L’INTERVENTOPESARO & provincia

Gaetano Vergari: “Al referendum costituzionale di domenica i socialisti votano si”

Gaetano Vergari: “Al referendum costituzionale di domenica i socialisti votano si”

Gaetano Vergari: “Al referendum costituzionale di domenica i socialisti votano si”di GAETANO VERGARI*

CON L’APPROSSIMARSI DELL’APPUNTAMENTO referendario del 4 dicembre il clima politico si va sempre più arroventando e mostra il vero volto della contesa.

Rivolgo, pertanto, un appello a tutti i veri Socialisti che per decenni si sono battuti con onestà e passione per riformare il Paese affinchè non l’abbandonino in questo passaggio cruciale, non tradiscano la loro fede e siano in prima fila in questa battaglia decisiva per il suo rinnovamento.

In discussione c’è l’ammodernamento dell’Italia o il suo sprofondare in un inesorabile declino. Chi vota NO condanna la Nazione a rimanere impantanata in un sistema parlamentare paritario ormai consunto che frena ogni processo d’innovazione ed esalta l’instabilità di governo (63 governi in 70 anni di Repubblica) con la conseguente debolezza e delegittimazione politica soprattutto sul complicatissimo scenario internazionale che vede l’ITALIA sempre più marginalizzata e piegata agli interessi dei più forti sia in Europa, che nel Mondo. Questi, al di là delle considerazioni diplomatiche di facciata tifano, ovviamente, sul permanere dello status quo per continuare ad approfittarsi di noi ed impedirci di essere protagonisti del nostro futuro, vedasi ad esempio la vicenda dei marò in India o la situazione in Libia.

Da una parte, quindi, il composito fronte del NO, fra cui spiccano anche gli artefici della sciagurata Riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 (quella di tutto il potere alle Regioni), i quali, sotto mentite spoglie, cercano in tutti modi di difendere i privilegi e le poltrone della Casta politica ed istituzionale più numerosa  e  più pagata  al Mondo (945 parlamentari più 75 eurodeputati) che il Paese non può più permettersi, che noi Socialisti con Craxi già dal 1978 provammo a smantellare col progetto della Grande Riforma Istituzionale e che oggi è unita solamente dalla speranza di far cadere Renzi, fregandosene bellamente dell’ingovernabilità successiva. Dall’altro lo schieramento del SI che ha come campione il Presidente del Consiglio, il quale, pur manifestando tratti di arroganza, ha realizzato, dopo 70 anni, la prima vera Riforma istituzionale di questo Paese che taglia  le poltrone di 315 politici (Senatori), anticipata dalla fine delle Provincie che ha eliminato altre 3.500 poltrone di politici locali.

Se vince il NO l’unico risultato sarà lasciare le cose come stanno con  privilegi e costi insopportabili d’un’oligarchia politica autoreferenziale che ambisce solamente ad autoperpetuarsi alle spalle d’una Nazione sempre più ripiegata su se stessa a causa d’una crisi di sistema dalla quale rischiamo di non uscire più. La sfiducia e le difficoltà economiche, infatti, hanno talmente fiaccato il tessuto sociale che, insieme ad altri fattori etico-sociali, è diminuito fortemente il tasso di natalità (non si fanno più figli) indicatore, di per se, gravissimo per l’equilibrio sociale e che, nel tempo, avrà ripercussioni devastanti sulla nostra economia. Esso si tradurrà, infatti, in un’inesorabile contrazione della capacità di crescita economica del Paese che subirà un processo d’impoverimento con esiti sociali durissimi che potrebbero fare da incubatrice a qualsiasi “AVVENTURISMO” politico.

Se vince il SI non si risolveranno, ovviamente, tutti problemi ma almeno potremo coltivare la  speranza di poter combattere per il nostro futuro e quello dei nostri figli con armi istituzionali meno antiquate. Nel Mondo globalizzato, infatti, dove ogni giorno è in corso una guerra senza esclusione di colpi tra nemici ed ex amici, alleati ex alleati per la conquista dei mercati commerciali, nel momento di assumere decisioni importanti e strategiche l’Italia si fregia ancora di usare nobili e desuete armi bianche mentre i nostri competitori  viaggiano con Kalashnikov e Bazooka.

I sostenitori del NO denunciano il rischio d’una deriva autoritaria perché verrebbe sottratto ai cittadini il diritto di eleggere il nuovo Senato. Mentono sapendo di mentire. I nuovi senatori saranno dei Consiglieri regionali e dei Sindaci di città metropolitane  eletti ogni 5 anni, non percepiranno alcun compenso e se otterranno l’immunità poco male. Mica se uno è eletto Consigliere regionale diventa ipso facto un delinquente !!!

Poi, che sulle Regioni si debba aprire un serrata riflessione sono perfettamente d’accordo. 20 Regioni per appena 60 milioni di abitanti, con tutti i costi che comportano, sono uno sproposito. Andrebbero ridotte della metà ma questo sarà più facilmente realizzabile se vince il SI perché si aprirà un processo riformistico molto più profondo di cui in tanti, troppi temono il proseguo perché mette in discussione indicibili privilegi, come gli stipendi da favola di certi Dirigenti pubblici, le pensioni d’oro e i cumuli pensionistici, una prerogativa tutta italiana.

In conclusione per noi Socialisti votare SI al Referendum è un atto dovuto in ossequio alla nostra ideologia riformista e se anche questa Riforma non è proprio come l’avremmo desiderata  (io ad esempio sono per il sistema semi presidenziale alla francese come il PSI propose ed adottò al Congresso di Torino del 1978) è meglio di niente. E’ meglio della palude. E’ meglio dell’inerzia che ti uccide. E’ meglio qualcosa oggi che una vaga promessa di cambiamento che in 40 anni non s’è mai avverata.

*Segretario della Federazione Psi di Pesaro e Urbino

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