PESARO / La poesia di Giovanni Pascoli non è invenzione, ma scoperta, intuizione, emozione
PESARO / La poesia di Giovanni Pascoli non è invenzione, ma scoperta, intuizione, emozione
PESARO – “Tre sono le date fondamentali che segnano la vita e l’esperienza poetica del grande poeta Giovanni Pascoli: il 31 dicembre 1855, data di nascita, il 6 aprile 1912, data della scomparsa, in mezzo alle quali si colloca il 10 agosto 1867 quando, all’età di dodici anni, il poeta perse il padre, ucciso da ignoti mentre tornava da una fiera a Cesena” così ha aperto la lezione la professoressa Marta Fossa, docente di Lettere e Latino al Liceo Scientifico “Marconi” di Pesaro, nell’ambito della programmazione dell’Anno Accademico 2016/17 dell’Unilit, collegata con l’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino. La professoressa Fossa ha inquadrato chiaramente la poetica del Pascoli, in cui emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva.
Da qui ha preso spunto Paolo Montanari (nella foto, a destra), noto giornalista e critico letterario, sottolineando con puntualità il fatto che del poeta si ricordi esclusivamente la poetica del fanciullino e la morte del padre, invece Pascoli ha realizzato tanto altro: infatti lo stesso Pier Paolo Pasolini chiese una tesi su Pascoli a Carlo Calcaterra.
Il critico Montanari ha creato un discorso equilibrato e profondo, esponendo tematiche peculiari quali la percezione del mondo attraverso i sensi, non offuscati dall’attività pratica, dal progresso, dalla ragione. Pertanto il poeta è libero dalla modernità, sente la realtà in modo autentico. Persino la cronaca e la rievocazione storica acquisiscono un significato diverso, più profondo e autentico. In questo si collega intensamente ai principi del simbolismo francese di Baudelaire: “La Natura è un tempio dove pilastri viventi lasciano talvolta sfuggire confuse parole”. A sua volta, Pascoli riprende la rappresentazione della natura dalle Georgiche virgiliane, superandole: il poeta riesce a portare alla luce il mondo invisibile insito nella Natura. Pertanto la poesia non è invenzione, ma scoperta, intuizione, emozione. Pascoli stesso scrisse che “Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte”.
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