell’opera è un medias res, come in Rigoletto, in mezzo al corso della vita, con l’irruzione della musica di festa come già in Rigoletto.
L’opera è divisa in due quadri ambientali: la casa di campagna di Violetta e la casa di Flora a Parigi dove vi è una festa mascherata. Stilisticamente siamo al culmine di quello che il grande musicologo Massimo Mila definiva lo stile vocale verdiano rispetto al percorso intrapreso nelle opere a seguire che egli considera di tipo vocale-strumentale, accanto a quella della vocalità, percorso che coinciderà con il progressivo affinamento della scrittura orchestrale. Il tessuto orchestrale così come la vita di Violetta è assottigliato sempre di più,gli accordi ribattuti in pianissimo dell’andante sostenuto evidenziano la delicatezza del personaggio. L’ultimo tocco teatrale è quel Ordet ( parola-miracolo) secondo la rappresentazione filmica di Dreyer, cioé la ripresa della vita di Violetta. Un inno alla vita, un’illusione di ritornare a vivere e poi esalare invece all’ultimo respiro”.
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