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PESARO / Teatro Rossini gremito per l’Otello di Fabrizio Monteverde

PESARO / Teatro Rossini gremito per l’Otello di Fabrizio Monteverde

PESARO / Teatro Rossini gremito per l'Otello di Fabrizio Monteverde PESARO / Teatro Rossini gremito per l'Otello di Fabrizio Monteverde PESARO / Teatro Rossini gremito per l'Otello di Fabrizio Monteverde PESARO / Teatro Rossini gremito per l'Otello di Fabrizio Monteverde PESARO / Teatro Rossini gremito per l'Otello di Fabrizio Monteverde PESARO / Teatro Rossini gremito per l'Otello di Fabrizio Monteverde PESARO / Teatro Rossini gremito per l'Otello di Fabrizio Monteverde

di PAOLO MONTANARI

PESARO – Non si era mai visto il teatro Rossini così gremito per la danza contemporanea. Ma Fabrizio Monteverde, uno dei nomi più celebri della coreografia internazionale è riuscito a sfatare il tabù, e il successo è stato enorme, con tifo quasi da stadio e il corpo di ballo è dovuto uscire ben 10 dieci volte per prendere gli applausi.

Ma come nasce questo Otello, che del dramma shakesperiano, presenta sì alcune caratteristiche, ma che poi si avvia verso percorsi meta teatrali, dove la musica di Dvorak,aumenta un pathos con radici neoclassiche che tendono sempre più alla contemporaneità? Fabrizio Monteverde, attore prima di teatro e poi ballerino e coreografo, ha sempre basato le sue coreografie sul recupero degli spazi bianchi; un insegnamento di un maestro del cinema Jean Cocteau, che in teatro e nella danza significano movimenti attraverso il linguaggio del corpo, manifestando i malesseri esistenziali.

E lui, Fabrizio Monteverde, comprende e fa sua questa strada dagli anni ’80, quando dà molta attenzione al post romanticismo, dove il senso dell’amore hs un significato se si ricongiunge alla morte. Questo passaggio in Monteverde si ha con un grande corpo di ballo, ora scomparso, il Balletto di Toscana, che in parte ora è confluito nel Balletto di Roma.

Ma perché Shakespeare e perché dopo l’Otello, che sta avendo tanto successo, sarà la volta di Giulietta e Romeo?

“Perchè in Shakespeare, Monteverde ritrova la conflittualità dei sentimenti che si coniuga con la gestualità dei corpi. Già a Jesi, Monteverde propose un Otello, con il balletto di Toscana: in quel caso la fonte ispiratrice fu l’Otello di Orson Welles, con i chiaro oscuri e il dramma della morte che già domina con il funerale di Desdemona e del Moro di Venezia. Ora con il balletto di Roma, il tema dominante è l’ambiguità dei rapporti umani. Ambiguità nel rapporto finale fra il mascolino Otello e la passionale Desdemona che è più erotica che spirituale. Ambiguità nel duetto fra Jago e Otello, nel passo a due, che tradizionalmente è eseguito da un uomo e una donna,  ed è invece il linguaggio dei corpi maschili che creano pulsioni anche omosessuali.

La versione che il pubblico pesarese ha potuto ammirare nella sua bellezza estetica e di linguaggi emozionali è dunque la versione della versione originaria di Monteverde, che ha avuto anche un’esperienza registica avendo diretto l’Otello di Giuseppe Verdi: un’esperienza dove alla drammaturgia musicale ha saputo coniugare una coreografia che ha avuto momenti di libertà ed espressività contemporanei.

(Le foto sono di MARTA FOSSA)

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